di Maurizio Guaitoli

Sicuri di conoscerlo bene?

Mi riferisco al programma elettorale di Macron, in cui sono messe nere su bianco le future politiche presidenziali in tema di immigrazione.

Leggendolo, si ha modo di capire meglio quali saranno le prossime mosse del Governo francese(alcune già tempestivamente avviate, per quanto riguarda la riforma dell'asilo) per i prossimi cinque anni. Anche se le correzioni di rotta a venire non sono affatto da escludere, una volta aperto il confronto con Bruxelles.

In merito, le linee programmatiche relative sono compiutamente descritte nella sezione specifica del sito di En Marche!.

Citiamone alla lettera i passaggi più significativi: “(…) Il dovere dell'Europa è di offrire asilo a tutti coloro che sono perseguitati e domandano la sua protezione, nonché di individuare politiche idonee per venire a capo delle cause dei movimenti migratori, quali sottosviluppo, carestie, disordini climatici. Tuttavia, l’Ue non può accogliere sul suo territorio tutti quelli che sono alla ricerca di una vita migliore. In questo contesto, la Francia dovrà farsi carico della responsabilità che le compete per l’accoglienza dei rifugiati, concedendo permessi di soggiorno a tutti coloro che, a suo giudizio, abbiano diritto all’asilo sul suo territorio. Gli immigrati che, viceversa, non soddisfano i criteri per il riconoscimento dello status di rifugiato, e che quindi non hanno diritto a rimanere in territorio francese, debbono poter essere effettivamente ricondotti alla frontiera. (…) E poiché l'immigrazione non può limitarsi alla sola questione dei rifugiati, la priorità dovrà essere finalizzata agli aspetti dell’integrazione, nel rispetto degli equilibri locali e nazionali”.

In questo senso, stabilisce il programma di En Marche!, “(…) L'integrazione in Francia si fonda in primo luogo sia sulla conoscenza della lingua, che condiziona l’impiego e l’inserimento [dell’immigrato in regola], sia sul riconoscimento dei valori della Repubblica. (…)”.

Sotto quest'ultimo aspetto, colui che dovrà integrarsi è obbligato a “(…) conoscere i suoi diritti e doveri, con particolare riferimento al rispetto dei diritti della donna e della laicità. (…) La Francia dovrà essere all’altezza della sua tradizione di accoglienza, ma dovrà nondimeno mostrarsi inflessibile, sempre rispettandone la dignità, verso coloro che non hanno diritto a rimanere sul nostro territorio. (…)”.

Quindi, come si vede, Macron, con le sue recenti prese di posizione, non fa altro che rispettare il suo “contratto” con i cittadini francesi e, pertanto, l’accusa di essere un “egoista che pensa solo ai suoi interessi”(mossa proprio da quella sinistra di governo che ha sposato il macronismo come suo modello politico) è priva di fondamento.

Tra l'altro, le linee programmatiche, in materia di controllo dell’immigrazione, si ispirano al puro buon senso, cosa che a noi italiani sembra difettare in modo particolare.

Altro cantiere già avviato da Macron e dal suo Governo, così come promesso in campagna elettorale, riguarda la riforma delle procedure d’asilo, i cui tempi si intende ridurre a otto settimane, in luogo dei molti mesi oggi occorrenti all'Agenzia francese(Ofpra) dei rifugiati, con sede a Parigi e verso la quale, per legge, oggi confluiscono tutte le richieste di asilo, poi processate da un corpo specializzato di esperti civili.

Emulando il modello italiano, il progetto di riforma dell'Ofpra prevede la creazione di una struttura policentrica, in cui ogni nodo sia gestito da funzionari dell’Agenzia, in modo da evitare il trasferimento degli asilanti verso la Capitale e, con ciò stesso, le complicazioni susseguenti all’obbligo di notifica delle convocazioni per l’audizione.

Identica riforma riguarda la decentralizzazione dell’organo giurisdizionale(la Corte nazionale per il diritto di asilo) competente per i ricorsi, che dovrebbe poter statuire le sue decisioni presso gli stessi centri di accoglienza gestiti dall'Ofpra.

Altro pilastro del programma macroniano è la creazione di una polizia di frontiera europea, che dovrebbe avere non meno di 5.000 effettivi ed essere gestita tramite un’Agenzia ad hoc.

Macron, poi, si gemella con la Merkel, offrendo condizioni privilegiate per la concessione di un permesso lungo di soggiorno, sia a persone particolarmente qualificate, come i laureati che intendono proseguire in Francia i loro studi di specializzazione, sia, soprattutto, ai “talenti”(scienziati e ricercatori) che scelgano di andare a lavorare temporaneamente Oltralpe. Il punto “Né troppo rigorosi, ma nemmeno eccessivamente generosi” è stato ribadito e riaffermato dalle scelte fatte negli ultimi giorni dal Primo Ministro Edouard Philippe, che il 12 luglio scorso(in perfetta sintonia con il programma elettorale di En Marche!) ha illustrato il piano di azione del Governo francese, per garantire il diritto d’asilo e porre un freno ai flussi migratori. Con l'occasione, Philippe ha ribadito – nel rispetto dei Trattati europei – l’intenzione di mantenere il controllo provvisorio alle frontiere, almeno fino a novembre, mese in cui dovrebbe decadere l’attuale stato di emergenza antiterrorismo, decretato dal suo Governo.

