di Leopoldo Falco

Prefetto di Trapani, fui invitato dal Sindaco di Castellammare del Golfo a presenziare alla inaugurazione, presso il cimitero cittadino, di uno spazio destinato ad accogliere gli sfortunati migranti non sopravvissuti al loro viaggio della speranza.

Era una iniziativa, a distanza di tempo altrove replicata, assolutamente sentita, e coerente con il clima di solidarietà e disponibilità all’accoglienza che si respirava nel territorio trapanese.

Nel salutarmi, all’inizio di una cerimonia toccante per la intensa partecipazione di cittadini e soprattutto di migranti, in più casi parenti di quelle vittime cui si dava degna sepoltura, il Sindaco mi presentò un personaggio già noto, che conosceva da ragazzo e che a distanza di un mese sarebbe diventato il Presidente di tutti gli Italiani: il professore Sergio Mattarella.

Costui, originario di quella città, mi disse che era solito frequentare settimanalmente la cappella di famiglia che ospitava il padre, il fratello Piersanti e la moglie prematuramente scomparsa. Me la volle mostrare e mi presentò dei giovani familiari: rimasi colpito dal garbo e dalla sobrietà della persona e, devo dire, dei parenti, che mi trasmisero una sensazione di pulizia e delicatezza d’animo.

Iniziata la cerimonia, il futuro Presidente ritenne di collocarsi alle spalle del sottoscritto e dei Sindaci presenti: conservo una foto che mi ritrae mentre, voltatomi verso di lui, lo invitavo ad affiancarci, cosa che, ringraziandomi, non fece.

Infine ci salutammo con garbato calore, riproponendoci di avere altre occasioni di incontro.

Divenuto Presidente della Repubblica, fui contattato dagli uffici del Quirinale per gestire nel modo migliore le visite che, con cadenza più rallentata, il Presidente intendeva continuare a fare ai suoi cari defunti.

Confrontandomi con il Questore, constatammo che il cimitero di Castellammare era situato in una posizione che rendeva complesse le misure di sicurezza, in quanto lo si raggiungeva con una lunga e angusta strada che conduceva a uno spiazzo nel quale si svolgeva il frequentato mercato cittadino.

Era necessario pertanto attivare più misure tra le quali, nel lasso di tempo nel quale si sarebbe svolta la visita presidenziale, la chiusura della strada e l’interdizione dello svolgimento del mercato.

Il tutto, raccomandava il Quirinale, andava effettuato con modalità che garantissero un “assoluto riserbo” che si rivelò da subito proibitivo: per la notorietà del personaggio, amatissimo e da molti personalmente conosciuto; per la sua volontà di raggiungere Palermo con un volo di linea, come un normale cittadino; perché era nota la sua abitudine di visitare con frequenza quel cimitero.

Su espressa volontà del Presidente veniva altresì richiesto che i servizi di sicurezza fossero invisibili, il che rendeva ancora più arduo il nostro compito.

Va anche detto che il cimitero, per sue naturali caratteristiche, è un luogo che rende difficoltoso un servizio di sicurezza, in quanto ogni tomba può celare un ordigno: per cui in quei giorni il sito fu frequentato da misteriosi personaggi, apparentemente dediti a piccole manutenzioni o alla deposizioni di fiori, che si aggiravano in particolare nelle prossimità della cappella di famiglia del Presidente.

Si notò anche un notevole intensificarsi di lavori manutentivi mirati a dare lustro al luogo, che impegnavano, in tempi anche serrati, più operai… e l’incontro tra costoro e quegli individui di sospetta identità dediti a non chiare operazioni fu improntato al reciproco sospetto…

Anche perché i siciliani, maestri nel gioco di sguardi, hanno una capacità tutta loro di “taliare” lo sconosciuto, che risulta in particolare non gradito se fa anche domande indiscrete…

Infine, all’ennesima raccomandazione del Quirinale di garantire la più assoluta riservatezza, feci presente che il telegiornale locale aveva diffuso la notizia dell’arrivo dell’insigne concittadino, dell’orario di atterraggio del volo di linea, anche rappresentando che sarebbe stato accolto lungo il suo percorso dalla cittadinanza che, conoscendo il luogo in cui era diretto, per rispetto e discrezione avrebbe manifestato tutto il suo affetto senza ostacolarne il cammino.

E così andò…

Il Presidente fu gratificato da un imponente bagno di folla senza rallentamenti e imbarazzi: il giorno dopo il Sindaco mi riferì compiaciuto che quella accoglienza, da lui gestita “anche”(!) d’intesa con le Forze di polizia, era stata assolutamente rispettosa della ben nota indole schiva e riservata della personalità.

La vicenda si è poi ripetuta e non mi risulta che vi siano mai stati problemi.

In conclusione, una storia molto “meridionale”, vissuta con meridionale calore e soprattutto meridionale rispetto. Anche con esemplare senso civico, da una comunità che “sa” come rendere omaggio a chi stima e vuole bene.

Per me, una ennesima esperienza e forse una lezione di vita in quanto, nonostante le mie origini “sudiste” e la mia lunga frequentazione siciliana, continuo a volte a rimanere sorpreso da quanto avviene in quella terra.

Che ancora una volta si dimostrava regno del possibile e palcoscenico di passioni e sentimenti tanto intensi e genuini, quanto particolari nelle loro manifestazioni.

Devo anche dire che conoscere i siciliani aiuta a fidarsi di più del prossimo e che la fiducia e il coinvolgimento nelle responsabilità fondati su comuni valori valgono più di qualunque atto di autorità in una terra in cui i tanti onesti hanno sempre avuto un rapporto particolare con lo Stato.

Fondato su un tutto loro senso della legalità e della giustizia e su un tutto loro rispetto per i loro paladini eletti, in quel contesto difficile, a testimoni di virtù e portatori di speranza.