Lettera aperta al Signor Capo di Gabinetto del Ministro,
al Signor Capo del Dipartimento per le Politiche del Personale
dell’Amministrazione civile e per le Risorse strumentali e finanziarie,
alle Organizzazioni sindacali del personale della carriera prefettizia,
ai Colleghi tutti della carriera prefettizia

di Antonio Corona*

Nemmeno così tanto remoto.

Oltre a importanti riflessi in termini concreti, il rischio è infatti che la vicenda finisca altresì con arrecare grave danno a dignità, considerazione, credibilità, immagine.

Dell’Amministrazione stessa, prima e per prima.

Delle Organizzazioni sindacali prefettizie, poi.

Dei Colleghi, tutti.

Dell’Amministrazione, per la strabiliante performance da protagonista indiscussa e assoluta in una faccenda che ha semplicemente dell’increscioso, dello sconcertante, dell’incredibile.

Delle Organizzazioni sindacali prefettizie, se, a fronte di una delicatissima questione che suggerirebbe di stare e fare quadrato assieme, unite, continuassero a prodigarsi in ordine sparso.

Dei Colleghi, potenzialmente esposti a pubblico ludibrio a motivo di pur legittime preoccupazioni e tutela delle proprie ragioni.

In estrema sintesi.

Nel mentre dello scorrere di un tempo infinito, l’Amministrazione pare essersi improvvisamente destata dal torpore in cui si era incomprensibilmente immersa.

Avvedutasi o resa edotta, come in un incubo, di ritenute a fini pensionistici e buonuscita non (da essa medesima!) effettuate alla fonte, si è subitamente attivata per presentare agli (da essa medesima!!) amministrati il conto degli arretrati, accumulati (da essa medesima!!!) nel corso di interi decenni.

Migliaia, persino decine di migliaia di euro in unica soluzione.

Con buona pace delle stime – seppur di massima e a titolo meramente indicativo – assai più contenute, diramate precedentemente(da essa medesima!!!!, v. nota della Direzione centrale per le Risorse strumentali e finanziarie del 24 gennaio c.a., trasmessa alle OO.SS. in allegato alla lettera dell’Ufficio IV-Relazioni sindacali del successivo giorno 25), circostanza che sembra non deporre esattamente a favore della esattezza della quantificazione degli importi in parola.

In alternativa, cinque anni di rate mensili da centinaia di euro.

Prendere o lasciare, pena atti esecutivi.

Per un beneficio, tra l’altro, si permetta di paventare, dal futuro perlomeno incerto, stanti le ricorrenti incursioni “riformatrici” in peius in materia pensionistica.

Beninteso, guai a pretendere minimamente ciò che non sia dovuto.

Al contempo, non ci si può però nemmeno ritrovare, di punto in bianco, del tutto incolpevolmente, con un debito tra capo e collo per somme importanti e ultimativamente richiesti di onorarlo senza por tempo in mezzo.

Non ci si stupisca se dunque, per… legittima difesa, ci si possa quindi risolvere a ricorrere agli strumenti predisposti dall’ordinamento.

Per dare una qualche idea, i versamenti mensili, in misura diversa secondo le rispettive anzianità di servizio, cancellerebbero di fatto buona parte degli adeguamenti economici post-riforma(!!!!!).

Senza stare a considerare, da allora:

  • l’inopinata “cancellazione”, ad accordo ormai concluso in sede di rinnovo contrattuale di categoria per il biennio 2008/9, di significative risorse finanziarie ivi postate a fini perequativi;
  • la mancata percezione, per anni, da parte di numerosi colleghi, delle retribuzioni che sarebbero viceversa loro spettate per effetto di promozioni alla qualifica superiore;
  • (persino) la soppressione, a differenza di altre categorie che l’hanno invece mantenuto, del rimborso delle spese di trasloco relative a trasferimenti d’ufficio;
  • l’abolizione dei “gettoni” di presenza delle commissioni elettorali, che ha determinato la… “scomparsa” dei relativi membri “laici”, con la componente prefettizia ritrovatasi dall’oggi al domani a dovere assicurare comunque, da sola, con considerevole aumento di impegno e responsabilità, il puntuale funzionamento dei cennati collegi;
  • la denegata integrazione economica al personale della carriera prefettizia per le ulteriori attività lavorative in ragione degli adempimenti correlati al prossimo censimento.

Si potrebbe continuare.

Ben si comprenderà dunque come, fondate o meno che siano, le intimazioni dell’Amministrazione possano di per sé suscitare pruriti di varia natura.

Il pasticcio?

Totale, piena, completa responsabilità dell’Amministrazione.

Sia dunque l’Amministrazione ad avviare immediatamente un confronto e a porre sul tappeto una possibile, condivisibile soluzione.

Si rimane in attesa di risposta, urgente data la ristrettezza dei tempi.

Diversamente, con tutto ciò che ne potrà conseguire, non rimarranno che gli strumenti all’uopo predisposti dall’ordinamento.

Doverosamente e pubblicamente, non si è mancato di esprimere vivo apprezzamento per l’assemblea del 5 febbraio u.s., al Viminale, organizzata dal Si.N.Pre.F..

Si era ritenuto che ciò potesse costituire l’avvio di un percorso unitario per il quale, come peraltro di consueto, AP ha manifestato immediatamente massima disponibilità.

Sorprende e rammarica, perciò, l’avere appreso che il Si.N.Pre.F. si sia fatto ricevere “solitariamente” dal Signor Capo di Gabinetto del Ministro, con un successivo, afferente comunicato rivolto, almeno sembra, ai soli propri iscritti, attuali e… futuri.

Si è persuasi trattatosi di un episodio isolato, semmai di una incomprensione, poiché, in siffatti frangenti, le divisioni possono rivelarsi foriere di pregiudizievoli sorprese.

Ci sarà sempre tempo, poi, per rivendicare e raccogliere eventuali meriti e riconoscimenti.

Non sarebbe male se pure l’A.N.F.A.C.I. battesse un colpo.

In fine, ai Colleghi.

Un attimo di pazienza.

*Presidente di AP-Associazione Prefettizi