di Maurizio Guaitoli

Il Capitale del XXI sec.?

A Noi! Perché, poi, così è andata negli ultimi venti anni di questa sinistra globale che ha scelto i salotti buoni del politicamente corretto, convincendo i nuovi super-ricchi a sposarne la causa in cambio della sua rinuncia alla lotta di classe. Nel post-Guerra Fredda si è insediato da tempo un inedito confronto in cui non si fanno prigionieri tra due orizzonti massonici ideali, tutti interni al liberismo economico. Il primo è rappresentato dal fronte keynesiano-rooselveltiano dell’intervento pubblico in macroeconomia(deficit spending e forti investimenti pubblici nelle infrastrutture per la creazione di posti di lavoro e nuova occupazione), sgradito alla sinistra attuale dei bilanci in ordine, ma responsabile in passato della spesa “allegra”! Il secondo, dagli animal spirits del cannibalismo finanziario senza freni sul modello The Wolf of Wall Street fautori del nazipacifismo global di sinistra. Da qui, come reazione nasce il sovranismo attuale con la sua controspinta internazionale(di cui il magnate Trump è l’alfiere mondiale) in favore del deficit spending, del rafforzamento della sovranità monetaria nazionale e del controllo della immigrazione di massa, che vede ovviamente contrari speculatori finanziari e sinistra mainstream.

La folle e inarrestabile corsa del capitalismo finanziario ha ucciso il senso e lo spirito di quello primigenio improntato al benessere diffuso, incardinato nella produzione di beni reali e nella crescita ragionevole dei consumi. In questo modello, la perequazione degli squilibri di reddito tra ricchi e poveri è esercitata dallo Stato, attraverso la fiscalità e la realizzazione pratica di un welfare condiviso che assicuri la tutela della salute, l’istruzione pubblica, il consumo ragionato del territorio e delle sue risorse, la libera partecipazione dei cittadini alla vita politica. La follia globalista di sinistra ha aperto il Wto a Paesi emergenti e giganteschi come la Cina, in assenza di adeguate contropartite sulla reciprocità dell’apertura dei loro mercati interni a merci, beni, servizi e circolazione dei lavoratori. In tal modo si sono favorite pratiche inaccettabili di dumping nello sfruttamento del lavoro, con impiego massivo di manodopera minorile e con scarso o nullo controllo sia sulla sicurezza dei luoghi di lavoro, sia sull’impiego delle materie prime in campo di sofisticazione bio-alimentare e di prodotti chimici tossici utilizzati nei processi industriali.

La crescita dei giganti asiatici è stata favorita dal furto della proprietà intellettuale e dalla fiscalità aggressiva per attirare capitali e delocalizzazioni industriali, che hanno prodotto il deserto e la ribellione sovranista(dalla quale, guarda caso, si è dissociata la sinistra occidentale!) nei Paesi industriali più colpiti. L’ostracismo dichiarato poi da Google e Microsoft(cioè dall’intelligenza creativa che ha radici in Occidente) nei confronti di Huawei ha fatto intendere a Pechino che il re è nudo. Qualora la Cina dovesse per ritorsione richiedere la restituzione in dollari dell’ingente quota di debito pubblico statunitense detenuta, allora avrà indietro solo moneta super-svalutata con la quale potrà acquistare solo la metà dei beni di prima della conversione rovinando se stessa e mezzo mondo, a causa del crollo dei prezzi delle materie prime! Ma l’America si salverà comunque, essendo autosufficiente per la produzione di energia e unica titolata all’emissione di dollari. Anche la minaccia di prosciugare la fornitura cinese di terre rare per la costruzione dei più sofisticati strumenti elettronici e digitali è un’arma a doppio taglio, perché potrebbe solo favorire il salto di qualità della ricerca occidentale fondamentale e applicata per sostituire quei componenti con altri materiali di più facile reperimento.

Tuttavia, anziché farsi le guerre commerciali, il mondo sviluppato dovrebbe puntare molta parte delle sue risorse su biotecnologie e Piani Marshall che permettano a continenti depauperati e abbandonati, come Africa e America Latina, di disporre di efficienti reti infrastrutturali garantendo altresì a quelle popolazioni la sopravvivenza alimentare che sta alla base di qualunque sviluppo economico sostenibile.

Venendo al pauperismo programmato(o decrescita felice contro i mostri faceless e genocidari della finanza speculativa internazionale senza volto, in grado di distruggere il mondo con i loro giochini di carta straccia),  come la mettiamo nella scia delle… scie chimiche con il paradosso pentastellato delle élite disintermediate, una sorta di Frankestein dislessico che arriva a santificare le élite anti-élite?

