di Antonio Corona*

Interlocutorio.

Per certi versi, così viene da definire l’incontro del 30 marzo u.s. con l’On.le Ministro delle OO.SS. del personale dell’Amministrazione civile dell’Interno(v., anche, Grazia Rutoli in AP-Associazione Prefettizi informa).

Per certi versi, si diceva, poiché dalla precedente, analoga riunione, non è che l’inquilino del Viminale sia rimasto con le mani in mano.

Anzi.

Ne è fattiva testimonianza la decretazione d’urgenza in tema di modifica degli articoli 50/c.5 e 54/c.4-bis TUEL, nonché di procedure correlate alla immigrazione, come pure i rapporti avviati con Paesi, interessati alle partenze o ai transiti, al fine del contenimento dei flussi in atto e della riammissione in quei territori dei non aventi diritto alla accoglienza.

Insomma, un Ministro dinamico e deciso che si impegna a realizzare ciò che ipotizza.

Una condizione non da poco, questa, per un confronto leale e proficuo, quali che siano le rispettive posizioni.

Su altro versante, il Ministro ha annunciato la presentazione alle OO.SS. di un progetto di rivisitazione complessiva della Amministrazione dell’Interno che, in una logica di insieme, dia anche risposta alle diverse istanze sindacali, progetto poi da veicolare in occasione della prossima legge di stabilità.

Si rimane in fiduciosa attesa.

Tra le questioni poste da AP nella circostanza.

Innanzitutto che, quando convertite in legge, le cennate modifiche al TUEL siano accompagnate da una direttiva alle prefetture – e, per loro tramite, ai Sindaci – “realmente” esplicativa, per una univoca e uniforme applicazione che elimini eventuali incertezze interpretative.

Per dire.

Sarà intanto opportuno, una volta per tutte, stabilire gli effettivi significato e portata dei “gravi” pericoli di cui all’art. 54/c.4.

Circa il novellato art. 54/c.4-bis, inoltre, circa prevenzione e contrasto delle situazioni che favoriscano l’insorgere di fenomeni criminosi o di illegalità, va precisato se le fattispecie ivi correlate(spaccio di stupefacenti, ecc.) abbiano carattere meramente esemplificativo o tassativo.

AP propende per il secondo in ragione, in primis, della tipicità e della nominatività di ogni provvedimento amministrativo che, si ritiene, vadano specificamente delimitate onde evitare possibili straripamenti di potere.

Questione non meno delicata attiene alla corretta lettura del comma in parola: “I provvedimenti adottati ai sensi del comma 4 sono diretti a prevenire e contrastare le situazioni che (…) riguardano fenomeni di abusivismo (…) o di violenza (…)”, oppure “I provvedimenti adottati ai sensi del comma 4 (…) riguardano fenomeni di abusivismo (…) o di violenza (…)”?

Nel richiamare le osservazioni su tipicità e nominatività, cosa altresì si intende esattamente per “fenomeni di violenza”, unica ipotesi peraltro non corredata di alcuna fattispecie di dettaglio e, per come formulata, dal carattere di assoluta genericità, foriero di futuro, serrato contenzioso?

Questione “immigrazione”.

È noto come, per prima e da sempre, AP vi rivolga continua (preoccupata) attenzione.

Sull’argomento, lo scrivente è ripetutamente intervenuto su queste colonne, pure appena qualche settimana fa.

Non si discutono le linee politiche succedutesi al riguardo.

Le prefetture, come sempre, hanno fatto e continueranno a svolgere fino in fondo la loro parte.

Benché, si soggiunge, non si possa garantire per i miracoli…

Gli sbarchi in costante aumento non inclinano a sfrenato ottimismo.

Rimane che il fenomeno gravi in massima quota sulle prefetture, con l’aggiunta di ulteriori elementi di difficoltà.

Tra gli altri possibili, l’accordo con l’ANCI.

La accoglienza deve essere assicurata dallo SPRAR.

È soltanto in caso di temporanee sue indisponibilità che dovrebbero subentrare le prefetture chiamate, appunto, a tamponare siffatte evenienze.

Con il tempo, invece, i ruoli si sono profondamente modificati, ormai costituendo, la rete delle prefetture, una sorta di SPRAR parallelo camuffato.

Nelle intenzioni, la citata intesa Viminale-ANCI dovrebbe segnare discontinuità e avviare una inversione del trend, contribuendo al contempo a una distribuzione della accoglienza proporzionata, diffusa, e sostenibile.

Si vedrà.

