di Antonio Corona

Semplicemente stupefacente.

All’indomani dell’apertura della crisi di governo dello scorso mese di agosto, la cronaca politica raccontava di un segretario del PD, Nicola Zingaretti, seriamente orientato ad andare subito a elezioni.

Non ultimo, si congetturava, per rinnovare significativamente la compagine del partito in Parlamento, così da affrancarla dalla componente, ingombrante, di fede renziana.

Inopinatamente, lo stesso Matteo Renzi, prendendo tutti in contropiede, si dichiara pronto a scrostare le ruggini accumulate nel rapporto con i 5stelle e apre alla ipotesi di assicurare al Paese, proprio con loro, gli acerrimi “nemici” da sempre, una nuova maggiorana politica.

Conseguenze immediate – ovvero, ragioni più o meno recondite – il rinvio sine die del ritorno alle urne e l’allontanamento dell’incombente spettro del trionfo di un centrodestra a trazione salviniana.

Per quanto inimmaginabile fino soltanto a qualche momento prima, la svolta renziana trova inaspettata eco in analoga disponibilità manifestata da Beppe Grillo.

La strada verso un “Conte 2”, o “bis” che dir si voglia, a tinta “giallo-rossa”, è spianata.

Sennonché, il tempo dell’insediamento del nuovo Governo e…

Sempre Matteo Renzi, imbarcato un manipolo di parlamentari, peraltro bastevole a condizionare le sorti del novello esecutivo, prende su armi e bagagli, dispiega le vele al vento e, nello sbigottimento generale, lasciando molti con tanto di bel palmo di naso, si separa unilateralmente dal PD.

Nasce Italia Viva.

Quale che sia l’obiettivo reale della… genialata, vi è intanto che Matteo Renzi ha comunque:

  • scongiurato immediate elezioni e correlato eventuale suo personale (definitivo?) ridimensionamento;
  • legato le mani al segretario del PD che, almeno nel breve-medio termine, difficilmente potrà permettersi un prematuro naufragio della esperienza con i grillini;
  • riacquisito piena agibilità politica e guadagnato tempo per consolidamento e ampliamento della sua neonata creatura.

Mica male, no?

Rimane l’incognita rappresentata dal Presidente Conte, “battitore libero”, dimostratosi anch’egli abile manovratore.

Rimprovera a Renzi di non avere rese note le sue intenzioni prima della costituzione del nuovo Gabinetto.

Comprensibile.

Ma sarebbero stati probabilmente pregiudicati costituzione del Governo e successiva “mossa”.

Ministro dell’Interno “tecnico” o un “tecnico” a Ministro dell’Interno?

Stando a quanto riportato dai mass media, la questione è venuta a porsi per un “uso” del Viminale, a opera di Matteo Salvini, da alcuni ritenuto improprio, se non fazioso.

L’Interno, è stato autorevolmente sostenuto, è un Dicastero eminentemente di garanzia.

A tutti, indistintamente, deve appunto garantire sicurezza e pieno godimento dei diritti e delle libertà civili.

Ineccepibile, sacrosanto.

Con una doverosa notazione a margine.

A inizio millennio, si è assistito a un confronto al calor bianco tra sostenitori e avversatori dell’intervento militare in Afghanistan, prima; in Iraq, poi.

Il fine, condiviso, assicurare al mondo un presente e un futuro di pace.

Come, tuttavia?

Addirittura antitetiche le opzioni sul tavolo.

È qui, nel momento della scelta fra di esse, che la Politica la fa da padrona assoluta.

È qui, che ogni volta l’universo mondo si divide ed emergono le diverse visioni dell’esistente.

È sostanzialmente per questo, che in un Paese democratico esistono le urne: ovvero, in assenza di una unanimemente riconosciuta sola, incontrovertibile Verità; di un solo, incontrovertibile Modo.

Tornando al Viminale.

Stabiliti in sede politica, nell’ambito invalicabile del perimetro tracciato dalla Costituzione, fini generali e contingenti della sua azione, la afferente, loro concreta attuazione passa anch’essa inevitabilmente, sotto l’attento controllo del Parlamento, attraverso decisioni che si traducono in politiche della sicurezza, della immigrazione e quant’altro.

Per “tecnico”, pare dunque potersi intendere non tanto un mero esecutore, bensì qualcuno/a che abbia piena dimestichezza con i ferri del mestiere.

In tal senso, l’attuale titolare dell’Interno offre le migliori garanzie possibili.

