di Maurizio Guaitoli

Dubai in lockdown.

Versione araba del Grande Fratello.

Tutto è stato messo online a tempo di record, dal giudiziario(in ambedue i riti civile e islamico), alle richieste di matrimonio celebrate in videoconference, alle attività di tutta l’amministrazione pubblica. Per il controllo visivo, poi, è stata realizzata una rete di decine di migliaia di telecamere disseminate ovunque, negli angoli delle strade, nei taxi, etc., e inserite in un sistema sofisticato di riconoscimento facciale alla cinese. Per uscire, i cittadini di Dubai debbono compilare una richiesta telematica che vale per un tempo prescritto, facendo spesa, acquisti di medicinali e visite mediche in base a orari e giorni prefissati come da autorizzazione individuale. Vietato portare a passeggiare il cane! Le infrazioni sono punite con multe che vanno fino a 12.000€ e il sistema di tracciamento con i suoi sofisticati algoritmi toglie le multe alle persone autorizzate. Molti sospettano che l’emergenza Covid rappresenti in realtà un Cavallo di Troia per la piena realizzazione dell’incubo orwelliano di 1984 grazie alle conquiste della cibernetica e del digitale, che consentono il controllo capillare dei comportamenti e degli spostamenti della popolazione dando luogo in Cina al famoso punteggio sociale. Diceva Machiavelli che si entra facilmente in guerra quando si vuole, ma se ne esce difficilmente e quando si può. Ecco, con le App di tracciamento è un po’ la stessa cosa: si mette in moto un meccanismo a fini virtuosi, ma i predatori dell’Arca di Noè sono in costante agguato per rendere una misura emergenziale un nuovo, irremovibile paradigma di controllo della società post-Coronavirus.

Vero? Falso?

In realtà, al di là di tutte le nostre ipocrisie e degli inutili sofismi da politically correct sugli aspetti giuridici della sacralità inviolabile della Privacy, dobbiamo dire con durezza le cose come stanno: da almeno due decenni, miliardi di persone, credendo nei pasti gratis, hanno consegnato alle Major della Silicon Valley(Fb, Google, Istagram, etc.) tutti i giacimenti di Big Data che riguardano i loro dati personali. Inoltre, i sistemi Gps installati sulle App consentono la registrazione di tutta la messaggistica e il tracciamento delle connessioni individuate dalle celle di telefonia mobile. Per non parlare dei sistemi di videochiamata e delle call conference attraverso strumenti come Zoom, Skype, Meet, etc..

Quindi, di che cosa stiamo parlando?

Più delicato, invece è l’esame del ruolo della Scienza e della Politica in situazioni emergenziali come quella Covid.

Chi decide? La prima o la seconda? O entrambe si puntellano a vicenda per questioni più prosaiche di scarico delle responsabilità?

Alcuni osservano come dal 1946 a oggi gli europei siano vissuti al riparo dalle grandi emergenze che sono state relative e sopratutto localizzate. L’emergenza aiuta anche a capire qualcosa della Scienza che non ha risposte pronte ma rappresenta un processo conoscitivo sempre in progress, e solo ex post è possibile vedere quali risposte si siano nel tempo rivelate valide. Mentre emergenza significa anche “urgenza”. E questo cambia le cose perché davanti alle bare sui camion dell’esercito non c’è il tempo per andare a riflettere su ciò che è falsificabile o non falsificabile, come suggeriscono le sagge teorie popperiane. Osservo, tuttavia, che la Scienza è avulsa dalla gestione politica dell’Emergenza. Può soltanto illustrare ai decisori politici il quadro delle biforcazioni nelle scelte possibili e razionali, partendo da modelli matematici per lo studio della diffusione pandemica o del contagio più in generale(cfr. Spillover, di Quammen). La Scienza, cioè, può assistere la decisione politica studiando la genetica e proponendo poi rimedi farmacologici; o mettere a punto modelli matematici statistici molto evoluti per l’allocazione di strutture e risorse ai fini della ristrutturazione territoriale dell’organizzazione sanitaria. Come hanno fatto per tempo alcuni Paesi asiatici(Taiwan, Hong Kong, Singapore, Corea del Sud), già organizzati per affrontare una epidemia da Sars. Noi occidentali. no.

Del resto, la morte fa parte della vita: muori in questo caso per un fatto imprevedibile e stai su uno di quei camion. Ma già eri uno… scarto scaricato in un cronicario. Alla Scienza, cioè, non pertiene il giudizio sul Bene e Male, dominio dell’Etica e del pensiero sociale e della relativa irrinunciabile arbitrarietà. Solo le scritture formali hanno il potere della neutralità: stanno dentro le regole degli scacchi. Non sono né buone né cattive: solo soltanto regole procedimentali astratte. La biologia invece è concreta: lì vale il laboratorio condizionato dal principio di falsificazione. Ci si azzecca quasi sempre per caso e si formulano migliaia di teorie sballate. Le scritture formali invece vengono dalle regole genetiche DNA/RNA e dal tentativo di formalizzare fenomeni macroscopici.. L’Alchimista non era uno scienziato. Darwin, Galileo, Pasteur, Sabin lo erano ma tutti loro stavano alle regole di Madre Natura, come Fermi, Einstein, Heisenberg. I matematici, invece, sono liberi. Loro stanno sulla scacchiera astratta. Molte scritture sono auto-esplicative e altre trovano soddisfazione anche a distanza di secoli diventando utili alla descrizione e previsione di fenomeni. Ancora una volta: che cosa c’entra la Scienza con l’Emergenza?

