AP-Associazione Prefettizi informa
(in allegato, comunicato-stampa di AP,
ripreso ampiamente dalle principali agenzie di stampa,
su accoglienza migranti, fatti Goro e Gorino)

a cura di Grazia Rutoli*

apLo scorso 20 ottobre, a tavoli separati, è proseguito il dialogo con la Amministrazione in ordine a:

  • mobilità ordinaria;
  • fondo per la retribuzione di posizione e di risultato anno 2013, comprensivo dei fondi PAC(Piano di Azione Coesione-Programma nazionale servizi di cura per l’infanzia e gli anziani non autosufficienti).

Notazione di ordine metodologico.

Come più volte rappresentato sia all’Amministrazione, sia alle altre OO.SS., AP ritiene che le riunioni “a tavoli separati” non giovino per nulla alle relazioni sindacali, non favoriscano un costruttivo confronto tra le parti per la ricerca di soluzioni il più possibile condivise e, anzi, favoriscano possibili errate interpretazioni e malintesi.

Sul primo punto all’ordine del giorno.

Non si è registrato alcun passo avanti rispetto alla riunione dello scorso 13 ottobre in merito alla necessità – prospettata da AP in innumerevoli occasioni – di una revisione globale dell’intero sistema mobilità che, per come oggi disciplinato, non riesce a dare risposte serie e durature né alla carenza di personale sul territorio, né alle legittime aspettative dei colleghi, come dimostrato anche dagli scarsi risultati ottenuti con le precedenti procedure di mobilità, ordinaria e incentivata.

Viceversa, la discussione, come al solito, è rimasta circoscritta a numero delle sedi e dei posti di funzione messi a bando e pertanto, dopo aver nuovamente richiamato le articolate osservazioni e proposte sul tema, AP ha dichiarato la propria indisponibilità alla concertazione.

Circa l’altro argomento.

La Amministrazione, modificando il suo precedente orientamento, ha proposto che il 60% delle risorse derivanti dai Fondi PAC sia destinato ai colleghi che ne hanno svolto nell’anno 2013 i compiti relativi(11 dirigenti, di cui 5 in disponibilità con incarico esclusivo ex art. 12 comma 2-bis del d.lgs n.139/2000) mentre il restante 40% sia attribuito ai dirigenti che hanno espletato attività connesse al fenomeno dell’immigrazione. La precedente proposta era di destinare il 66% dei Fondi PAC quale compenso aggiuntivo ai dirigenti che hanno espletato i compiti inerenti il PAC nel 2013 e, il 34%, a incremento della retribuzione di risultato anno 2013 per tutto il personale prefettizio.

Sul punto, non sono stati risolte le perplessità manifestate da AP già nelle precedenti riunioni del 12 e del 27 luglio scorso, ovvero, se sia possibile erogare i suddetti emolumenti accessori anche a personale che abbia svolto tali attività in via esclusiva e non aggiuntiva, nonché a personale che non le abbia espletate in alcun modo.

Ciò, a parere di AP, in quanto e come pare potersi evincere dalla documentazione esaminata, il conferimento degli emolumenti relativi ai fondi PAC sembrerebbe a destinazione vincolata, e cioè a ristorare l’espletamento di compiti ulteriori e aggiuntivi rispetto a quelli ordinariamente svolti e non rientranti tra le competenze istituzionali del Ministero dell’Interno.

AP, suo malgrado, ha pertanto dovuto esplicitare la propria contrarietà alla definizione dell’accordo nei termini proposti, dichiarandosi invece disponibile:

  • alla attribuzione delle suddette indennità PAC ai soli dirigenti che abbiano espletato tali compiti in aggiunta a quelli riferiti al proprio incarico di funzione;
  • alla sollecita definizione dell’accordo per la retribuzione di risultato da corrispondere a tutto il personale per il 2013, al netto delle quote PAC.

È stata poi rinnovata la richiesta, già formulata nel corso delle riunioni sui Fondi PAC tenutesi nel 2014, di porre in essere periodici interpelli finalizzati alla rotazione, anche parziale, del personale coinvolto in quelle attività.