Al quale Ministro, per ciò che inoltre concerne il confronto con il tema delle scelte, torneranno di sicuro estremamente preziosi i personali, innati acume e senso dell’equilibrio, vieppiù raffinati nel corso di una lunga, qualificatissima esperienza professionale.

Quanto infine potrà risultare punto di forza o di vulnerabilità la sua non appartenenza partitica, behrien ne va plus!

Jova Beach Party 2019, evento musicale dell’anno.

Da internet: “Più di uno stadio, più di un palasport, più di un festival, molto più di un concerto. Jovabeachparty è una città temporanea, un villaggio sulla spiaggia, un nuovo format di concerto, un happening per il nuovo tempo. Jovabeach è in spiaggia. C’è il mare, la musica, la gente, la vita.”.

Spiaggia.

Cioè, sabbia.

Domanda: spiaggia e sabbia sono di per se stesse compatibili con le esigenze di sicurezza scaturenti dall’assembramento in un medesimo luogo, per di più delimitato con recinzioni, di decine di migliaia di persone in stato di prevedibile… euforia?

Per motivi di esposizione, si omette ogni considerazione sulla effettiva utilizzabilità delle previsioni meteo in siffatte situazioni, sovente organizzate con notevole anticipo, attesi pure gli interessi, non di rado importanti, locali, politici ed economici in gioco.

Come per esempio emersi nella circostanza dell’annullamento, e immancabili strascichi polemici, della tappa di Vasto del Jova.

Tanto doverosamente premesso.

In caso di emergenza – ancor più se contestualmente di pioggia o improvvisa “bomba d’acqua” – spiaggia e sabbia, per loro natura, possono o meno favorire inciampamenti, distorsioni delle articolazioni, cadute, calpestamenti, con decine di migliaia di persone in movimento, se non in fuga, sorta di autentica mandria allo sbando?

Nella affermativa, c’è (anche qui) un Modo per prevenirli, scongiurarli?

Perché a nessuno è augurabile scontare sulla altrui e propria pelle, magari a causa di un “fondo” se già di per sé insidioso e inidoneo, tragedie simili a quella consumatasi in piazza San Carlo a Torino, nel 2017, se la memoria non inganna.

Dove, in mancanza della… sabbia, l’hanno fatta da protagonisti alcuni frammenti di vetro sparsi per terra.

Quesiti, i suddetti, meritevoli di risposte inequivoche, anche per evitare di doverne dare conto in sede di giudizio.

Domande, le suddette, tra le numerose che possono essere poste in materia di pubblici spettacoli – per non dire di pubbliche manifestazioni… – che non si svolgano con ordinarie modalità e in luoghi a essi naturalmente deputati, quali teatri, stadi e così via.

In vero, per quanto come ogni altra naturalmente discutibile, qualche cosa in proposito è stato fatto.

Vi è nondimeno come sia comprensibilmente opinabile che debba essere la “creatività” dei tecnici in loco a supplire alla carenza e alle lacune di una regolamentazione “normata” di settore che sia confacente alla ormai dilagante eterogeneità dei luoghi di volta in volta interessati.

Fatti i debiti scongiuri, se qualcosa dovesse andare storto, in un clima da caccia all’imputabile al grido di “Giustizia! Giustizia! Giustizia!”, con il senno di poi le misure, di volta in volta estemporaneamente adottate su non trascurabili aspetti, potrebbero con buona probabilità venire ritenute come colpevolmente inadeguate.

Attenzione.

È prevedibile che il Jova Beach Party, ed eventi similari ed emulatori di ragguardevoli dimensioni, siano riproposti la prossima estate.

Dunque?

In vero, particolarmente complessa una risposta a tutto tondo.

Può soccorrere l’insegnamento di un autentico Maestro di tanti di noi: “nel dubbio, la norma”.

Monsieur de La Palice?

Niente affatto.

In soldoni?

Su due piedi, permettere lo svolgimento dei pubblici spettacoli, perlomeno al di sopra di una determinata soglia di affluenza, solamente nei luoghi a ciò deputati.

Corollario o alternativa, responsabilità degli uffici competenti circoscritta alla sola verifica della sussistenza dei requisiti espressamente previsti e partitamente indicati dalla normativa.

Risposta tagliata un po’ troppo con l’accetta?

Forse.

Nondimeno, un plausibile buon punto di partenza per una riconsiderazione organica della materia.

Caro buon vecchio Dracone, che Le pare?

Come sempre, benvenuti critiche, stroncature, suggerimenti.