di Maurizio Guaitoli

Global Compact(for Migration), o Global Impact?

Leggendo con grande attenzione il testo ufficiale in inglese, che descrive i ventitré cardini del suddetto Global Compact for Migration(Gcm), si rinviene nella sua formulazione il canone rigoroso del politicamente corretto mainstream.

Pazienza se fossero solo parole, come sostengono i loro estensori e firmatari, visto che l’Accordo non è vincolante per gli Stati, essendo esclusivamente una affermazione di principî.

Il che, a mio avviso, è palesemente una mezza verità che ci riserverà moltissime sorprese spiacevoli per il futuro. Tra ricorsi, pronunce delle magistrature interne e internazionali, sarà sempre più difficile, se non impossibile, difendere i confini nazionali dalle migrazioni economiche di massa.

L’altra faccia nascosta di questa luna inquietante è costituita dai costi stratosferici per il sostegno alle migrazioni, poiché si parla entro i prossimi trent’anni di movimenti riguardanti almeno un miliardo di persone! Questi oneri, insopportabili, per assicurare ai potenziali migranti un tenore di vita comparabile a quello occidentale, andranno esclusivamente a gravare sulle già precarie ed esauste finanze dei Paesi occidentali dove lavoro, casa e welfare sono già del tutto insufficienti per gli stessi residenti autoctoni.

I conservatori europei dissidenti, così come l’ultrasinistra francese e l’ultradestra tedesca, contrari al Gcm, denunciano come le migrazioni indiscriminate di massa vadano ad arricchire speculatori internazionali di ogni risma e grado, che sfruttano cinicamente la manodopera a buon mercato e operano nella zona grigia dei traffici illeciti di ogni tipo.

Nell’ottica dei suoi oppositori, il Gcm rappresenta un attacco su tutti i fronti sferrato dai grandi poteri planetari che intendono utilizzare il politicamente corretto, il multiculturalismo e il multilateralismo per demolire quello che resta del baluardo giudaico-cristiano e dei valori ancestrali dell’Occidente, compreso il diritto inalienabile degli Stati di essere padroni in casa propria. Già alcuni tra i più avveduti hanno messo in chiaro come la scelta di fondo sia quella di privilegiare a ogni costo(o meglio: addossandone tutti i costi ai Paesi più sviluppati!) il diritto a emigrare, anziché dare risalto al suo esatto opposto: restare dove si è nati lavorando e lottando per viverci meglio.

Infatti, se i nostri poveri migranti all’inizio del Novecento avessero trovato qui in Italia poteri economici, amministrativi e politici in grado di garantire loro pane e lavoro sarebbero mai emigrati?

No di certo.

Ebbene, invece di affrontare davvero i temi devastanti di fondo delle migrazioni epocali, come il dilagare sia del crimine organizzato e dell’insicurezza che nega l’incolumità dei residenti e minaccia i loro beni, sia delle satrapie (saldamente rappresentate all’Onu) che depredano, uccidono e perseguitano i popoli a loro sottomessi, le Nazioni Unite che fanno?

Stilano un vademecum internazionale per cui si danno ampissime tutele a miliardi di persone per andare a cercarsi migliore fortuna altrove, gravando sui già ristretti margini di welfare dei Paesi occidentali. La nuova formula magica in tal senso è la parola universale “Il Migrante” al quale debbono essere garantite le cure e l’accoglienza rispettosa delle regole internazionali sui diritti umani. Quindi, lavoro, casa, assistenza per tutti. Nessuno è più clandestino e chi affronta a suo rischio e pericolo la traversata in mare per farsi naufrago ha diritto a vedersi soccorso, trasferito e assistito nei Paesi di approdo del Vecchio e del Nuovo Continente.

Vorrò proprio vedere se Cina, Russia, Australia, Paesi del Golfo e così via accetteranno di essere terra di accoglienza per tutti i disgraziati dell’Africa o dell’America Latina, che si appelleranno al Migrant Compact per impedire a chiunque di rispedirli indietro.

Tra l’altro, le misure previste costituiscono un favoloso incentivo per tutti gli Stati africani super-popolati a scaricare su di noi la maggior parte dei loro problemi di natalità e di disoccupazione, lasciando partire centinaia di milioni di giovani in età da lavoro di cui poi l’Occidente (ed è detto a chiare lettere nell’Accordo!) dovrà farsi carico della formazione, della scolarizzazione di base e dei ricongiungimenti.

Nemmeno una parola, una sola per favorire in ogni modo il controllo delle nascite, poiché si crede che alla fine tutti possano e debbano vivere all’occidentale! Un vero crimine nei confronti dell’equilibrio della Terra che, semmai, ha assoluto bisogno di essere protetta da noi e dai migranti dall’abuso e dallo spreco delle sue limitate risorse!

