di Leopoldo Falco

Per un comune sentimento di fiducia e amore per la nostra Amministrazione, Marco Valentini ed io abbiamo deciso di scrivere a quattro mani un libro sul futuro del nostro Ministero.

Per esprimere i nostri ideali, giovanili e più maturi, la nostra convinzione nel ruolo dell’Istituzione che abbiamo l’onore di rappresentare, per sollecitare un confronto di idee tra i colleghi su un futuro nel quale crediamo e che insieme dobbiamo costruire mettendoci, come sempre, al servizio del Paese.

Ciò a maggior ragione oggi nella prospettiva di un Ministro con idee diverse perché, se ci credi, il confronto con il vertice politico rappresenterà un’ulteriore, stimolante sfida e una ulteriore motivazione per riaffermare la forza di una Istituzione storica, ma che negli anni ha profondamente mutato le proprie attività.

Dopo ripetute correzioni di bozze, arrivato il momento di incontrare l’editore, napoletano, per definire le ultime scelte, ecco due distinti Prefetti scendere di buon’ora da un treno ultraveloce nella città partenopea per dirigersi in via San Biagio dei Librai, pieno centro storico.

Per me napoletano, tornare a Napoli, e in quel quartiere San Lorenzo nel quale abitavo da ragazzo, è sempre un’emozione: per quanto negli anni mutato, rimane unico, ha una veracità che forse nel tempo andrà svanendo, in particolare se la Napoli-bene intenderà tornare ad abitarlo ricomponendo, sia pure con modalità diverse, quell’antica e caratteristica convivenza tra diverse classi sociali, laddove negli stessi edifici i nobili, i borghesi e i popolari abitavano rispettivamente ai piani alti, ai primi piani e ai terranei.

Assaporo l’immersione in un mondo di odori, colori, rumori, contatti fisici e verbali con passanti sconosciuti ma dai volti napoletanamente familiari… sensazioni che mi frastornano, mi emozionano…

L’editore ha sede a pochi passi da San Gregorio Armeno, in uno dei tanti palazzi monumentali un po’ delabrè del centro storico: un luogo magico, perché da vicoli angusti e affollati si accede a maestosi cortili e da lì ad appartamenti nobiliari dalle alte volte, ricchi di storia e di arte…

Marco, uomo sobrio e rigoroso, ma anche sensibile, mi ha avanzato due richieste: nelle poche ore che abbiamo a disposizione, vuole gustare una buona pizza e vedere il mare.

Gradisce spostarsi a piedi, e sono pienamente d’accordo, perché passeggiando conosci e assapori Napoli, cogliendone l’essenza.

La pizza di uno storico ristorante del centro storico non delude le nostre aspettative anche perché, comunque, è diversa: è grande, ha la pasta morbida e non biscottata, il pomodoro sa di pomodoro, l’olio e il basilico, e forse anche l’acqua di Napoli, fanno la loro parte…

Poi ci incamminiamo…

San Gregorio Armeno, sempre affollato, con i suoi pastori e presepi e con le statuine raffiguranti personaggi del mondo della politica, dello spettacolo e dello sport

Marco nota tra i prodotti in vendita, non glieli avrei mostrati, dei rotoli di carta igienica con sopra raffigurato serialmente il volto del “traditore” Higuain e dei sacchi per immondizia con impresso lo stemma dell’“odiata” Juventus…

Fa parte dell’antica comunicazione popolare, efficace quanto gli sms…

Il portico dei Tribunali, con il banco del pesce; il tripudio di pizze “a libretto”, fritture miste, taralli alla sugna, consumati per strada da chiassose comitive di studenti, nella confusione di passanti frettolosi e motorini sfreccianti; i palazzi monumentali, di cui “sbirciare” i cortili; i panni appesi, i dialoghi dai balconi, un presepe vivente di umanità frenetica…

Nel nostro abbigliamento non possiamo passare inosservati, ma facciamo parte di un variegato contesto che ricomprende altri distinti personaggi che percorrono quei vicoli diretti al vicino Tribunale e ai contigui studi legali.

Indico a Marco i palazzi più imponenti, accenno a luoghi nei quali è passata la storia; so che è appassionato di strumenti musicali e di libri e gli mostro, nelle vicinanze del Conservatorio di San Pietro a Maiella, via San Sebastiano, che riunisce i negozi che vendono strumenti musicali e Port’Alba, dove si concentrano gli storici librai napoletani. Luogo magico per gli amanti dei libri che possono trovarvi di tutto…

Poi piazza Dante, già Largo Carolino; via Roma, e notiamo una targa che riporta l’antico toponimo di via Toledo; la Galleria Nazionale, piazza san Ferdinando, piazza Plebiscito: limito all’essenziale i racconti cercando di interpretare l’interesse di Marco, che silenziosamente osserva…

Avverto sentimenti contrastanti nei confronti della mia città, che amo, ma di cui accetto sempre meno i difetti che storicamente la penalizzano, non consentendole di esprimersi nella sua bellezza e nelle sue potenzialità…

Il nostro è anche un percorso culinario, solo contemplato, perché vi è una cultura anche del cibo e Napoli si difende bene: il bar Scaturchio, con le sue sfogliatelle; lì era Caflish, dove trovavi paste mai più viste altrove(i napoletani meno giovani ricordano la “scazzetta di cardinale”!); quello è Gay-odin con la sua “cioccolata foreta” già a Roma sconosciuta; quello è Luise che ha una offerta di rosticceria straordinaria(le “uova alla monachina”…).

E quello è lo storico caffè Gambrinus, che introduce a piazza Plebiscito, a palazzo Reale e infine al mare…

Per via Santa Lucia arriviamo a via Caracciolo e immancabilmente è una splendida giornata di sole, anche rallegrata da un venticello che rende gradevole il passeggiare.

Respiriamo a pieni polmoni l’aria di mare e godiamo di quella bellezza diffusa, privilegio di pochi: sorseggiamo un caffè sul lungomare pedonale in silenzio, contemplando quei colori, quella luce e quegli spazi.

Non mi sorprende che Marco, romano con ascendenti campani, resti affascinato da quello spettacolo, in quanto tanti, anche più nordici di lui, hanno amato Napoli nella sua bellezza e nelle sue contraddizioni.

Anche vivendoci e perdonandole quello che io napoletano provo fatica ad accettare… e ci siamo spesso chiesti con mia moglie, napoletana come me e legatissima alla città e ai suoi affetti, se dopo tanti anni vissuti altrove potremmo tornarci a vivere…

Due passi per via Chiaia, un taxi, il treno, e a metà pomeriggio siamo in ufficio a riprendere le nostre attività.

Quando in poche ore si concentrano, in un contesto diverso, forti emozioni, sembra che si sia vissuto un sogno… di certo sono pervenuti messaggi che dobbiamo resettare e che ci hanno scavato dentro…

Messaggi che, tirandoci fuori dal nostro quotidiano, aprono spazi di meditazione e ci inducono a riflessioni di più ampia portata.

Con amore e sofferenza, napoletano.

Sempre.