di Maurizio Guaitoli

califfatoMorire per Tripoli? Dopo i nostri bisnonni di un secolo fa, toccherà ai nostri ventenni la nuova avventura cirenaica? Renzi come Giolitti?

Pochi giorni fa ho assistito alla presentazione del libro di Domenico Quirico, dal titolo Il Grande Califfato, e alla susseguente mini-conference improvvisata, da parte dell'Autore. In generale, è bene sapere di che cosa si parla, quando si descrivono entità complesse, come l'attuale conquista, da parte di Daesh-Isis, di vaste aree di Siria, Iraq e Libia.

E lo si può fare soltanto, come nel caso di Quirico, Terzani e Fallaci, andando sul posto; correndo mille volte il rischio della vita, nel corso di viaggi avventurosi, nei luoghi più pericolosi del mondo.

Il perché ce lo spiega lo stesso Quirico: occorre entrare nella vita dell'Altro, capirne le ragioni, il credo(religioso, politico, ideologico), scontando la stessa aria, respirando la sua stessa cultura, o follia.

Infatti, l'unico modo di capire realtà da noi così distanti, spesso nemiche e ostili, è avere occhi per conoscere e portare in superficie, a beneficio del resto del mondo, quello che accade nelle viscere ignote della Terra degli Uomini. Perché, in passato, comunque fosse, quei popoli, quelle genti, quelle minoranze violente(e, talvolta, genocidiarie) volevano raccontarsi. Far sapere  di  sé.  Forse,  giustificarsi,  agli  occhi della Storia e del Mondo. Dato che, come sostiene un mio carissimo amico, professore di filosofia, "l'Umanità chiede ascolto, perché è, fondamentalmente e indefessamente, avida di orecchie. Tutto quel battersi il petto, quel rivendicare bisogni primari, senza riconoscere il primo bisogno, quello di raccontarsi, per tramandarsi, per sfuggire al fondato sospetto di essere irrimediabilmente soli".

Ma, oggi, dice Quirico, nel caso dell'Isis(che invita a ribattezzare Daesh, acronimo arabo, che sta per: "al Dawal al Islamiya fi Iraq al Sham", dove appunto Sham è la Grande Siria, il Levante, o magari "Damasco", ma intendendo Damasco per tutta l’area, come si usa "Roma" per tutto l’Impero romano), quello che è stato valido, per una intera vita di esploratore, ormai, nel caso del Califfato Nero, non gli serve più a nulla! Sentiamolo direttamente dalle sue parole: "Oggi, io non posso più attraversare interi territori! Gli jiahdisti non hanno più interesse a farsi raccontare! «Perché – ci dicono – è totalmente ininfluente che cosa pensiate voi di noi!». Quando nel tuo interlocutore non riconosci più l'Altro, per cui non hai alcun interesse ad avvicinarlo e a farti riconoscere, tutto ciò priva il resto dell'Umanità dello strumento della conoscenza, del racconto. Dopo il 2012 nessuno è andato più, liberamente,    nelle zone controllate  dal Califfato, che parla si sé con una voce unica! Manca la testimonianza. Non è più possibile raccontare quello che succede ad altri uomini.".

A proposito dei giovani barbudos fondamentalisti, Quirico ci dice che i nuovi predicatori hanno cancellato loro il passato, inscrivendoli nell'unico, alienante disegno di un orizzonte monopolistico e totalizzante, fatto di Guerra e Preghiera, praticate da soli uomini! Si pensi che Daesh-Isis, nel 2013, semplicemente non esisteva. Era uno dei tanti gruppi che combattevano in Siria. Appena un anno dopo, nel 2014, il Califfo Nero sale sul pulpito della neo conquistata moschea di Mosul, e proclama il nuovo Califfato Islamico, che ora si estende per una buona parte della Siria e dell'Iraq. Ed è proprio il Califfato a proporsi, a livello planetario, come un punto di orientamento per altre formazioni islamiche. Boko Aram, ad es., ha cancellato l'esercito nigeriano da quella regione di mondo, oggi sotto il suo controllo! La Mauritania fino al Ciad è controllata da formazioni pro Al Qaeda, federate al Califfato. Nel nord del Kenia, fermano gli autobus e obbligano i passeggeri a recitare versi del Corano. Chi non ci riesce, è eliminato!

