di Maurizio Guaitoli

bergoglioMa "Che" Papa!

Già: perché, per alcuni, Bergoglio avrebbe un gran cuore(politico) a… sinistra.

Per altri, invece, rappresenta un grande comunicatore e innovatore dell'eredità pietrina.

Voi coniugatelo pure come volete. Tanto, statene certi, "Lui" resterà sempre se stesso, molto Francesco(gesuitico) e assai poco "Papa Re".

Le critiche in questa nostra terra assai poco santa non gli sono mancate, però, durante il suo viaggio di ritorno a Roma. Soprattutto ai quotidiani moderati non è tornato gradito che il Papa non abbia invitato i due Castro a garantire maggiori spazi di democrazia e libertà a un popolo annientato da mezzo secolo di comunismo rivoluzionario e immiserito da una miriade di bufale giustizialiste ed egalitarie.

Però, volendo andare oltre la solita cortina di ipocrisia politically correct, occorre confessare che la realtà cubana all'epoca del Fidel fosse ben più complessa.

Sul mercato nero locale, infatti, affluivano molti di quei beni occidentali – in teoria, preclusi alle masse e concessi alla dorata borghesia di Partito – acquistati da tanti cubani che, ufficialmente, guadagnavano meno di 5$ al mese. E tutto ciò avveniva grazie ai redditi non proprio leciti garantiti da una fiorente industria(tollerata dal regime) della prostituzione e del contrabbando, schermata da un perbenismo di facciata. E, oggi, nessuno può garantire che presto le cose vadano diversamente, dopo la pace Usa-Cuba. Anche perché "la pigrizia" ingenerata da più di mezzo secolo di dittatura – attraverso uno Stato onnipresente – non è poi così facile da riscattare, in una sola generazione. Come per il fascismo, mi sono sempre chiesto: ma la volontà popolare, la voglia di ribellione, oggi come allora, dov'era?

Un cenno, ora, alla nuova politica estera vaticana.

I gesuiti, lo dovreste sapere, sono molto pazienti, pur venendo assai dopo la tradizione cinese che consigliava al saggio di sedersi lungo la sponda del fiume, in attesa che passasse la salma dell'odiato nemico. Il Vaticano ha dovuto aspettare meno di cento anni perché ciò accadesse per le spoglie degli eredi di Lenin e Stalin e appena poco più di mezzo secolo per Cuba quando, giorni fa, ha sottomesso al rito del bacio(simbolico) dell'anello lo zombie di Fidel. Cosa straordinaria davvero, a ben pensarci! E tutto questo è avvenuto "pacificamente". La Russia e Cuba si sono riscoperte cristiane, com'era ovvio, del resto: due millenni contro pochi spiccioli di anni. Lotta impari davvero.

Ma, nel riannodare le fila tra la rivoluzione cubana e l'odiato capitalismo c'è, come novità assoluta, un sottile filo rosso il cui capo è in mano al primo Papa latino-americano, nato e vissuto in quell'America Latina, così tanto cara al "Che" della rivoluzione castrista del 1959. Il viaggio del Papa è un colpaccio per il regime castrista che aveva l’assoluta necessità di riabilitarsi agli occhi del mondo e, finalmente, offrire un po' di benessere all'occidentale alla sua deprivatissima popolazione. Di finto comunista, ormai, non era rimasta che la Cina, dopo la solenne abiura della Mosca post-sovietica. Pertanto, occorreva molto alla svelta sostituire gli aiuti "socialisti", dati a Cuba assai generosamente da Kruscev a Gorbaciov, con quelli ben più appetibili del capitalismo americano, soprattutto quello finanziario. Infatti, non escluderei affatto che Cuba si organizzi prossimamente come una vera e propria piattaforma finanziaria off-shore a due passi dal grande continente americano.

La cosa davvero singolarissima, poi, è riconoscere nel gesuita Francesco la genuina volontà di costruire un ponte tra le società latinos e l'America del Nord, ai cui confini premono centinaia di milioni di aspiranti profughi economici di lingua spagnola. Al Papa (il primo della storia) è stato concesso l'onore di parlare dinnanzi al Parlamento degli Stati Uniti, ridisegnando e dando un volto a quella funzione ecumenica che un Onu – farcito di dittatori senza scrupoli, con il seggio di diritto all'interno della sua Assemblea – non può più garantire. Ma, Francesco è anche il Papa che dovrà districarsi tra crociata e crocifissione, dovendo in qualche modo coinvolgere l'Occidente nella protezione dei cristiani africani e mediorientali, oggi perseguitati con ferocia e accanimento dai fondamentalisti musulmani.

Gli abbiamo già sentito dire che "bisogna difendere con ogni mezzo" quelle nostre povere comunità straziate da un genocidio etnico-religioso, che ricorda ben altri tempi bui. La Ratisbona di Ratzinger oggi è sempre più lontana. Il Logos non ha più nulla a che vedere con il richiamo alla Jihad coranica, da parte dei neri sicari di Al Baghdadi e di Bogo Haram, dove il diverso, l'infedele va sottomesso o ucciso, in questo secondo caso preferibilmente crocefisso o arso vivo secondo le più tragiche conclusioni della Roma pagana e della Santa Inquisizione spagnola, che seguì – va detto – un interregno di pace, armonia e rispetto durante il dominio islamico in Europa. Intanto, l'opinione pubblica di Obama ha avuto il suo grande regalo mediatico, con il richiamo solenne del Papa contro gli imperdonabili peccati della pedofilia sotto la toga.

Per chiudere, una nota di colore.

Domanda: una personalità venerata da tutto il mondo può dare corda al pettegolezzo mediatico?

Non sarebbe stata sufficiente, per chiarire il falso invito a Marino, una secca smentita da parte dell'ufficio stampa del Vaticano?

Insomma, mi sarei aspettato che, al limite, il Pontefice mostrasse, in risposta ai giornalisti pettegoli, il suo accattivante sorriso rispondendo semplicemente: "Figlioli miei, un Papa non commenta queste cose".

Quelli(miei colleghi, ahimè!) avrebbero fatto una figura barbina e Marino avrebbe potuto sproloquiare su altri ben più scottanti argomenti che lo riguardano.

Invece, siamo di nuovo finiti (sempre nel male) sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo!

Una novità assoluta, però, visto che i canoni delle esternazioni papali sono protocollati da circa 20secoli!