di Antonio Corona

“Bufera RAI, chiuso il talk di Perego-La decisione di Campo Dall’Orto dopo il servizio sulle donne dell’Est in onda a «Parliamone… sabato»”(Corriere della Sera, 21 marzo 2017, pag. 48)

Dallo stesso articolo di stampa.

“(…) Tutto nasce dal dibattito in studio, tema: i motivi per scegliere una fidanzata dell’Est, una lista in sei punti che oscillava tra il sessista e il razzista. (…) Se qualcuno se lo fosse perso ci ha pensato l’indignazione che è partita dal web a far riaccendere i riflettori sulla trasmissione. In meno di 48 ore lo sdegno è passato dall’aula virtuale a quella parlamentare per concludersi al settimo piano di viale Mazzini dove la Rai ha deciso il fine corsa per Parliamone… sabato. (…) la nota del direttore generale Antonio Campo Dall’Orto (…) il dg ha condannato i «contenuti che contraddicono in maniera indiscutibile sia la mission del Servizio Pubblico sia la linea editoriale che abbiamo indicato sin dall’inizio del mandato. (…)». (…) Tantissime le voci che si sono alzate nel coro di protesta (…) a partire dalla presidente della Camera Laura Boldrini «È inaccettabile che in un programma televisivo le donne siano rappresentate come animali domestici di cui apprezzare mansuetudine, accondiscendenza, sottomissione». Monica Maggioni, presidente della Rai, si dice basita: «Quello che vedo è una rappresentazione surreale dell’Italia del 2017: se poi questo tipo di rappresentazione viene fatta sul Servizio Pubblico è un errore folle, inaccettabile». (…) Mara Carfagna, portavoce di Forza Italia alla Camera (…) «La battaglia per la parità va combattuta mettendo in campo leggi, ma anche, se non soprattutto, con la cultura e la conoscenza, di cui la televisione è un megafono eccezionale. All’interno del servizio in questione però abbiamo visto solo stereotipi triti e ritriti, che sviliscono e ledono la dignità di tutte le donne e rischiano di incenerire quanto conquistato fino ad oggi». La senatrice del Partito Democratico Laura Puppato si chiede «Ma che informazioni diamo ai nostri figli? Ma sono impazziti? Stiamo andando indietro come i gamberi. Altro che procedere sul terreno della effettiva verità e della cultura del rispetto, qui siamo di fronte ad una guerra non dichiarata contro il mantenimento di quanto ottenuto finora faticosamente per la conquista della dignità delle donne sul lavoro e per le tutele e garanzie dei propri diritti civili e umani». (…)”.

E, ancora, dalla lettera dell’ad Antonio Campo Dall’Orto in risposta all’invito alla “leggerezza” formulatogli da Roberto Gervaso dalle colonne de Il Messaggero: “(…) I contenuti di quel programma non erano leggeri, ma grevi; l’ironia non era contemplata; al contrario, vi era una artefatta ‘serietà’ proiettata su una visione inaccettabile della donna. (…)”(“Solo un incidente, ma ora cambiamo i palinsesti di Rai1”, Il Messaggero, 24 marzo 2017, pagg. 1 e 28)

A beneficio di coloro che non ne abbiano avuta occasione, ecco l’esalogo “I motivi per scegliere una fidanzata dell’Est” all’origine del clamore:

“1. Sono tutte mamme ma, dopo aver partorito, recuperano un fisico marmoreo

  2. Sono sempre sexy. Niente tute né pigiamoni

  3. Perdonano il tradimento

  4. Sono disposte a far comandare il loro uomo

  5. Sono casalinghe perfette e fin da piccole imparano i lavori di casa

..6. Non frignano, non si appiccicano e non mettono il broncio”.

Per quanto se ne sappia, un esalogo privo di qualsivoglia crisma di scientificità e attendibilità.

Condivisibili i richiami al buon gusto.

Soprattutto, a non svilire e oltraggiare la parità, e correlato reciproco rispetto, principio sancito e scolpito a chiare lettere in Costituzione.

Un esalogo da non prendere quindi seriamente in considerazione, dai contenuti decisamente opinabili già in sé non fosse altro, si permetta la banalizzazione, in nome del non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che piace.

