di Maurizio Gatto

timbriIn questa fase delicata penso sia essenziale dare il proprio contributo per scongiurare quanto sta avvenendo nella indifferenza di molti e per fare comprendere quanto potrà essere diversa la nostra attività futura se non riusciremo a incidere efficacemente sulla attuale situazione.

Ritengo che sia importante avviare urgentemente, senza attendere oltre o sperare in un ripensamento, ogni utile iniziativa per fare comprendere ai decisori politici la assoluta non utilità e dannosità del progetto, già approdato alla Camera, della “eventuale” confluenza del personale della carriera prefettizia nel ruolo unico della dirigenza dello Stato, progetto che a mio parere è sinonimo di eliminazione della stessa e in prospettiva della figura del prefetto, per i seguenti motivi.

L’insieme unitario “Prefetto-carriera prefettizia-personale-prefettura”.

Che cosa sarebbe il prefetto senza  la carriera prefettizia, che cosa il prefetto e la prefettura senza la carriera prefettizia e che cosa sarebbe la prefettura senza la carriera prefettizia. La prefettura è infatti, come tutti sappiamo, l’Ufficio cui è preposto il Prefetto. Anche cambiandone il nome, come sembra si voglia fare, i compiti che moltissime leggi, anche recentissime, attribuiscono al prefetto e alla prefettura rimarrebbero e dovrebbero essere disimpegnati, da chi?

Quindi non è un problema di nomi ma di sostanza. Dico questo non per un malinteso spirito conservativo ma per sottolineare che l’insieme prefetto-carriera prefettizia-personale-prefettura è un tutt’uno che non può essere smembrato o snaturato, pena la perdita della comprovata e consolidata funzionalità di questo insieme e dunque la perdita di una ricchezza del nostro Paese.

Certamente tale insieme può essere ulteriormente modernizzato, reso più funzionale e razionalizzato nella dislocazione territoriale, aspetto su cui, peraltro, tutti convengono.

Perché dico un insieme?

Il motivo di tale assetto si ritrova nella storia della istituzione prefettizia e nelle norme vigenti.

Come sapientemente stabilito dalla legge-delega 266/1999(art. 10, c. 1, lett. b “… rafforzamento della specificità e della unitarietà della carriera prefettizia, attraverso la previsione di una rinnovata procedura concorsuale come unica modalità  di accesso alla qualifica iniziale e l’esclusione di ogni possibilità di immissione dall’esterno, fatto salvo quanto previsto dalle vigenti disposizioni per la nomina a prefetto; …” e dal conseguente d.lgs n. 139/2000) la carriera prefettizia presenta spiccati profili peculiari che ne fanno un unicum e per questo è anche definita unitaria nelle sue tre qualifiche(art. 1 c.1 “… in ragione della natura delle specifiche funzioni dirigenziali attribuite ai funzionari che ne fanno parte…”; c. 2 “Il personale della carriera prefettizia esercita, secondo i livelli di responsabilità e gli ambiti di competenza correlati alla qualifica…”; art. 2 “In relazione alle esigenze connesse all’espletamento dei compiti di cui all’articolo 1, comma 1, la carriera prefettizia si articola nelle qualifiche di prefetto, viceprefetto e viceprefetto aggiunto, alle quali corrisponde l’esercizio delle funzioni indicate nell’allegata tabella B…”).

Come tale, presiede alle essenziali funzioni volte ad assicurare la rappresentanza generale dello Stato su tutto il territorio nazionale, il collegamento con gli enti territoriali ed il sistema delle autonomie(con il controllo sugli organi, nell’ambito del quale rientra la delicata attività relativa all’esercizio dell’accesso per la verifica delle infiltrazioni della criminalità organizzata e la gestione commissariale dei Comuni sciolti per motivi ordinari o per infiltrazioni della criminalità organizzata) e a espletare peculiari compiti correlati al godimento dei diritti civili e politici da parte dei cittadini, il servizio elettorale(con la gestione di tutti i tipi di elezione dalle europee alle amministrative), la gestione dell’ordine e della sicurezza pubblica e del fenomeno immigratorio in tutti i suoi aspetti, le verifiche antimafia, la difesa civile e la protezione civile, la gestione dei conflitti sociali e di lavoro e tutte le altre delicate materie trattate.

