di Antonio Corona

virginia-raggi-titolo-libero10 febbraio 2017.

Libero.

Prima pagina.

Vicende capitoline.

In bella evidenza, foto della sindaca, Virginia Raggi.

Titolo: Patata bollente.

Apriti cielo!

Sulla graticola, Feltri senior.

“Sessista!”, l’accusa.

(lo stesso)10 febbraio 2017.

Corsera.

Pagina 5: “(…) Berdini se ne deve andare, trovi la Raggi le modalità migliori per non restare in un vuoto pericoloso. E così la patata bollente è rimasta alla sindaca. (…)”(Il retroscena-Virginia non vuole prendersi l’incarico-Ricerca affannosa, due i nomi in corsa, a firma di Alessandro Trocino)

Reazioni: zero.

Curioso, no?

Così curioso che possa venire da chiedersi se allora sessista non sia per caso da ritenersi una voluta, certa lettura del titolo di Libero, al di là delle effettive intenzioni del relativo autore.

Curioso.

Per altro verso, paradossale.

Paradossale, in una società in cui mentre ci si straccia le vesti su questioni siffatte, si fa quasi a gara in esplicite scurrilità che sempre maggiormente infarciscono il linguaggio corrente persino in trasmissioni televisive di ogni fascia oraria e contenuto.

Per tacere poi di quello che avviene sui social

Guai limitarsi a un “non mi si prenda per il naso”, si è out.

Meglio, in, “non mi si prenda per il c…”!

E via con un florilegio di parti anatomiche, le più intime e varie.

Attenzione, però.

Tranne la suddetta, inevitabilmente bisex ma declinata comunque al maschile, parti anatomiche anch’esse tutte… maschili.

“Non mi rompete i c…….”, “mi hai rotto il c…”, non hanno equivalenti femminili.

Con le donne, volere o volare, senza alternative a meno di non sentirsi tagliate fuori.

Donne che sovente, per essere ritenute all’altezza, devono dimostrare di possedere le p…..

Paradossale, nell’epoca di sindache, ministre, prefette, sottosegretarie.

Tanto da indurre un medico, per provocazione, a rivendicarsi pediatro, in luogo di pediatra, pure sulla targa apposta all’ingresso dello studio.

Immancabile, poi, l’esibito richiamo di entrambi i sessi in ogni allocuzione degna di tal nome: le donne e gli uomini delle forze di polizia, dell’esercito, della marina, dell’aviazione, dei vigili del fuoco, dei conducenti di taxi, del pubblico televisivo, dei turisti della domenica, dei lettori di libri gialli, dei collezionisti di farfalle, ecc. ecc..

E meno male che ancora non imperversa la teoria gender

The Donald ha fatto del politically correct uno dei bersagli preferiti della campagna elettorale che lo ha infine consacrato presidente.

Non sarà mica che la gente comune inizi ad averne un po’ i c…….(ops…) pieni, di questo politicamente corretto?

È arrivata.

Finalmente.

Prefette e prefetti(v. supra…) di capoluoghi non di regione, in sostituzione della precedente Lancia Thesis, hanno avuto assegnata la nuova FIAT Tipo 5porte.

Qualcosa di decisamente sobrio, frugale, per nulla appariscente, anonimo, da non potere essere in alcun modo frainteso come una qualche gratuita e incomprensibile ostentazione di ruolo.

Per fugare qualsiasi ipotetico residuale dubbio, prive di alzacristalli elettrici posteriori, di bracciolo tra i sedili anteriori e quant’altro.

Una versione austera, insomma, spartana.

Rigorosamente 1.6 la cilindrata, anche se gira però voce, non verificata, che si sarebbe potuto osare fino a 1.9.

Beninteso, il tutto in linea con le recenti disposizioni in materia, da osservare doverosamente con il massimo del rigore e dello scrupolo.

Non è e non può perciò essere questo il punto.

Già da sempre, specie in città, chi scrive, per motivi appunto di sobrietà e di praticità, usa spesso la Punto e, all’epoca in cui ha avuto l’onore di svolgere l’incarico di commissario straordinario di un capoluogo di regione, si è giovato della Panda a gas-metano(semplicemente straordinaria) del Comune.

Nessuna questione di status mortificato, quindi.

Ciò che viceversa salta un po’ all’occhio, è che a prefette e prefetti dei capoluoghi di regione sia stata destinata una automobile diversa, la Volkswagen Passat 1.6 turbodiesel(valore di listino, circa 10.000euro più della Tipo).

E, sorge spontanea la domanda, per quale motivo, se non per una qualche ragione di diversità di… rango?

Prima, si viaggiava tutte e tutti sul medesimo modello di veicolo, da ultimo la gloriosa Thesis.

È dunque così strampalato ritenere che questa volta lo status, negato per la generalità delle altre e degli altri, sia stato invece in qualche modo considerato?

Se così mai fosse, non risulterebbe in contraddizione con i motivi di fondo della scelta di fondo operata?

In controtendenza, tra l’altro, con la filosofia della riforma della carriera prefettizia che aveva eliminato la figura del prefetto di 1^ classe.

Nella medesima odierna direzione indurrebbe la circostanza che prefette e prefetti dei capoluoghi non di regione abbiano – se la memoria non inganna, novità assoluta – la medesima vettura delle questore e dei questori dei capoluoghi di regione.

E a questore e questori dei capoluoghi non di regione?

Per quanto se ne sappia, le A.R. Giuletta che, a prezzi di listino, se a benzina costano più o meno come la Tipo; se a gasolio, almeno3-5.000euro in più.

Boh?!?

Politica?

Giusto un accenno.

Pare che si stia andando verso una trasformazione degli elettori in fan.

Il fan idolatra il proprio idolo a prescindere dai suoi comportamenti.

Un idolo è un idolo, da seguire e osannare a prescindere.

Un po’ come la Roma, che non si discute, si ama.

Come altrimenti spiegare certe dinamiche del corpo elettorale?