di Antonio Corona*

Se i limiti in autostrada non eccedono i 130kmh, perché persino le più piccole utilitarie possono raggiungere velocità più elevate?

Per consentire comunque soddisfacenti e confortevoli andature di crociera senza tenere eccessivamente sotto sforzo il motore – pare potersi argomentare – e al contempo disporre di una adeguata riserva di potenza alla esigenza.

Messa così, viene da chiedersi come mai, allora, sia stato recentemente deciso di prevedere, dal 26 aprile, la didattica in presenza nelle secondarie di secondo grado dal minimo del 70%(al 100%!) della popolazione scolastica interessata.

I documenti operativi, relativi ai piani di trasporto locale messi a punto nei tavoli coordinati dalle prefetture, sono tarati, infatti, su rientri in presenza nel massimo del 75% degli studenti.

Ci saranno sicuramente delle eccellenti ragioni a sostegno della rammentata determinazione.

Il fatto, poi, che le stesse possano o meno sfuggire a chi scrive, è probabilmente un problema di chi scrive, non certo delle… ragioni.

Soccorre il temerario autore di queste poche righe la circostanza che altri, ben più qualificati e autorevoli di un modesto prefetto di periferia, avessero suggerito di attenersi a un prudenziale 60%, in luogo del cennato 70%.

Ma qui ci si ferma, non intendendo rimanere invischiati, neppure soltanto per accidente, nella ennesima polemica che sta agitando l’arena politica.

Ammaliano, piuttosto, le problematiche insite nella questione in sé, sulle quali perciò soffermarsi per qualche momento.

 

Com’è noto, per permettere la frequentazione scolastica in sicurezza, sono stati stabiliti e fissati parametri e condizioni.

In primis, quello del distanziamento interpersonale.

Medesimi principî, presiedono all’uso dei mezzi di trasporto che appunto, in linea di massima, possono attualmente accogliere passeggeri per non oltre il 50% della capienza “da libretto”.

Tanto premesso.

Negli ultimi quindici giorni, il limite al ripristino della didattica in presenza alle “superiori” è stato al 50%.

In misura analoga, quindi, alla cennata capacità dei mezzi di trasporto.

Sebbene l’utenza non riguardi la sola popolazione scolastica, rimane nondimeno interessante che, per quanto consti, sia stato comunque necessario riattivare i “piani prefettizi”, tarati su rientri a un ben superiore 75%(degli studenti).

In linea di massima, non sarebbe stata già bastevole la capacità attuale dei mezzi di trasporto?

Può forse tornare in proposito di una qualche utilità l’esempio delle “utilitarie”.

Se, per intendersi, gli studenti si muovessero su Frecciarossa, avrebbero tutti, al pari degli altri viaggiatori, il posto prenotato e assegnato.

Nessun esubero in vettura, quindi, poiché i posti corrisponderebbero esattamente alla utenza.

Nella questione alla attenzione, invece, così di norma non avviene.

Si sale a bordo alla spicciolata e vi si distribuisce autonomamente.

Sulla carta – e lo stesso dicasi per il trasporto ferroviario “regionale” – il parco di automezzi può risultare perfettamente funzionale alla bisogna.

Il possibile eccesso di presenze effettive in vettura, potrebbe peraltro innescare il superamento della soglia di capacità fissata.

Sforamento tanto più probabile ove i posti complessivamente disponibili corrispondano esattamente a quelli preventivati.

Siffatte situazioni appaiono evidentemente meglio compensabili e assorbibili se l’offerta di posti sia sovradimensionata.

Un po’ come la potenza delle utilitarie.

Da qui, la necessità di una “forbice”, benché non proprio agevole da definire, tra capacità teorica e situazione concretamente configurabile.

Più ampia la forbice, più ampio il margine di sicurezza di rispetto di parametri e condizioni.

Continuando a strologare e procedendo empiricamente, ora, da una situazione con elementi di verosimiglianza.

Si diceva della didattica in presenza al 50% nelle due ultime settimane.