Funzioni efficacemente esercitabili grazie alla peculiare posizione del prefetto(e della carriera prefettizia) nel nostro ordinamento amministrativo rispetto agli altri organi statali civili e militari e dei conseguenti poteri allo stesso attribuiti(tra gli altri: potere di coordinamento, potere di ordinanza), connaturati allo status pubblico e all’ordinamento speciale della carriera.

Unitarietà della carriera.

Sancita dal d.lgs n. 139/2000 deriva dalla necessità che le suddette specifiche e generali funzioni strategiche per lo Stato siano gestite dal Prefetto, quale vertice della organizzazione statale nella provincia, attraverso una struttura complessa quale è la prefettura, con il supporto degli altri dirigenti della carriera, struttura portante dell’organizzazione, che sono formati per disimpegnare quelle delicate funzioni, dopo uno specifico percorso selettivo concorsuale e formativo, svolgendo le stesse con modalità unitarie fondate su una essenziale posizione di imparzialità e terzietà, sempre riconosciuta dagli interlocutori della prefettura, identica deontologia di servizio verso la società e il cittadino, identica abitudine a una visione ampia e compiuta delle problematiche e capacità di ricerca di soluzioni, nelle più svariate materie, con gli strumenti che la legge appresta, identico spirito di servizio h 24 per 365 giorni all’anno.

Modalità che solo il suddetto percorso congiunto alla specifica professionalità necessaria, oggettivamente non equiparabile a quella degli altri dirigenti, possono assicurare, e in effetti quotidianamente assicurano.

Aspetto assolutamente importante è la formazione, l’apprendimento e l’arricchimento, attraverso la quotidiana esperienza lavorativa in prefettura, nelle più disparate situazioni che possono interessare la realtà provinciale, attraverso il rapporto con il prefetto e i colleghi nella sede o nelle sedi in cui ciascuno noi è stato e la costante interlocuzione con gli altri soggetti pubblici e privati, i cittadini e tutte le altre componenti sociali.

Assetto organizzativo delle prefetture.

È anche da sottolineare il fatto che giornalmente operiamo e abbiamo operato nel corso della carriera in un assetto organizzativo quale quello delle prefetture, dove il bagaglio di conoscenze ed esperienze e di modalità di gestione delle materie e delle problematiche più complesse è consolidato, essendo il frutto della esperienza che la Prefettura ha accumulato nel corso della sua lunghissima vita, bagaglio che si arricchisce reciprocamente nella attività quotidiana e che si trasmette come un patrimonio straordinario, che ogni dipendente della prefettura conserva con cura adeguandolo alle sempre nuove esigenze e previsioni normative con il suo impegno, interesse e dedizione, trasmettendolo ai colleghi più giovani.

Si può dire che la Prefettura sia un organismo che, grazie e a causa della sua conformazione,  delle sue competenze, della sua continua evoluzione negli anni a fronte del mutato quadro normativo e sociale, è profondamente radicato nella realtà in cui opera e si occupa di una miriade di problemi concreti e rilevanti, a volte decisivi, per la società, spesso in situazioni estreme in cui la prefettura era il luogo ove tentare di trovare una soluzione a problemi che non si era riusciti a risolvere nelle sedi ordinarie.

Tutto questo potrebbe alla stessa maniera essere gestito da una figura chiamata Prefetto senza la carriera prefettizia, di cui egli stesso è la figura apicale? O, addirittura, da una figura dirigenziale proveniente da altra formazione? Che probabilmente non sa cosa sia gestire una tornata elettorale(dalle politiche alle europee, dalle regionali alle amministrative), o una emergenza di qualsiasi tipo (dall’ordine e alla sicurezza pubblica, alla protezione civile, alla difesa civile, alla immigrazione), perché non lo ha mai fatto?

