di Antonio Corona*

regolarizzazioneIn una generalizzata sanatoria.

Quando divenuti definitivi, così potrebbero concludersi i dinieghi a numerosissime delle decine e decine di migliaia di istanze di asilo formulate dalle decine e decine di migliaia di migranti approdati al suolo italico.

Potrà farsi diversamente nella sostanziale impossibilità di espellere – e verso dove, d’altronde – intere folle di irregolari? Con… “rientri incentivati”?

Senza scomodare le “badanti” di qualche anno fa, paradigmatico può risultare quanto sta avvenendo a Brescia.

In controtendenza, sembra, col resto d’Italia, quella prefettura avrebbe accolto soltanto il 30% delle domande relative alla “regolarizzazione 2012”.

Il respingimento del 78% dei relativi ricorsi al T.A.R., pare non abbia fatto demordere sindacati, patronati e diretti interessati.

Dalla medesima “fonte” di notizia(immigrazione.biz-il portale di riferimento per gli immigrati in Italia) si apprende:

“(…) Sulle motivazioni del rigetto di 3.662 domande, per la maggior parte si è trattato di insussistenza del rapporto di lavoro e per mancanza di requisiti, seguono quelle che hanno avuto parere negativo dalla Direzione territoriale del lavoro e, in misura minore(soltanto 99), il parere negativo dalla Questura. Il problema principale è stato sollevato in modo particolare per i requisiti della permanenza in Italia, rispetto ai quali a Brescia si è seguito un criterio interpretativo più restrittivo che nelle altre province. Alla fine l'incontro tra le parti e il prefetto Mario Morcone che è alla guida del Dipartimento ministeriale c'è stato e gli hanno strappato una promessa: quella di riesaminare tutte le domande respinte. Come, dove e quando questo avverrà ancora non è dato saperlo, ma sicuramente adesso si attenderà prima il parere del Consiglio di Stato su alcuni quesiti relativi ai criteri di respingimento delle domande di regolarizzazione avanzati da parte degli sportelli per l'immigrazione bresciani e poi la nomina del nuovo prefetto di Brescia che avrà un compito davvero arduo.”.

Si vedrà.

Nel giro di appena qualche mese, due circolari ai Prefetti, tutte e due del Ministero dell’Interno-Dipartimento per le Libertà civili e l’Immigrazione, di segno contrastante.

Con la prima – sulla delimitazione di tempi e circostanze di erogazione delle misure di accoglienza in favore dei migranti richiedenti asilo – l’invito, sottoposto al “prudente apprezzamento” dei Prefetti e nonostante strutture di ospitalità già ormai prossime al collasso, a considerare la possibilità di continuare ad assicurare la accoglienza, anche oltre lo stabilito dalla norma, ai migranti in atto ivi ospitati(!).

Con la seconda, stante la necessità di reperire sempre ulteriori luoghi di accoglienza(!!) a fronte di afflussi incontrollabili di portata biblica, sempre al “prudente apprezzamento”(!!!) dei Prefetti viene invece rimessa la ipotesi di ricorrere a requisizioni od occupazioni d’urgenza(!!!!). Beninteso, senza alcun atto generale “a monte” che le avvalori correlandole a una (a tutt’oggi non…) formalmente riconosciuta, assoluta straordinarietà di quanto sta accadendo da oltre un anno(!!!!!).

In sostanza, a fondamento di uno degli ipotizzati provvedimenti autoritativi, si pretende che venga di fatto sostenuto in sede locale ciò che viene invece regolarmente misconosciuto nelle competenti sedi nazionali(e/o sovranazionali)(!!!!!!).

Sarebbe nondimeno  ingeneroso liquidare frettolosamente le cennate indicazioni(come altrimenti definirle, data la vaghezza e genericità?) tacciandole di schizofrenico balbettio.

Per il rilievo, ci si sarebbe però quantomeno aspettati che la firma in calce fosse stata apposta dal Ministro dell’Interno in persona.

Stando a quanto argutamente osservato da un collega, rimane che i Prefetti si troverebbero di fatto a scontare sulla propria pelle le non decisioni assunte a Bruxelles, Palazzo Chigi, Viminale.

Con la ulteriore conseguenza, non esattamente aleatoria, che ciò che non si risolva nelle sedi dovute, possa finire con lo scaricarsi sui rapporti tra rappresentanti del Governo e delle Comunità locali.

L’impressione, forte, è che ci si trovi a operare in un clima, eufemisticamente discorrendo, di indefinito indirizzo.

Come se non bastasse, ai vertici della politica nazionale e nel circuito dei mass media, sono peraltro pressoché puntualmente ignorate le e c c e z i o n a l i performance dei Prefetti che, spesso in completa solitudine, in un contesto di “emergenza (reale ma) non dichiarata” sono finora riusciti ad assicurare accoglienza a un vero e proprio esercito di migranti, al contempo evitando che la situazione deflagrasse.