Non importa in quale provincia, nel medesimo periodo si è registrato un utilizzo dei mezzi su gomma intorno al 35% della loro capacità, fissata, si ripete, a non oltre il 50%.

Del 35%, pare potersi ascrivere “in via speditiva”: il 25%, a studenti; il restante 10%, ad altra utenza.

Con aumento della suddetta didattica al 70%, l’utilizzazione dei mezzi di trasporto è stimabile nel 45%(35% studenti, 10% altra utenza, che rimarrebbe sostanzialmente invariata) della capacità degli stessi.

Ovvero, decisamente prossima al limite del 50%.

Ancora maggiormente, nella ipotesi di una diminuzione delle riscontrate assenze da scuola, ritenute: “fisiologiche” per un 5%; correlate alla pandemia in corso per un ulteriore 5%.

Queste ultime in particolare, si constata, in un lasso di tempo in costanza di didattica in presenza al 50% “appena”.

Durante il quale periodo, va soggiunto, sono stati ovviamente e diligentemente dispiegati personale appositamente deputato a facilitare l’ordinato “incarrozzamento” e a fornire indicazioni a bordo; Forze di polizia, statali e locali, a vigilare su possibili assembramenti e inutilizzazione di mascherine; docenti e dirigenti scolastici a prodigarsi nella sensibilizzazione degli studenti su puntuale adozione dei dispositivi di protezione personale, rispetto delle regole, fruizione dei mezzi di trasporto con le disposte modalità.

Interrogandosi su quanto potrebbero influire sulle assenze progressivi aumenti delle percentuali di didattica in presenza, c’è persino chi paventa che ciò possa infine tradursi paradossalmente, al tirare le somme, in un totale di “presenze” inferiori a quelle invece potenzialmente riscontrabili in scenari caratterizzati da percentuali minori.

Tragga, chi lo ritenga, le conclusioni che preferisca.

Allo stato delle cose, appare tuttavia non del tutto irragionevole qualche perplessità circa la eventualità di ulteriori innalzamenti della didattica in presenza rispetto al 70%.

Anzi, degno di un supplemento di riflessione, potrebbe viceversa rivelarsi l’attestarsi sul 60%.

Per dire, siffatta percentuale permetterebbe già, senza patemi eccessivi, la presenza al 100% degli studenti dell’ultimo anno – soluzione promossa non da oggi in ogni dove e occasione dallo scrivente – da “privilegiare” sia perché ormai prossimi agli esami, sia poiché, per lapalissiani motivi, impossibilitati a riprogrammazioni didattiche negli anni a venire.

Il loro “numero” – di norma fisiologicamente inferiore a quello delle altre fasce e considerata altresì la loro maggiore autonomia di spostamento – potrebbe tra l’altro facilitare in prospettiva il rientro al 100% anche di altre classi, le “prime” per… prime.

Decisioni di segno diverso, sembra non possano prescindere da un previo adeguamento, da verificare quanto ad attuabilità, del parco di mezzi di trasporto e/o dalla rideterminazione della loro capacità.

Come pure, se non ancora in atto, dallo sfalsamento degli orari scolastici di entrata e uscita e conseguenti problematiche rielaborazioni dei calendari di lezione.

Sfalsamento peraltro non ovunque realizzabile.

La limitata capacità di accoglienza con le misure correnti, inferiore al 100%, costringerebbe taluni istituti a veri e propri doppi turni, mattutini e pomeridiani, per evitare la sovrapposizione degli orari contingentati in alcune ore della mattina.

“Il gioco, vale…”, tra l’altro a non molto dalla conclusione dell’anno scolastico?

Non è questa la sede.

Parrebbe piuttosto di sicura utilità la installazione sui mezzi di trasporto di “contapersone”, presidiati o meno da personale adibito specificamente al controllo delle salite e delle discese.

Come pure un “censimento” capillare, presso tutti gli studenti, diretto a individuare “chirurgicamente” i mezzi utilizzati da ciascuno.

Se non subito, in previsione almeno di una riapertura delle scuole il prossimo anno nel caso che, fatti i debiti scongiuri…

*Presidente di AP-Associazione Prefettizi