Non una parola sulle sanzioni che dovrebbero colpire quei Paesi d’origine che non si prodigano in ogni modo per favorire il miglioramento delle condizioni di vita dei propri cittadini al loro interno.

Leggetelo bene!

Annoterete un’impressionante elenco di obblighi che sono fatti agli sfortunatissimi Paesi d’accoglienza, che non si possono permettere di opporre il benché minimo ostacolo(anzi, debbono garantire assistenza legale, sanitaria e quanto altro) al diritto dei migranti a rimanere sul loro territorio.

Per salvarci, noi italiani, dovremmo adottare una riforma costituzionale che renda obbligatorio il referendum popolare per l’approvazione dei Trattati internazionali!

Chi pagherà, quindi, i costi del Global Compact for Migration?

Argomento di interesse universale, quest’ultimo.

Perfino un paio dei 25 punti(23.Francafrique; 24.Immigration) del manifesto più in voga dei Gilets Jaunes riguardano le migrazioni. I conservatori francesi e belgi (così come, su fronti opposti, Melenchon leader del movimento di ultrasinistra La France insoumise, e l’estrema destra tedesca), muovono al Gcm una serie di rilievi piuttosto fondati, dato che a loro giudizio l’Accordo equipara la migrazione a un diritto umano universale e inviolabile, promuovendo l’organizzazione attiva delle migrazioni globali(si parla di flussi pari a parecchie centinaia di milioni di persone!).

In quest’ottica, la conseguenza pratica del Gcm è drenare, senza alcuna compensazione o Fondo mondiale di sostegno, immense risorse umane, di welfare e finanziarie alle economie e alle società dei Paesi di accoglienza. Fa fede di vincolo (se non strettamente giuridico, certamente cogente sul piano dei principî morali), la ripetizione per decine di volte e in numerosi passaggi chiave della formula di rito “I Paesi firmatari si impegnano (più o meno solennemente) a (…)”.

Per i conservatori europei, l’Accordo istituzionalizza il comunitarismo attraverso la comunitarizzazione della diaspora per cui, per fare un esempio, chi beneficia di un qualsiasi trattamento previdenziale consolidato nello Stato di accoglienza è autorizzato a trasferirlo, una volta rientrato nel proprio Paese di origine, alla sua comunità di appartenenza alla nascita. Così come nessun vincolo può essere imposto alle relative operazioni di money transfer.

Pertanto, il Gcm è l’ennesimo, solenne manifesto globale del politicamente corretto in materia di immigrazione, che arriva a prevedere severe sanzioni, come la mancata corresponsione di sussidi e contributi pubblici, per quei media che a qualsiasi titolo adottino posizioni anti-immigrazioniste.

Per di più, si richiede alle parti contraenti l’organizzazione di una rete informativa mondiale a favore dell’immigrazione, che trasformerebbe di fatto i consolati in vere e proprie agenzie di  sostegno. Ai Paesi firmatari(ovvero, soltanto a quelli di accoglienza!) si fa carico di accompagnare l’intero percorso del migrante con tutela giuridica, aiuti economici all’inserimento, e così via.

E qui viene da chiedersi: Immigrato/ Migrante, ma quanto mi costi?

Fatti quattro conti, se prendiamo come numero di riferimento un milione di sbarchi dal 2015 a oggi per un costo medio di 3.000€ a viaggio, fa in totale tre miliardi.

Risorse sottratte allo sviluppo dell’Africa e regalate a bande di trafficanti, a milizie fondamentaliste, etc., per non parlare della gravissima emorragia di capitale umano sottratto allo sviluppo locale del Continente Nero.

Chi paga tutto questo?

Certamente, se esistesse un “Pensatore” responsabile della promozione strategica di questo esodo biblico, il migliore candidato sarebbe il complesso dei ricchissimi Stati arabi produttori di petrolio, che non hanno mai firmato la Convenzione di Ginevra sui rifugiati. In ipotesi, costoro, finanziando sottobanco tali imponenti migrazioni(a costi irrisori, visto il loro livello di riserve in dollari!), otterrebbero tre risultati fondamentali, quali: promuovere la conquista demografica dell’Occidente sterile inviando sul Continente milioni di africani di fede musulmana; sottrarre notevoli risorse finanziare alla crescita economica interna dell’Europa, per impiegarle nell’assistenza e nell’integrazione dei migranti; obbligare a lungo termine gli Stati di accoglienza ad adottare sanatorie per l’immigrazione irregolare, non potendo rimpatriare chi non avrebbe diritto a restare a causa della mancanza di collaborazione dei Paesi di origine.

Strategia che, come si vede, permette ai ricchi Stati arabi di tenere lontana dalle loro frontiere una massa enorme di giovani africani che, con la sola loro presenza, destabilizzerebbero dall’interno quei regimi illiberali.