a cura di Antonio Corona

Prefetto, non ancora quarantottenne. Subito a Lodi, quindi Vice Capo di Gabinetto del Ministro dell’Interno, Vice Direttore Generale della Pubblica Sicurezza, Prefetto della provincia di Bologna, Capo di Gabinetto del Ministro dell’Interno. E, ora, Roma, Roma Capitale. Proprio non male. In pillole, chi è dunque Matteo Piantedosi?

“”Definire se stessi è senza dubbio tra gli esercizi più difficili. Ma dovendo cimentarmi, direi una persona con le radici che affondano saldamente nell’amata Irpinia, con tanti anni trascorsi a Bologna – periodo intenso della mia vita, ricco di affetti ed esperienza – prima da funzionario e infine da Prefetto e oggi in questa magnifica città che è la Capitale: un percorso professionale lungo, articolato ma sempre animato da una grande passione.””

Ingresso in Amministrazione: per caso, convinzione, cosa?

“”La nostra non è una carriera che “capita”, non è un lavoro su cui ripieghi in mancanza d’altro: l’ascolto, la cura, il sostegno delle comunità locali, sono il precipitato di nobili ideali e di passioni intense, che ti porti dentro e che prima o poi emergono con forza… Anche se magari in gioventù hai immaginato di fare altro.””

Hai così tanta strada davanti, ce n’è di tempo per i bilanci. Nondimeno, mai un attimo di ripensamento? Da bambino, il tuo sogno?

“”Potrebbe sembrare banale, finanche scontato. Ma non mi ha mai sfiorato il rimpianto di qualcosa di diverso. Questa avventura, iniziata tanti anni fa, sa restituirmi ogni giorno equilibrio e soddisfazione: anche se, in verità, da bambino desideravo correre su un campo di calcio e da giovane studente universitario immaginavo una carriera da avvocato, come testimonia il busto di Cicerone che porto con me in ogni nuovo ufficio.””

Come si diceva, nominato giovanissimo. Quanto ritieni incidano, in percentuale, nella vita professionale di ognuno di noi, la competenza, l’esperienza, il sacrificio, la determinazione, le circostanze, la fortuna…

“”Sono componenti sicuramente tutte presenti nel percorso su cui ci siamo avviati. Tuttavia, mentre alcune – mi riferisco alla competenza, al sacrificio, alla determinazione – possono non solo coesistere ma, se ben coordinate tra di loro, sviluppano una sicura amplificazione degli effetti, altre – le circostanze, la fortuna – acquisiscono un valore residuale, diventando, man mano, meno rilevanti quanto più le prime diventano protagoniste. Sento più mio, in altre parole, il pensiero di Seneca quando dice: “La fortuna non esiste: esiste il momento in cui il talento incontra l’occasione.””

C’è qualcuno in particolare che consideri tuo mentore, che ti ha “insegnato” il mestiere, che ti ha aiutato a crescere, a credere in te stesso?

“”Ogni giorno – e quindi immaginarsi nell’arco di decenni – il nostro percorso professionale è intessuto e caratterizzato da rilevanti dinamiche relazionali: si incontrano mille volti, tante giovani promesse e alcuni venerati maestri. Ognuno contribuisce in maniera determinate: talvolta perché ci ispirano, altre volte perché più semplicemente ci fanno comprendere la necessità di un approccio diverso. Non posso però non rivolgere ancora un grazie a coloro che, negli anni, hanno rappresentato per me una guida saggia e sicura: il prefetto Mosino, il prefetto Iovino, il prefetto Grimaldi, il prefetto Cancellieri. Tanti umani insegnamenti anche da persone alle quali mi ha legato, negli anni, una fraterna colleganza: Giancarlo Trevisone, Elisabetta Margiacchi, Michele Formiglio, Raffaele Ricciardi, Alberto Dall’Olio.””

Il tuo è indubbiamente un percorso di straordinario successo. Permettimi, però, di renderti… “umano”: c’è qualcosa che, professionalmente parlando, avresti preferito fosse andata in tutt’altro modo?

“”Non ho mai fatto dell’appagamento personale un compagno fidato di viaggio: allo stesso modo mi relaziono con gli insuccessi. Accadimenti dai quali trarre nuovi spunti e nuovi slanci per fare meglio, per dare ancora di più. E poi, devo essere sincero… Con molta probabilità sono stato così fortunato che davvero, fino a prova contraria, non v’è nulla nella mia vita professionale di cui possa dolermi.””

