di Antonio Corona*

alfanoValutazione sull’incontro?

Mmmh…

Giocoforza, per quello che si dirà, si è sostanzialmente risolto nello sciorinamento di consuete quanto consunte litanie da parte sindacale(presente al gran completo).

Non ultimo, per le tante, troppe problematiche che, per una ragione o per l’altra, continuano a rimanere sul tappeto, irrisolte e insolute, in mesta e rassegnata attesa di soffocare seppellite sotto sopravvenute questioni.

Per dire.

Sono anni ormai che, nonostante le sollecitazioni e le proposte ripetutamente formulate al riguardo anche da AP, si parla, inconcludentemente, di revisione della disciplina della mobilità.

Per stare a tempi recenti, ecco nel mentre sopraggiungere riduzione delle prefetture e carriera prefettizia nel ruolo unico della dirigenza statale.

Come si è ulteriormente riconosciuto (pure) nell’incontro del 28 aprile u.s.(per un sintetico resoconto si rinvia ad AP-Associazione Prefettizi informa), va dato atto alla Amministrazione di quanto fatto per il differimento della prima e lo scongiuramento della seconda.

Amministrazione che ha tuttavia fornito l’impressione di essere stata(/essersi) costretta per la ennesima volta a giocare arroccata in difesa, a rincorrere affannosamente in ogni parte del campo.

Non da oggi, i “successi” paiono purtroppo costituiti, anziché dall’ottenere, da quello che si riesca a non perdere e a mantenere.

Paradigmatica, appunto, la vicenda del cennato ruolo unico.

Per la carriera prefettizia, il destino appariva da subito segnato.

La norma originaria, come predisposta dal Governo, prevedeva il ruolo a esaurimento per i prefetti in carica: autentico de profundis per la intera carriera, di fatto prossima a essere risucchiata nel vortice di una indifferenziata dirigenza pubblica.

Di contro, sin nella relazione illustrativa a quella iniziativa legislativo(“Madia”), era impresso a chiare lettere che siffatta disposizione non avrebbe interessato il personale della carriera diplomatica.

Specificazione che – non si sa mai… – veniva successivamente blindata con la approvazione di un apposito emendamento al testo licenziato in prima lettura dalla Camera dei Deputati.

Il Viminale sembrava essere stato preso alla sprovvista.

Nella circostanza, la reazione di Si.N.Pre.F. e AP, entrambe sin dall’inizio a spendersi in tutte le sedi consentite, fu particolarmente netta e significativa.

La Amministrazione è poi riuscita faticosamente a risalire la china e a porre rimedio.

Pegno, peraltro, la carriera prefettizia lo ha pagato e lo sta continuando a pagare altrove, come con il taglio degli organici dirigenziali, dai quali è invece rimasta indenne, buon per lei, la Polizia di Stato.

Non solo.

Alla conseguente diminuzione del numero complessivo dei prefetti in organico, allo stato non corrisponde minimamente quello della aliquota(di prefetti) conferibile alla dirigenza della Polizia di Stato, contingente che rimane pertanto invariato(!).

Una carriera inoltre, quella prefettizia, utilizzata sovente come un… bancomat.

Come per le risorse alla stessa assegnate a fini di perequazione con analoghe figure del pubblico impiego.

Disponibilità finanziarie, stanziate nel contratto 2008/9, stralciate e destinate altrove improvvisamente, dal giorno alla notte, con contrattazione a Palazzo Vidoni finalmente in dirittura d’arrivo, per decisione dell’allora Governo.

Un “colpo di mano”, si rammenterà, favorito dall’infinito tempo trascorso inutilmente, nella fase pre-contrattuale, in estenuanti trattative per cercare di superare l’impasse determinata al Viminale dalle voraci pretese di chi reclamava, per i vertici, percentuali di aumento retributivo fin oltre il 20%(se la memoria non tradisce) a scapito del resto della carriera.

Oppure, si pensi alla abolizione dei gettoni delle sedute delle commissioni elettorali.

Risultato?

A fronte di economie risibili, volatilità dei componenti “esterni” e correlate criticità in termini di funzionalità e operatività scaricati sulla componente dell’Interno.