La Scienza ha specificato da subito le due alternative: alla Boris, non chiudere nulla e lasciare che arrivasse il grande picco, infettando decine di milioni di persone con il 10% di letalità; oppure ridurne l’impatto attraverso il confinamento per tentare una gestione controllata delle emergenze di terapia intensiva. Appena la Politica(tutta: in Asia come in Occidente) si è resa conto che i morti sarebbero stati milioni e le intensive sarebbero state sommerse dai malati gravi costringendo i medici a procedere come in tempo di guerra, ha deciso il confinamento di massa. Chi comanda nello stato di emergenza non sono gli scienziati, ma il Governo e il Parlamento. Meglio ricordarselo anche in futuro. Quindi, la carta vincente della Fase-2 è il Contact Tracing, ovvero la Caccia all’Asintomatico, che funziona pressappoco come segue. Qualsivoglia epidemia inizia con il famoso Paziente Uno. Ora ammettiamo per pura ipotesi che io, Mago di Oz, prima dello scatenarsi dell’epidemia abbia messo in tasca a ciascuno degli abitanti del mio regno una scatolina magica(il contact tracing) in grado di tracciare tutti i contatti tra il Paziente Uno e le persone da lui incontrate, ripetendo poi la stessa cosa per gli incontri successivi di ciascuna di queste ultime, e così via, in base a un diagramma ad albero in cui ogni singolo nodo rappresenta un… suscettibile, colui cioè che può essere contagiato sviluppando la malattia(in questo caso, o guarisce e si immunizza, o muore), o restando asintomatico. Tuttavia, immaginate di iniziare il gioco dopo che si siano già contagiati milioni di individui tripartendosi in deceduti, guariti e infettati(poco o per nulla sintomatici).

Come deve fare il Mago di Oz per tenere a bada l’epidemia?

Semplice, fingere che dopo la quarantena ci siano in libertà solo suscettibili, suddivisi in guariti, sani e asintomatici, ai quali distribuire la sua scatolina magica. Stavolta, il primo che si ammala e rivela i sintomi del contagio diventa il paziente uno della Fase-2. Da cui quindi riparte il diagramma ad albero descritto in precedenza.

Tutto semplice?

Nemmeno un po’! Stavolta non ci sarà un solo albero, perché molti asintomatici della Fase-1 potranno infettare uno o più suscettibili durante la Fase-2. Qui il problema del controllo si fa serio, perché gli alberi dei potenziali contagiati non stanno soltanto in un server ma necessitano di supporti fisici reali: il personale sanitario, innanzitutto; e poi strutture territoriali di prevenzione e cura che debbono farsi carico dell’intera gestione degli alberi. Innanzitutto, occorre in primo luogo procedere attraverso strumenti diagnostici(tamponi, analisi del sangue) a verificare se qualcuno dei suscettibili appartenenti a un determinato albero si sia a sua volta infettato o meno. In caso positivo, se il contagiato vive in famiglia e in spazi ristretti il sistema di prevenzione deve poter disporre di strutture alberghiere adatte al suo confinamento, provvedendo ai suoi bisogni essenziali: nutrimento, medicinali, cure sanitarie, controlli periodici del suo stato di salute. Nel caso che possa restare in famiglia, in cui non vi siano soggetti ad alto rischio come anziani con patologie pregresse, fino a quando il soggetto infettato non si sia immunizzato la vigilanza deve accertarsi periodicamente che i restanti componenti del nucleo non abbiano nel frattempo contratto l’infezione. Nella eventualità di aggravamento di un infettato, in base ai protocolli prestabiliti, l’equipe di prevenzione ne dovrà immediatamente predisporre il ricovero ospedaliero per cure immediate in centri e reparti specializzati, isolati dai rimanenti comparti. E qui sorge l’altro problema, furiosamente dibattuto in questi ultimi giorni di pre-Fase 2.

Ovvero: con quale criterio distribuire il set(App) di contact tracing?

Erga omnes(magari a partire da determinate fasce di età); o assegnandolo in primis ai soli residenti delle ex-aree rosse che hanno sviluppato i numeri più elevati del contagio a livello nazionale e a tutti coloro che siano stati trovati positivi al tampone nella Fase-1? Oppure, fare in modo che tutti installino l’App sui propri dispositivi digitali, più o meno volontariamente? E, in questo caso: come rimediare al digital divide tra coloro che posseggono tali dispositivi sapendo anche come utilizzarli, e tutti gli altri che costituiscono di fatto la classe degli analfabeti digitali?

Altro problema: siccome lo sviluppo dell’App rappresenta per giganti come Apple e Google(che si sono già candidati per la sua realizzazione e commercializzazione) un piatto ricchissimo, sotto il profilo dell’accumulo di Big Data ultrasensibili, come garantire l’anonimato e l’oblio perenne attraverso la loro cancellazione, una volta esauritasi l’emergenza Covid?

L’unica soluzione nel medio termine, a mio avviso, è che almeno in questo campo l’Europa si svegli e costituisca una Agenzia europea per la salute, vigilata dalla Commissione, sulla quale siano allocati i server con i Big data sanitari dei cittadini europei e che abbia il compito di fissare gli standard e i livelli di sicurezza per le App di contact tracing e similari. Nell’immediato, tale compito dovrebbe essere affidato a un Commissario europeo ad hoc al fine di garantire un minimo di uniformità alle iniziative nazionali in corso, a tutela della privacy.