I tuoi incarichi, al Viminale e sul territorio, costituiscono un osservatorio privilegiato. Distanza di Roma dal territorio, un sentimento avvertito da non pochi colleghi. Frutto di una erronea percezione o c’è del vero? In tale ultima eventualità, suggerimenti?

“”È uno dei temi fondamentali per una Amministrazione come la nostra, caratterizzata da una articolata componente territoriale che invero per prima, e maggiormente, qualifica la carriera prefettizia. Il dialogo, e talvolta la tensione, centro/periferia è un argomento ricorrente che anima le discussioni e stimola le riflessioni quando si parla della figura del Prefetto. Posso solo dire che quando ho ricoperto incarichi di vertice al Ministero ho sempre tenuto fede a un principio che ritengo sia irrinunciabile, ovvero che il centro fosse servente nei confronti del territorio, perché è lì che si manifestano e si sviluppano i tratti distintivi del nostro agire che restituiscono alla carriera prefettizia quella unicità e quella straordinarietà che ce la fanno amare.””

Com’è il mondo della pubblica sicurezza, visto da dentro? Non si discute, qui, dell’apparato di assoluta eccellenza che persino all’estero ci invidiano. Com’è, piuttosto, lo stato di relazione tra le sue due componenti fondamentali, prefettizia e della polizia di Stato? Quando vi ci si opera, ci si sente… “ospiti” o parte integrante?

“”L’evoluzione degli ultimi decenni ha fatto sì che i dirigenti prefettizi all’interno del Dipartimento della Pubblica sicurezza fossero percepiti talvolta come un elemento supplementare rispetto alla componente di polizia, cui veniva riconosciuto un ruolo preponderante e caratterizzante: posso dire, dopo aver vissuto una entusiasmante esperienza come Vice Capo della Polizia, che uno degli elementi di maggior valore del complesso assetto della sicurezza del nostro Paese è dato proprio invece dalla capacità di fare sintesi tra diverse professionalità, sintesi grazie alla quale il nostro sistema rappresenta una assoluta eccellenza di rilievo internazionale, come ho avuto modo di sperimentare direttamente anche in ragione della proiezione sovranazionale dell’incarico che lì ho ricoperto.””

In ragione dell’altissimo livello degli incarichi da te assolti e delle esperienze maturate, che idea ti sei fatto della considerazione che la “politica” ha dell’istituto prefettizio? Sono tuttora presenti, e forti, suggestioni nella direzione di una sua messa in disparte? O, piuttosto, di una sua ennesima rivalutazione a motivo di eventi concreti che ne hanno rilanciato il ruolo?

“”Credo che, oggi più che mai, vi sia, nel panorama istituzionale e nella società civile, una sempre più diffusa aspettativa correlata alla rilevanza e all’importanza del nostro ruolo: non mancano, talvolta, marginali espressioni negative che appaiono tuttavia spesso pretestuose. La grande sfida con cui oggi bisogna confrontarsi è operare ancor più efficacemente per essere all’altezza di queste aspettative: e, in questo senso, è forse possibile ritenere che le pur limitate voci dissonanti, che ogni tanto si palesano, siano non tanto una critica all’istituto prefettizio, quanto piuttosto espressioni di insoddisfazione rispetto alla aspirazione a determinati obiettivi, aspirazione probabilmente non sempre del tutto soddisfatta. Stimolo e pungolo per fare ancora meglio!””

“Cosa” è, oggi, secondo te, il prefetto? Che definizione ne daresti?

“”Il Prefetto è tra i più autorevoli interpreti del principio di sussidiarietà. Ripeto spesso ai miei collaboratori come non ritengo che esistano ambiti di intervento che pregiudizialmente possano essere considerati a noi estranei. Può sembrare, prima facie, molto impegnativo o apparire, sotto altra luce, una notevole dilatazione dei compiti. È tuttavia innegabile – e l’esperienza, anche la più recente maturata durante la crisi sanitaria, lo dimostra – che il prefetto abbia nel proprio DNA la capacità di porsi, in ogni contesto caratterizzato da difficoltà operative o da frizioni istituzionali, come elemento di risoluzione: potendo in effetti disporre di una ricca “cassetta degli attrezzi”, ovvero potendo contare sulla capacità, maturata nei decenni, di saper declinare efficacemente la propria azione secondo una pluralità di canoni, individuando di volta in volta gli strumenti più consoni, a seconda delle concrete circostanze cui far fronte, per attivare e sviluppare quelle sinergie che consentano di raggiungere risultati insperati. Tantissimi esempi, ma come non pensare, nel recentissimo passato, alla attività del tavolo di coordinamento, affidato ai prefetti, tra gli orari dei mezzi del trasporto pubblico locale e gli orari delle attività didattiche? Due materie, TPL e istruzione, non propriamente rientranti nelle nostre “competenze” e sulle quali, come più volte rilevato dagli stessi vertici dei Dicasteri interessati, le Prefetture hanno svolto tutte un eccellente lavoro.””