Globalità e interconnessione. Questa è la forza di costruzione di una entità totalitaria. I totalitarismi dividono gli esseri umani, tirando linee diritte. Due esempi, per capire. In Hitler la razza era il totem totalitario. Per Stalin, invece, la classe sostituiva la razza! I puri, per gli uni, erano gli ariani. Per gli altri, i proletari. Così, l'appartenenza è segnata, in modo incancellabile, al momento della nascita stessa degli individui dominati! La condanna a morte degli ebrei tedeschi era, in pratica, scritta sulla loro carta d'identità! Il Califfato fa un'operazione, sostanzialmente, identica: propone una visione verticale degli esseri umani dal punto di vista religioso. Di Sopra i waabiti. Di Sotto tutti gli altri. Musulmani "eretici" compresi! Bin Laden voleva globalizzare la paura, l'atto terroristico. La sua strategia si esauriva in un problema globale di sicurezza. Il Califfato, invece, rappresenta una realtà politica strutturata, e non religiosa! Nasce, cioè, per difendere le terre dell'Islam dalle guerre di religione.

L'idea geniale di Ataturk, per fare uscire quel che restava dell'Impero ottomano dal Medio Evo dell'arretratezza socio-economica e politica, fu quella di distruggere l'ultimo Califfato, intorno agli anni Venti del XX sec.. Oggi, è il Nuovo Califfo a intuire che il ritorno del Califfato può essere l'elemento politico unificante dell'intera Umma musulmana, in cui si riconoscono miliardi di credenti. Per capirci: nelle bandiere dell'Isis i Tuareg hanno trovato la via per la loro rivolta! Il segreto è che ognuna delle avanzate di queste singole rivoluzioni viene incastonata (come in un grande mosaico planetario) nei successi e nel dominio ideale del  Califfato che, a questo punto, svolge una funzione reale di coordinamento globale delle rivolte locali. Per capire la differenza epocale tra Occidente e jiahdismo nero, occorre analizzare il concetto del Tempo, nel mondo islamico. Noi archiviamo nella Storia le crociate. Il musulmano, al contrario, vive in perenne contemporaneità con il suo passato. Milioni di credenti vivono l'Egira come un fatto appena accaduto stamane. E lo stesso vale per l'umiliazione dell'Impero ottomano. Ogni giorno l'Umma cerca il riscatto con la stessa forza di sempre!

E, sulla base alla sua esperienza di prigioniero dell'emiro Abu Omar, Quirico racconta che cosa significasse vedersi togliere i vestiti di dosso. Un modo per spogliare della dignità e personalità la propria vittima, prima di ucciderla!

Vi siete mai chiesti il perché di quella divisa nera, che ogni buon jiahdista indossa in ogni parte del mondo? Perché il guerriero di Dio deve essere riconoscibile da tutti i musulmani! Un modo di mettere gli Usa figurativamente in ginocchio, è quello di fare inginocchiare, prima dell'esecuzione, i cittadini americani prigionieri, costringendoli a vestire la divisa arancione dell'infamia, indossata dai reclusi musulmani a Guantanamo! Ancora: come vanno interpretate quelle esecuzioni, così ferocemente sanguinarie? Semplice: attraverso l'orrenda sorte delle vittime, è il mondo occidentale a essere alla mercé del Califfato. Si taglia il collo ai prigionieri, proprio come si fa con i montoni,  per ricordare il sacrificio di Abramo!

Racconta Quirico che, in Siria, ha incontrato bambini di 10anni, i quali avevano caricato sui loro telefonini alcuni video, che filmavano il linciaggio di prigionieri infedeli. La realtà assurda è che quegli assassini seriali dell'Isis vogliono essere, in realtà, dei.. santi! Uccidere e morire!