Per altro verso, su di un piano di levità, il vespaio scatenato può indurre a curiose e incuriosite riflessioni.

Come, per dire, riguardo a quali sarebbero dunque le peculiarità che, senza con ciò ledere dignità e considerazione di alcuno, rendano oggi una donna desiderabile agli occhi di un uomo.

Oppure – a ruoli invertiti e sempre al netto del “dotto” rinvio al non è bello ecc.… – circa i requisiti privilegiati da una donna in un uomo.

È comprensibilmente ipotizzabile che in tale ultimo caso, dal relativo “…logo”, emerga con maggiori probabilità il profilo di un Brad Pitt, Daniel Craig, Raoul Bova, Luca Argentero, piuttosto che di un Danny De Vito, Anthony Hopkins, Antonio Albanese, Roberto Benigni.

Come è altrettanto immaginabile che, uomo o donna che si sia, al termine della giornata si preferisca essere accolti da un sorriso, perdersi in occhi profondi, abbandonarsi a un abbraccio  complice e appassionato… anziché ritrovarsi puntualmente di fronte una persona in attesa di una quotidiana resa dei conti.

Per tacere, infine, del comprensibile sconforto prodotto, con tanto di cibo-spazzatura a corredo, dall’altrui sprofondamento nel divano di casa davanti alla tv, oppure dello straordinario appeal esercitato da “bromurici” tute e pigiamoni.

Sia come sia, la vicenda rammentata in apertura pare deporre come ulteriore conferma della bassa soglia di suscettibilità raggiunta da questo Paese, diventato quasi territorio di caccia di un dilagante politically correct sempre in agguato, pronto a scattare e ad azzannare la preda alla gola al minimo disallineamento.

Un politicamente corretto che troppo spesso informa declinazioni ottative di una realtà conseguentemente disancorata da una cartesiana constatazione del circostante: sempre ovviamente modificabile e migliorabile, purché sulla base di dati di fatto esenti da manipolazioni preconcette.

Una questione importante, eccepita dallo stesso Dall’Orto, attiene alla qualità di ciò che va in onda in Rai a motivo della sua mission: servizio pubblico perché finanziato (pure) con soldi pubblici e/o in ragione dei contenuti?

La palla a chi ne sappia e capisca.

Senza indulgere in nostalgie, assai diversa era la televisione a un solo canale, massimo due/tre, per di più in bianco e nero.

Sarà che all’epoca le trasmissioni iniziassero a pomeriggio già inoltrato con la TV dei ragazzi, che di varietà ci fosse solo quello del sabato sera, che gli sceneggiati(la cittadella, Maigret, la freccia nera, i fratelli Karamazov…, con ritmi narrativi invero da fotoromanzo) durassero settimane e settimane, ecc. ecc..

Sarà che, dati spazi e occasioni ridotti, la concorrenza per esserne protagonisti fosse allora spietata…

Sarà insomma quel che si vuole, ma in quel minuscolo schermo rettangolare, capace di tenere inchiodati milioni di famiglie(non ultimo, certo, per scarsità di alternative), si alternavano veri e propri mostri sacri.

La proliferazione di emittenti e la sopravvenuta esigenza di coprire le intere 24ore, anziché innalzare, sembra avere abbassato il livello complessivo, salvo lodevolissimi esempi quali alcuni canali tematici Rai e Sky.

Una volta si pendeva dalle labbra di una acculturatissima Signora Longari

Oggi, le trasmissioni a quiz, affamate di schiere infinite di concorrenti a costi di produzione irrisori, sono impostate senza pretesa alcuna di una qualche competenza da parte dei competitor di turno.

Caso, fortuna, intuizioni orientate da predeterminate risposte multiple: questi gli ingredienti per ammannire le folle con miraggi di vincite di somme anche significative, cui appendere sogni e speranze di vite migliori.

Allora, inoltre, niente parolacce e volgarità per divertire o darsi credibilità e contegno di persone al passo coi tempi.

Beninteso, nessuna nostalgia, il mondo va e deve andare avanti.

Si dice e si sostiene che la televisione tenda ad assomigliare a chi la guarda.

Davvero, siamo combinati così?