Davvero esiste una “Élite della disintermediazione”?

Se sì, come farà senza competenza, cultura, passato e lunga pratica adeguati a ottenere la..- “patente di guida” per la conduzione di processi politici strategici che hanno portata ultragenerazionale?

In sintesi: i Palazzi del Potere-Istituzione(così come li abbiamo conosciuti negli ultimi due secoli), vanno lasciati andare in malora, oppure occorre restaurarli e renderli funzionali al mondo che cambia e ci sfugge, perché disintermediato dalla dittatura dei mercati e dalla finanza speculativa senza frontiere?

Ora, è proprio il populismo sovrano a evocare la creazione di “Élite anti-Élite”, cioè “A e non-A” la cui espressione(stando al buon Gödel) rappresenta una teoria inconsistente. E, in effetti, il sovranismo populista non ha nessuna ideologia che lo rappresenti, se non l’immanenza del “Presentismo”, per cui tutto è presente e le esigenze del popolo sovrano sono da soddisfare con effetto  immediato. Questo processo muove dal motto sessantottardo “Vogliamo tutto e subito”. Le Èlite che l’hanno allora assecondato scelsero di gravarne gli immensi costi relativi sulle generazioni successive, destabilizzando ancora chissà per quanto tempo i bilanci pubblici a seguito dell’indebitamento disastroso di uno Stato-Provvidenza “dalla culla alla bara” e a costo zero per i cittadini. Ma, una politica che non sa pensare al futuro muore di presente.

Così la Libra, il bitcoin centralizzato(una sorta di ossimoro, certo…) di Facebook farà presto giustizia di un sistema bancario asfittico, ipertrofico e autogestito improvvidamente, sottraendogli molte decine di miliardi di utili sulle transazioni online annuali per carte di credito e bancomat.

Ma veniamo alla questione strategica: come realizzare una democrazia diretta “all’ateniese” con parecchie decine di milioni di cittadini e poi dotarla di un equipaggio(leadership) “popolare”?

La soluzione che intravedo da sempre è (relativamente) semplice. Da un lato, basta costruire una funzione di auto-rappresentanza, controbilanciata dall’altro dall’investitura diretta di una Premiership autorevole e con pieni poteri di indirizzo, all’interno di una balance of powers che veda ai vertici istituzionali un triangolo composto da Assemblea Unica, Premier e Presidente della Repubblica, con all’esterno una Magistratura indipendente e un Giudice delle Leggi. I tre vertici sono legati tra di loro da un sistema di garanzie governato da un sofisticato sistema di recall affidato al giudizio insindacabile dell’elettorato per l’eventuale fine anticipata del loro rispettivo mandato.

La funzione di auto-rappresentanza si basa su di un principio semplicissimo: per stare al timone della Bastimento-Nazione occorre avere una… “patente” che consenta l’iscrizione a un Albo unico nazionale di aspiranti parlamentari, da cui estrarre poi per sorteggio gli eletti, sulla base di parametri universali come la piramide di età, il sesso e la residenza anagrafica riproducendo scalarmente, per quanto possibile, la relativa distribuzione di fatto della popolazione esistente. La patente la dà il Giudice delle leggi gestore unico dell’Albo accertando la conoscenza degli aspiranti in merito a fondamenti della Costituzione, della Contabilità e del Bilancio dello Stato e al possesso di adeguati strumenti di drafting law(redazione ed esposizione in pubblico di disegni di legge e norme regolamentari). Per di più, gli aspiranti sono obbligati a frequentare un corso di formazione sul modello dell’Ena con durata biennale. I non sorteggiati permangono nell’Albo con un trattamento economico pari a tre volte lo stipendio medio nazionale e sono applicati, alla fine del corso, come supervisori territoriali degli atti e dei bilanci degli Enti Locali. I vantaggi, come si vede, sono enormi: da un lato non ci sono più cacicchi, circoli di potere palese e occulto, lobby e così via che finanziano costose campagne elettorali dei candidati che hanno a cuore solo gli interessi dei loro mandanti e quasi mai quelli della collettività.

Per di più, i Partiti concorrono come macchine elettorali all’elezione del Premier e alla formazione del relativo programma dettagliato di governo che il vincitore ha diritto di realizzare, proponendo all’Assemblea propri decreti legislativi “chiusi”. Ovvero: il Parlamento li approva o respinge nella sua interezza, a meno di una mediazione di reciproco interesse. Il Premier ha diritto di veto sulle norme finali prodotte dall’Assemblea per poi sottoporle a referendum confermativo.

I sovrano-populisti, si riterrebbero così soddisfatti?