Ecco situazioni dove non è possibile improvvisare.

Fare confluire la carriera nel ruolo unico della dirigenza dello Stato significa farvi confluire nei fatti anche il prefetto, anche ove ne rimanesse la denominazione. In tal caso il prefetto sarebbe un sopravvissuto, privato della sua qualificata e specificamente formata struttura dirigenziale.

Come potrebbe svolgere quelle delicate funzioni soprarichiamate con la stessa efficacia e utilità sociale? E come potrebbe svolgere quelle funzioni un prefetto non proveniente dalla carriera prefettizia?

Sarebbe un alieno catapultato su un pianeta sconosciuto.

Quali vantaggi, allora, dalla riforma per la organizzazione dello Stato sul territorio e il livello e qualità complessiva dei servizi erogati nelle materie suddette?

Ci venga almeno risparmiato il ritornello generico, finalizzato ad acquisire facili consensi da parte di cittadini non addentro, del contenimento dei costi e della lotta alla burocrazia inefficiente.

Le stime sui costi delle prefetture hanno dimostrato il contrario.

Ovviamente questi sono obiettivi generali importantissimi da perseguire con determinazione a tutti i livelli. Ma occorre distinguere caso per caso, non si può generalizzare.

Ricordiamo anche come l’attività della prefettura sia solo in  parte una attività prettamente burocratica fondata sulla gestione di pratiche.

Per il resto, nelle materie rammentate, è una attività funzionale alla gestione di problematiche complesse, in cui gli aspetti burocratici assumono carattere strumentale a servizio della attività principale. Attività per il disimpegno delle quali occorrono quelle caratteristiche prima accennate, connaturate alla carriera prefettizia e alla prefettura.

Se si facesse una misurazione del valore della enorme mole di attività poste in essere dalle prefetture sulle delicate problematiche affrontate e spesso risolte, si potrebbe capire chiaramente quale è l’apporto al buon andamento e alla pace sociale che viene dato da questa Ufficio, nell’attuale assetto.

Le carriere prefettizia e diplomatica.

Ecco perché, anche la separazione dei destini delle due carriere prefettizia e diplomatica, alla luce di quanto sopra appare incomprensibile e immotivata per elementari considerazioni.

Le due carriere, come saggiamente previsto dalla ricordata legge delega n. 266/1999, con norme quasi speculari nella ratio e in parte nei contenuti(articoli 1 e 10), perseguono le medesime attività di rappresentanza dello stato, rispettivamente, sul territorio nazionale e all’estero.

Tali esigenze permangono evidentemente tuttora, non si vede quindi per quale motivazione di fondo si proceda in maniera non unitaria contravvenendo alle fondate motivazioni della legge citata.

Ritengo che debba costituire argomento centrale in questa fase delicatissima, anche nell’ottica della permanenza della carriera prefettizia, chiedere il ripristino di tale parallelismo, la cui rottura incide sull’assetto organizzativo dello Stato sul territorio, creando una immotivata e ingiustificata asimmetria zoppicante.

Conclusione.

In relazione alla precedenti considerazioni lascia veramente perplessi questo intento di riforma, per la quale, al contrario della precedente, non si intravedono  le finalità e la ratio, se non quella di incidere, in maniera irreversibile, su un ganglio vitale per la nostra società, colpendo qualcosa che funziona(analogamente a quanto sta avvenendo per la figura del segretario comunale) e che costituisce un bene per i cittadini(ferma restando ogni utile attività volta a modernizzare e razionalizzare sempre di più il sistema già esistente, che va quindi potenziato).

È importante che quanto sopra sia portato alla attenzione dei parlamentari, dei rappresentanti delle forze politiche locali e nazionali, del Governo affinché sia possibile soffermarsi ancora sulle reali implicazioni che il disegno di riforma delle prefetture e di estinzione della carriera prefettizia potranno comportare e gli effetti che ne potranno derivare.