Ma, si chiede Quirico, qual è l'enorme energia che muove questo passaggio, mostruosamente radicale? Perché vanno a morire in Siria da tutto il mondo?

Spiegazione semplice e destrutturante, senza replica: c'è nelle forme totalitarie una terribile seduzione. Non come qui, in Occidente, dove tutto è paritario. Laggiù, nel Califfato Nero, il Mondo è perfettamente pianificato, dove Tu, e solo Tu, Il Credente, sei il Bene!

Allora, ha senso, come fanno molti “pilatisti”, invocare(deresponsabilmente) una santa alleanza di peacekeeping (con i soliti bombardamenti mirati, che fanno, poi, migliaia di vittime collaterali?!?), sotto l'egida Onu, per colpire l'Isis, in Libia e dintorni? Ma non vi suona tutto un po' strano?

Intendo riferirmi a questo gran vociare, parlando di Guerra("santa" anche la nostra?), invocata da tanti strateghi improvvisati da overdose di talk-show(funziona, anche qui, come nel calcio: milioni di allenatori della Nazionale, al tempo dei Mondiali!), sul tema: "Armiamoci e partite!".

Quindi, secondo questi miei illuminati concittadini, l'Isis avrebbe: la capacità offensiva(flotta navale e area; truppe da sbarco, armamenti missilistici a medio-lungo raggio, etc.) per invaderci; uno Stato internazionalmente riconosciuto, in grado di rispettare convenzioni internazionali come quella di Ginevra sui prigionieri di guerra, etc.. Tralascio molti altri punti, per chiarire il paradosso: tanto, mi avete già capito…

C’è, addirittura, chi sostiene che l’Isis, messe le mani sugli armamenti missilistici libici, potrebbe tranquillamente colpire le città italiane della costa. A parte un inciso sulla gittata insufficiente(gli unici ad averla sono quelli iraniani, loro acerrimi nemici!), vorrei fare notare la seguente, semplice cosa: saremo pure dei minus habens internazionali, ma apparteniamo pur sempre alla NATO. Quindi, tutti i nostri alleati hanno l’obbligo di soccorrerci, in caso venissimo attaccati dall’esterno! E pensate che l’Isis abbia l’anello al naso, per tentare una mossa del genere?

Mi aspetto kamikaze e attacchi di commando, come a Parigi. Non missili. Insisto: la minaccia dell'Isis è solo psicologica. Può solo usare i suoi miliziani per azioni di guerra o suicide. Per di più, avvalendosi di… oriundi! Mi pare che, se non erro, i terroristi di Parigi fossero ben noti, per le loro simpatie fondamentaliste. O sbaglio? Del resto, come la combatteremmo questa guerra? Con i soliti cacciabombardieri, senza mettere gli… "gli scarponi sul terreno"? Qualcuno pensa davvero che sia possibile inviare in loco un decente corpo di spedizione europeo, ammettendo, per assurdo, che i nostri bamboccioni, cocchi di mammà, accettino di portare all'ammasso i loro adorati i-phone e si mettano la mimetica e mitra beretta in spalla?

Lasciate che mi chieda: ma non ci sono bastati Afghanistan e Iraq, dove siamo andati al guinzaglio della più potente armata del mondo, per ritirarci senza gloria, dopo migliaia di morti e colossali spese per sostenere quelle spedizioni? I barbudos col turbante li abbiamo sconfitti sul campo, o loro hanno sconfitto noi? E pensate che con quelli dell'Isis, che non hanno nessun timore di mandare al macero centinaia di migliaia di esseri umani, loro e di altri, sarebbe diverso? Dite che, in alternativa, l'eventuale vietnamizzazione del conflitto funzionerebbe meglio?

Se non vado errato, all'epoca dell'invasione sovietica dell'Afganistan, gli Usa inviarono notevoli finanziamenti in armi e denaro ai mujaheddin del popolo. E, se ricordo bene, tutti quegli armamenti(missili Stinger compresi!) passarono, poi, ai talebani e al loro Stato fondamentalista, riconosciuto perfino da Nazioni che hanno proprie rappresentanze all'Onu!