“In compenso”, si parla di “tagli” draconiani di sedi, confluenza della carriera prefettizia nel ruolo unico.

Quando si dice, gabbati e mazziati.

Il proscenio è viceversa sempre puntualmente garantito a sindaci(ma va?!?) e governatori, come fosse grazie solamente a loro quanto si sia riusciti e si continui a fare.

Invero, non pochi di essi hanno sinergicamente e finanche quasi eroicamente concorso nell’affrontare un problema di immani dimensioni.

Viceversa, moltissimi altri non hanno letteralmente alzato un dito e, se possibile, cercato piuttosto di mettersi di traverso.

Il tema è stato nel suo complesso portato ripetutamente da questa AP alla attenzione dell’On.le Ministro e del Sig. Capo del Dipartimento per l’Immigrazione.

Da ultimo, con una richiesta congiunta con il Si.N.Pre.F. di incontro rivolta al vertice politico del Viminale, richiesta che, nonostante il perdurante silenzio, ci si rifiuta di credere che possa giacere inevasa e sconsolatamente abbandonata su chissà quale tavolo.

Nel frattempo, la implementazione di Triton senza contestuale ripartizione degli arrivi tra i Paesi membri, deciso il 23 aprile

u.s. al Consiglio straordinario dei Capi di Stato e di Governo dell’Unione europea a Bruxelles, potrebbe paradossalmente rendere persino maggiormente critica la corrente situazione (almeno) sotto il profilo della accoglienza a terra.

Quindi?

Andando senza indugio al concreto, in parte ribadendo precedenti sollecitazioni:

  • si consegua a livello nazionale, se possibile con incentivi(sono per esempio previsti per favorire le “fusioni”) ai Comuni che assicurino ospitalità e/o con impegni cogenti, una modalità di effettivo coinvolgimento degli Enti locali, riguardo soprattutto la distribuzione infra-provinciale della accoglienza ai migranti, in tal modo evitando la formazione di aggregazioni insostenibili e ingestibili anche in previsione del momento in cui i migranti medesimi escano progressivamente dal sistema di accoglienza. Parafrasando un tradizionale detto: “numeri piccoli, problemi piccoli; numeri grandi, problemi grandi”;
  • sia assicurata piena “copertura” giuridica, o perlomeno politica, alla gestione di una situazione dai caratteri di eccezionale emergenzialità, in relazione non ultimo alla possibile adozione di provvedimenti autoritativi(requisizioni, art. 2 T.U.L.P.S., altro), poiché si comprenderà la difficoltà a sostenerne in sede locale, e di eventuale contenzioso, i presupposti di urgenza e necessità quando gli stessi siano di fatto misconosciuti a livello nazionale;
  • venga promossa e assicurata la piena operatività e speditezza delle Commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale, in quanto ciò può contribuire decisamente al fisiologico quanto indispensabile turn over nelle strutture di accoglienza. Al netto, si soggiunge, della farraginosità di talune procedure amministrative seguite dalle Questure sulla quale potrà tornarsi in separata occasione;
  • sia prevista la temporanea deroga alla corrente normativa, salvaguardandone al contempo gli aspetti essenziali e irrinunciabili, in tema di requisiti igienico- sanitari e di prevenzione incendi per le strutture allestite appositamente per la ospitalità;
  • venga nuovamente e immediatamente resa fruibile la erogazione del contributo ex art. 6, c. 7, del d.lgs n. 140/2005. Seppure la misura possa presentare qualche profilo di problematicità sul piano della opportunità politica, è tuttavia uno strumento già previsto dalla vigente legislazione e per la sua tempestiva attivazione è sufficiente il solo rifinanziamento. Il contributo è e va considerato come possibilità residuale ed è indubitabile che, in mancanza di disponibilità di posti – anche ricorrendo o non potendo ricorrere a requisizioni e quant’altro – permetta quantomeno di offrire condizioni di sussistenza minima alla persona, altrimenti impossibile se inscindibilmente correlate alla sistemazione in una struttura.

Onorevole Signor Ministro,

Signor Capo del Dipartimento per le Libertà civili e l’Immigrazione,

quelle tratteggiate sono tra le ipotesi, opportunamente integrate, sulle quali si continua ad attendere risposta.

Onorevole Signor Ministro,

insieme al Si.N.Pre.F. abbiamo chiesto un incontro (anche) su questi argomenti, di evidenti carattere e rilievo generali.

Pure qui, attendiamo un cortese riscontro.

L’8 maggio, al Viminale,  assemblea congiunta Si.N.Pre.F.-AP.

È ovviamente aperta a tutti i colleghi, invitati a partecipare numerosi, dal centro e dal territorio.

Si parlerà inoltre di “tagli” e “ruolo unico”.

*Presidente di AP-Associazione Prefettizi