Questo per la Francia.

E l’Italia? Come intende, eventualmente, assecondarne le mosse?

Esaminando il recente libello di un autorevole ex Presidente del Consiglio, oltre agli scontati veleni personali, ne registro, ahimè!, il solito… nulla politico.

Già, perché a quanto pare si preferisce fare protagonismo istituzionale esecrando l’architettura fascista, anziché formulare proposte concrete in materia di controllo dell’immigrazione e di rilancio della crescita industriale, la sola, quest’ultima, a poter creare nuova vera ricchezza e occupazione.

Direi che la malattia che affligge certe istanze del politically correct sia molto simile alla… fascite, termine medico per indicare un’infiammazione dei fasci… “muscolari” della pianta del piede, traslabile nel linguaggio politico come generica “fobia dei Fasci”.

Malgrado la Costituzione italiana sia chiarissima sul punto del divieto di ricostituzione del Partito Fascista, nondimeno garantisce la libertà di pensiero anche a chi la pensi diversamente dal mainstream, senza per questo avventurarsi in condotte penalmente perseguibili. Così, nel caso provocatorio del balneatore di Chioggia, l’unica cosa decente da fare sarebbe stata la revoca della licenza di concessione, attraverso un semplice atto amministrativo.

Sostengo che colpire duramente il portafoglio valga molto più di una censura politica sulla imbecillità mediatica di certi comunicatori nostalgici.

In questo senso, vorrei dire che, a mio modo di vedere, le mani tese valgono esattamente quanto quelle agitate con il pugno chiuso, visti gli immani disastri combinati da entrambe le più grandi ideologie totalitarie del XX sec.. Entrando, poi, nel merito diciamo così “artistico” di certe intemperanze verbali, testimonio che qualunque studente di architettura alle primissime armi conosce e rispetta le stratificazioni storiche e stilistiche del pensiero costruttivo e monumentale, che va dai menhir ai grattacieli avveniristici di Dubai. Quindi, ogni persona colta sa molto bene quale sia stato l’apporto fondamentale offerto all’Arte dagli architetti e dagli ingegneri del vituperato Ventennio, soprattutto in materia di razionalismo e di progettazione urbana d’insieme(Eur, Sabaudia, Latina…).

Dopo di loro, infatti, non è più esistito un “pensiero”, una visione alta sulla forma omogenea, programmata, compatta e integrata che deve caratterizzare gli spazi cittadini, da allora aggrediti, violentati e devastati dalla manifestazione più bieca e orrida dell’imbecillità urbana trainata dall’economia di mercato.

La politica degli ultimi sette decenni si interroghi, piuttosto, sulla miriade scellerata di lottizzazioni senz’anima, di piani regolatori inintelligenti e rapaci, nati a sostegno della speculazione edilizia e fondiaria senza regole, aliena a ogni tradizione edilizia; per non parlare dell’abusivismo imperante che ha costretto lo Stato a inginocchiarsi sul letto di chiodi dei condoni sequenziali, per fare un minimo di cassa, dopo aver preso atto della sua impotenza in merito alla irreversibilità delle azioni a danno del paesaggio naturale nazionale.

E poiché la fascite azzoppa anche l’intelligenza del buon senso, se ne vedono gli effetti devastanti presso l'opinione pubblica a proposito dell'introduzione dello ius soli e dell’accoglienza indiscriminata ai migranti economici.

Ben prima di oggi, circa un paio di anni fa, spiegai come in effetti fosse davvero curioso il fatto che i migranti, salvati in mare e imbarcati su navi battenti bandiera di Paesi dell'Unione(che, ricordo, sono a tutti gli effetti territorio “flottante” dello Stato di appartenenza) non facessero direttamente domanda d’asilo una volta saliti a bordo, obbligando così i Paesi conduttori a prendere in carico le loro posizioni a norma del Trattato di Dublino.

Come mai trafficanti e Ong non hanno mai prevenuto in merito i loro… “assistiti”? Per quale abietto motivo abbiamo chiuso entrambi gli occhi, rifiutandoci di informarne correttamente la nostra opinione pubblica? Qualcuno, di grazia, vorrebbe documentare alle c.d. nostre “Alte Autorità”, sovrapponendo in sequenza le carte geografiche d’Italia e d’Europa su quella del continente africano, il paradosso irrazionale dell’accoglienza indiscriminata?

Inutile chiederci chi ci vuole morti, perché noi siamo a un tempo autori ed esecutori di questo assassinio delle identità nazionali, nonché della scellerata depredazione plurisecolare delle immense risorse dell’Africa continentale, giacimenti umani compresi, da sempre contrabbandati, in un modo o nell’altro, come schiavi.

Perché noi, qui nel Vecchio Continente, siamo i predatori del colonialismo e, poi, dell’anticolonialismo grazie alla folle costruzione da noi voluta di nuovi Stati nazionali autonomi e artificiali, guidati da élite autoctone, incapaci, violente e corrotte, a loro volta vittime e carnefici del post-colonialismo, affamatrici indiscusse dei loro disgraziati popoli, da loro stesse impoveriti, massacrati, derubati e perseguitati.

L’Onu, in merito, non ha davvero nulla da osservare e da fare?

E la politica nostrana?