Del resto, in Iraq è avvenuta la stessa cosa: Saddam comprava armi – quelle chimiche comprese – ed esplosivi di ogni tipo(russi, cinesi, americani ed europei!), sui mercati paralleli degli armamenti di mezzo mondo, che, poi, sono passate puntualmente nelle mani della guerriglia sunnita, nel corso della guerra civile, che dura tutt'ora! Però, però… Pochi si chiedono come si stiano finanziando quelli del Califfato, che controllano flussi non trascurabili di greggio, rivendendo molte centinaia di migliaia di barili di petrolio sui mercati paralleli. Chi lo compra? Quali transazioni internazionali passano per quali banche? Mistero… Da noi, addirittura, all'apice del furore  interventista, c'è chi invoca contro l'Isis il ricorso alle… armi nucleari! Molto bene, direi.. Oltre al fallout alle porte di casa nostra, avremmo appena un miliardo e mezzo di persone che vorranno, poi, vendicarsi di noi, con ogni mezzo! Per capirci: il Pakistan è musulmano, e possiede armi nucleari. Pensate che, a quel punto, non le userebbe a occhi chiusi contro l'Occidente? Bel risultato, no?

Però, non mi sottraggo al "Che fare?".

Primo: l'Isis va combattuto con le sue stesse armi. Ovvero: molta intelligence efficace e azioni preventive di commando, per togliere di mezzo i personaggi più pericolosi, con passaporto e nazionalità occidentali. Poi, prendendo le mosse da Orwell, al posto di un inutile corpo di spedizione, servirà molto di più imbastire una sana propaganda cultural- mediatica mondiale, per immunizzare gli occidentali dal terrorismo psicologico. Il principio base è quello di fortificare al massimo la… resistenza interna(interiore) degli individui sotto attacco. Peraltro, la probabilità individuale di essere coinvolti in un atto di guerra, come quello di Parigi, è praticamente nulla. Dopo di che, non dovremmo temere il numero di nostre perdite, qualunque esso sia.

Questo principio deve essere controbilanciato dall'assoluta certezza – da instillare nel nemico – che ogni sua azione avrà, puntualmente una reazione almeno pari e contraria: responsabili e mandanti, cioè, saranno perseguiti con ogni mezzo, ovunque essi si trovino. Gli israeliani, in questo, sono degli specialisti, con memoria d'elefante. Poi, se riuscissimo a catturare un po' di eversori integralisti, qui in Occidente, non sarebbe male estradarli immediatamente in quei Paesi di origine, in cui la pena capitale è certa, per costoro. Certo, in tal caso, resta l'ostacolo da superare dei Trattati internazionali, che proibiscono l'estradizione in Paesi dove vige la pena di morte… Ma è un dettaglio…

Secondo: occorre trattare l'Iran da nostro interlocutore internazionale, scegliendolo come alleato regionale privilegiato, per battere sul terreno i suoi più odiati nemici: i barbudos dell'Isis. Mettendo chiaramente sul piatto le garanzie per la sua sicurezza(che si riverbereranno, positivamente, anche su quella di Israele!), in modo che i mullah rinuncino agli armamenti nucleari. Poi, sempre sul versante militare, basterà rafforzare in ogni modo la resistenza curda, facendo la faccia truce con Erdogan.

Ma, perché nessuno se la prende con i veri responsabili di questo disastro, tipo Arabia saudita, Emirati e, soprattutto, la Turchia fondamentalista? Invece di investire montagne di migliaia di dollari in armamenti nucleari, perché non utilizziamo quell'immenso tesoro per arrivare, alla svelta, alla fusione nucleare, così che tutti questi signorotti dell'Idra fondamentalista tornino all'età della pietra? Vogliamo andare a vedere le carte di chi domina il mondo, grazie al ricatto petrolifero e come funziona davvero il Califfato Nero?

Magari, alla prossima puntata…