Non ti chiedo assolutamente una valutazione di merito. Ritieni peraltro che, tra le altre, in materia di immigrazione, costantemente alla ribalta, per i notevolissimi riflessi che in detto ambito si riverberano sul nostro quotidiano agire, possa esistere una risposta effettivamente percorribile in quanto condivisa, o siamo condannati a rimanere subordinati a opposti convincimenti e fazioni, non ultimo di stampo ideologico, a ricorrenti stop&go?

“”Ciò che spesso ci limitiamo a sintetizzare con la parola “immigrazione”, in verità racchiude in sé un novero ampio di tematiche di straordinario rilievo: dalla questione dell’eccessivo squilibrio demografico in alcune aree del mondo, alle dinamiche che caratterizzano i rapporti fra Paesi che presentano elevate differenze nei livelli della distribuzione della ricchezza. Appare dunque comprensibile come la complessità degli argomenti abbia generato spesso approcci e risposte diverse. In questo senso, allora, il valore aggiunto che la nostra Amministrazione può rappresentare è dato dalla possibilità di restituire, alle scelte legittime seppur talvolta in discontinuità del decisore politico, elementi di analisi obiettivi in merito alle ricadute sul territorio di un fenomeno che deve essere approcciato con animo il più possibile scevro da condizionamenti ideologici.””

Quali sono, a tuo avviso, le problematiche maggiormente acute che investono i nostri uffici e che meriterebbero una corsia privilegiata di (possibile/eventuale) loro soluzione?

“”Necessario partire immediatamente con sapienti e oculate politiche del personale per invertire tempestivamente i trend negativi di depauperamento ed elevata età anagrafica del personale che affliggono oramai da troppi anni la nostra Amministrazione e, in generale, tutta la PA: conseguenza nefasta di risalenti e poco lungimiranti politiche di spending review, oggi fortunatamente oggetto di critici e fattivi ripensamenti dopo essere state anche autorevolmente invocate in passato. Per essere competitivi e soddisfare le alte aspirazioni cui prima ho fatto riferimento, non possono bastare efficientamenti e supporti tecnologici: non sembri mai banale rilevarlo – poiché in passato il dettaglio sembrava essere sfuggito – nessuna cura dell’interesse pubblico può essere conseguita senza la intermediazione fondamentale degli uomini e delle donne che compongono la nostra Amministrazione. Senza ridondanze, senza eccessi, con il massimo livello di organizzazione ed efficienza, è tuttavia oramai imprescindibile restituire respiro alle Prefetture sul territorio gravate da insostenibili carenze organiche. La direzione imboccata dal Governo e dal Ministero per la Pubblica Amministrazione è in questa giusta direzione.””

Al di là del tempo necessario per coltivarle, passioni?

“”Le passioni sportive, ahimè!, sempre più in affievolimento in ragione dell’età, tendono a concentrarsi nella pratica amatoriale del ciclismo. Sport che consente un rapporto con la natura e con l’ambiente circostante molto intenso ed appagante. E proprio il piacere di coltivare questo rapporto mi orienta sempre più spesso verso le passeggiate all’aperto, preferibilmente in campagna raggiungendo, quando posso, la mia casa in Irpinia.””

Cosa rivedi di te nei colleghi più giovani?

“”La grande passione, la voglia di fare, la curiosità instancabile e, al contempo, la trepidante incertezza per un futuro ancora tutto da costruire.””

Come dovrebbe vivere il suo ruolo, oggi, un “prefettizio”? Consigli?

“”Senza paternalismi, il consiglio è quello di affrontare con passione ed equilibrio le sfide del territorio. Un sapiente dosaggio di intraprendenza e pacatezza, senza eccessi di protagonismo ma nella consapevolezza di poter svolgere un ruolo importante sia per la cura della collettività sia per conseguire una giusta soddisfazione personale.””

Sai che questa nostra chiacchierata andrà sulla raccolta n. 300(trecento!) de il commento?

“”Non lo sapevo, ma ne sono molto felice ed onorato.””

Il piacere è nostro. Grazie, Matteo Piantedosi, Prefetto della provincia di Roma.