Considerato, infine, che le attività finanziate con i suddetti fondi sono state prorogate fino al 2018, e che quindi i problemi interpretativi posti da AP si riproporranno in occasione delle prossime discussioni sulle annualità successive al 2013, è stato richiesto all’Amministrazione di volere dirimere in via definitiva gli illustrati aspetti di perplessità, nell’interesse di tutti, formulando eventualmente apposito quesito ai competenti Uffici finanziari.

Lo scorso 4 novembre, sono ripresi i lavori del “tavolo tecnico” finalizzati allaelaborazione di un documento congiunto tra Amministrazione e OO.SS. sul tema della reperibilità dei dirigenti della carriera prefettizia.

Durante l’incontro, sono state illustrate e depositate, da parte di AP, specifiche osservazioni e proposte volte a valorizzare l’istituto e a migliorarne la concreta esplicazione da parte dei colleghi nelle diverse sedi dove essa è prevista.

È stata in particolare evidenziata la opportunità di richiamare i principi-quadro contenuti nella normativa di riferimento, pur salvaguardando le specificità di ogni contesto e la autonomia organizzativa dei titolari delle strutture interessate, che si può esplicare nella definizione di appositi accordi decentrati in sede locale.

Dopo ampia discussione, i lavori sono stati aggiornati all’esito della acquisizione di ulteriori contributi sul tema.

*dirigente di AP-Associazione Prefettizi

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Allegato

Comunicato-stampa di AP su accoglienza migranti,

fatti Goro e Gorino(FE)

Sta alla politica indagare ragioni e circostanze che hanno indotto dei semplici cittadini a rifiutare rifugio e accoglienza a un pugno di donne e bambini.
Il Governo si sta adoperando nelle competenti sedi internazionali per un fattivo coinvolgimento delle Istituzioni europee e si auspica vivamente un positivo esito delle sue iniziative.
Ai prefetti, il difficilissimo compito di gestire sul territorio gran parte di un fenomeno epocale, di flussi interminabili di migranti che approdano alle coste del nostro Paese in cerca di risposte.
È improprio valutare quanto accaduto a Gordino come un arretramento dello Stato.
Se ci si fosse voluti imporre con la forza, non ci sarebbero state barricate che avrebbero potuto impedirlo.
Il prefetto di Ferrara ha deciso altrimenti, ha evidentemente valutato sostanzialmente improduttivo, e forse persino inutile o controproducente in quelle circostanze, mostrare i muscoli, andare allo scontro.
Traumatizzare oltremodo quel pugno di donne e bambini, che in questa nostra Italia hanno scorto un’ancora di salvezza.
Non ci si inventa prefetti.
Prefetti si diventa dopo un lungo excursus professionale durante il quale si impara anche a sapere fare un passo indietro, se ne valga la pena.
Come probabilmente in questo caso.
Quanto accaduto va considerato per quello che effettivamente è stato ed è, un singolo episodio di una vicenda lunga e complessa che sta andando avanti da ormai oltre tre anni, della quale, allo stato, non si intravvede la conclusione.
Una vicenda che, insieme alla Marina, alle Capitanerie di porto, alle Forze di polizia, ai Vigili del Fuoco, alla Croce Rossa, al personale sanitario, alle Associazioni, vede in prima linea, ancora e per l’ennesima volta, i prefetti.
Che non si sgomentano di fronte alle difficoltà, con la serena consapevolezza di svolgere un ruolo e un lavoro nell’interesse esclusivo della collettività.
Prefetto di Ferrara capro espiatorio, come riportano taluni organi di informazione?
Ci si rifiuta di crederlo.
Sarebbe altrimenti una delusione, un disconoscimento delle qualità e capacità di un prefetto dal significativo curriculum.
Certo, può avere anche sbagliato.
Può capitare, a chi sa stare sul pezzo ventiquattr’ore al giorno con i suoi collaboratori.
Ma se anche così fosse…
 
Roma, 26 ottobre 2016