Per non parlare della umiliante soppressione del rimborso spese di trasloco per trasferimento d’ufficio(ristoro mantenuto invece per altre categorie della stessa Amministrazione).

Un trattamento da pezzenti, da morti di fame, se sia permessa l’espressione.

Finita qui?

Depenalizzazione.

La recentissima, afferente normativa non prevede alcuna clausola di esclusione della responsabilità contabile per gli atti degli illeciti ora depenalizzati provenienti dagli uffici giudiziari.

Così, con tutto il rispetto, oltre a essere da tempo diventate una specie di discarica a cielo aperto dell’altrui arretrato, le prefetture, nel caso non riescano a rinotificare in tempo utile gli atti suddetti, corrono il rischio concreto di essere chiamate a doversi giustificare per il danno erariale eventualmente prodottosi.

AP – da sola, rammarica constatare – è intervenuta per chiedere una apposita modifica legislativa(v. precedente raccolta de il commento, www.ilcommento.it).

Invero, nell’incontro del 28 aprile scorso, qualche assicurazione in tal senso la Amministrazione l’ha fornita.

Bene, per carità.

Ma, anche qui, viene spontaneo chiedersi dove fosse la Amministrazione medesima, costretta di nuovo a rincorrere, al momento della redazione di quelle norme.

Si potrebbe continuare.

Ergo?

Dunque, legittima e notevole era la attesa per la riunione con l’On.le Ministro, tra l’altro a distanza di tempo dalla precedente e, per di più, in assise plenaria e senza ordine del giorno.

Cosa mai di così importante bolliva in pentola, cosa mai di così importante sarebbe stato comunicato?

L’On.le Ministro ha potuto presenziare soltanto per un breve scampolo.

Giustificatissimo e comprensibilissimo.

Ultimato il colloquio con il Collega austriaco(sul “Brennero”, n.d.a.) nella stanza di fronte a quella dell’incontro in parola, lo aspettavano al piano-terra per la conferenza-stampa di rito.

La conversazione è stata quindi quasi completamente condotta dall’On.le Sottosegretario di Stato Gianpiero Bocci.

Nella introduzione si è intrattenuto pressoché interamente sulle modalità con cui – se si è compreso correttamente – la Amministrazione sta tentando di recuperare risorse finanziarie(per il FUA “contrattualizzati”) precedentemente distratte per sopperire ad altre esigenze di bilancio.

Dopodiché, ha invitato a parlare le OO.SS..

Per dire?…

Come si è accennato, non vi era nemmeno alcun o.d.g..

Non senza qualche delusione, le OO.SS., a quel punto, si sono trovate a doversi esibire, perlomeno in parte, nelle consuete litanie in carta carbone, un po’ come i cantanti di tempi andati che, invitati d’un tratto sul proscenio, rispolverano i loro cavalli di battaglia, buoni per ogni occasione.

AP, intervenuti Si.N.Pre.F. e SNADIP, ha glissato sugli argomenti già accennati(e condivisi) preferendo segnalare, dopo brevissime considerazioni del tenore dianzi espresso, alcune criticità circa la accoglienza dei migranti.

Stoppata quasi subito, inopinatamente e inopinabilmente, dall’autorevole chairman: “L’argomento non è all’ordine del giorno”.

Replica sorpresa e interdetta: “Quale… ordine del giorno? Come fa un argomento a non essere all’o.d.g., se l’o.d.g. non c’è?”.

Rimarcato l’accaduto, per educazione, con quello stesso rispetto che non le è stato viceversa riservato, AP non ha insistito, è disciplinatamente rimasta al tavolo in silenzio, limitandosi a consegnare l’appunto in allegato(in stralcio) per i curiosi.

Dopo poco, ecco l’On.le Ministro.

Ragguagliato dall’On.le Sottosegretario sui contenuti della conversazione, l’On.le Ministro, nella conclusione, ha finito con il soffermarsi in buona parte proprio sul tema… immigrazione.

Ora, potranno o meno essere condivise le osservazioni al riguardo nel ricordato, unito(stralcio di) appunto di AP, documento di sintesi che intendeva e intende rappresentare una sollecitazione a una riflessione che continua purtroppo a latitare a livello di confronto tra Amministrazione e OO.SS..

Vi è nondimeno che, pure in altre occasioni, lo stesso On.le Ministro abbia ripetutamente tenuto a constatare come sia stata la dimostrata capacità a gestire il fenomeno che ha significativamente contribuito, se non del tutto a scongiurare, almeno a differire lo smantellamento delle prefetture e al contempo evitato la soppressione dell’istituto e della carriera prefettizi.

Singolare perciò che sia apparsa la “sola” AP a mostrarsi particolarmente interessata alla tenuta della “rete”, che può smagliarsi da un momento all’altro, considerato tra l’altro che (eufemisticamente) pare che non molto sia stato finora fatto per coadiuvare in qualche modo il difficilissimo compito delle prefetture.

Guai se la questione dovesse sfuggire di mano, guai se i territori dovessero iniziare a dare più tangibili segni di insofferenza…

Sai, allora, che bel falò di FUA, mobilità, contratti e quant’altro.

Ma, come si è detto, l’argomento mica era all’o.d.g. che… non c’era.

L’auspicio è che non ci si abbia a ritrovare a fare i conti con nuove emergenze, con soluzioni estemporanee e improvvisate.

Mentre si scrive, sullo sfondo intanto scorre “Sfida all’Italia sui migranti-Berlino e Parigi: Schengen non può ripartire. Roma: un’alleanza contro di noi”(Corsera, prima pagina, 1° maggio 2016).

Insomma, questa valutazione sull’incontro, al netto della presenza dell’On.le Ministro, costretto a partecipare soltanto in parte?

“Comme ‘e criature”: in tutta sincerità, così si sono sentiti trattati (almeno) alcuni dei presenti.

*Presidente di AP-Associazione Prefettizi

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Allegato(stralcio di appunto)

 Roma, 28 aprile 2016

Alla cortese attenzione
dell’On.le Sig. Ministro dell’Interno,
   Avv. Angelino Alfano

 

Oggetto: criticità sistema accoglienza migranti.

In estrema sintesi, e senza pretesa di esaustività:

  • diffuse indisponibilità e insofferenza di amministratori e comunità locali, atteggiamenti prevedibilmente in aumento con il crescente riversamento di migranti – mai/non più legittimati, a vario titolo, a fruire delle misure di accoglienza – direttamente sul territorio;
  • strutture temporanee prefettizie, sorta di SPRAR “mascherato”;
  • contenuta offerta di strutture temporanee di accoglienza e correlata gestione;
  • ipotesi di requisizione: difficoltà nella individuazione sia di idonee strutture, sia del soggetto cui affidarne la gestione(potrebbe pensarsi, in proposito, ad apposita convenzione a livello nazionale, tra gli eventuali possibili, con la C.R.I.);
  • assenza di apposita legislazione di emergenza, e conseguente esposizione delle prefetture, specie con riferimento a deroghe e/o requisiti essenziali(in materia igienico-sanitaria/prevenzione incendi/urbanistica) riguardo le strutture in parola. Il fenomeno, epocale, viene affrontato con strumenti ordinari;
  • complessità/farraginosità normativa misure di accoglienza(per esempio, singolare la previsione, nella fase di individuazione delle strutture suddette in sede di bando di gara, di sentire, e non solamente informare, i Sindaci interessati), non ultimo circa afferente periodo, evidentemente pensata per situazioni non eccezionali;
  • contraddittorietà direttive ministeriali che oscillano tra invito a massima accoglienza possibile – anche oltre il dettato normativo, rimettendone la valutazione, caso per caso, ai prefetti in sede – e, di recente, richiamo invece a stretta osservanza correnti disposizioni per rendere disponibile ogni posto utile;
  • sopravvenuta soppressione “contributo” economico al richiedente asilo(previsto dalla precedente normativa), contributo che, in caso di saturazione delle strutture di ospitalità, potrebbe invece costituire, quale extrema ratio, modalità provvisoria di erogazione delle misure in parola, ora invece inscindibilmente subordinata alla materiale accoglienza in struttura;

(…)

Il Presidente di AP-Associazione Prefettizi
(Antonio Corona)