Nel frattempo, tuttavia, alcuni segnali orientano a pensare che l’accordo possa invece rivelarsi un… boomerang, finanche ostacolando la attività di continuo reperimento da parte delle prefetture, già di per sé assai problematica, di sempre ulteriori strutture straordinarie di accoglienza(CCAS).

Stando letteralmente a oggi, attività di reperimento resa – se possibile… – ancora più ardua, per esempio, dal nuovo schema di capitolato d’appalto per la fornitura di beni e servizi relativi alla gestione e funzionamento delle strutture di prima e di temporanea ospitalità, pervenuto in queste ore(!)(v. ministeriale Dipartimento Immigrazione n. 0004555 del 19 c.m.).

Beninteso, si comprende la esigenza di provare a rendere il tutto a prova di malaffare, fermo peraltro restando che tanta precipitazione pare proprio eccessiva considerato altresì che, a bandire le gare, siano le Prefetture, fino a prova contraria presidî posti a tutela della legalità su tutto il territorio nazionale.

Disposizioni simili, la si pensi come si vuole, rendono comunque ulteriormente complesse le correnti procedure.

Andrebbero dunque diramate con validità per l’anno successivo e non costringendo a “resettare” in corsa, nemmeno fossero la tela di Penelope, bandi di gara finalmente pronti a essere pubblicati a costo di una defatigante preparazione anche per la esiguità di risorse di personale a disposizione.

In proposito, tornerebbe decisamente gradito un tempestivo intervento da chi di dovere.

Per tacere, inoltre, delle (prevedibili?) conseguenze sul campo della recentissima normativa sui migranti minori non accompagnati.

Che, sarà certo un caso, sono in cospicuo aumento.

Assolutamente cruciale, la questione integrazione.

Lo stesso On.le Ministro vi si è intrattenuto più volte, come in “L’integrazione è decisiva. L’accoglienza ha un limite proprio nella capacità di integrare”(L’intervista Marco Minniti-«Così proteggeremo le città-Espulsioni per chi si radicalizza», Corsera, 9 aprile 2017, pag. 6).

In relazione a tanto, e ad altro ancora, AP ha rivolto all’On.le Ministro la richiesta di uno specifico, urgente incontro.

Si rimane fiduciosi in attesa.

A breve, auspicabilmente.

Un’ultima, sintetica notazione, rimessa alla attenzione dell’On.le Ministro.

Si parla e straparla di un Paese strangolato dalla burocrazia.

Sarebbe probabilmente più confacente disquisire su di una burocrazia soffocata dagli adempimenti, adempimenti non di rado di complessa attuazione e ricorrente mutevolezza, quanto di incerta utilità.

In tutta franchezza, si consenta, talune riforme, varate in nome della trasparenza della azione amministrativa, paiono in realtà sostanzialmente suggerite da una preconcetta dubitativa considerazione della correttezza del “pubblico”.

Secondo la vulgata dominante, tra i pubblici dipendenti “esistono” anche persone oneste e capaci, così inducendo a immaginare che la maggioranza non lo sia.

Non sarebbe maggiormente aderente alla realtà sostenere che tra i pubblici dipendenti, ovvero la generalità di essi, si annidino anche persone disoneste e incapaci?

Se la forma è sostanza, la differenza è sostanziale, di 180° il cambio di prospettiva.

Le riforme che interessano il pubblico impiego appaiono invece risentire di siffatto pregiudizio, tanto da venire reclamizzate principalmente per gli strumenti sanzionatori/pervasivi/inquisitori introdotti, anziché per la loro effettiva idoneità a incidere proficuamente sugli apparati amministrativi, migliorandone funzionamento e, quindi, livello e qualità dei servizi resi alla collettività.

Non sembra purtroppo discostarsi dalla norma la recente normativa sull’accesso civico generalizzato ex art. 5/c.2, d.lgs n. 33/2013, come modificato dal d.lgs n. 97/2016.

Disposizione che consente a chiunque, pure senza alcun diretto interesse, di accedere a dati e documenti detenuti dalle pubbliche amministrazioni, ulteriori rispetto a quelli già oggetto di pubblicazione ai sensi del d.lgs n. 33/2013 – nel rispetto dei limiti relativi alla tutela di interessi giuridicamente rilevanti secondo quanto previsto dall’art. 5-bisallo scopo di favorire forme diffuse di controllo sul perseguimento delle funzioni istituzionali e sull’utilizzo delle risorse pubbliche e di promuovere la partecipazione al dibattito pubblico.

Una p.a., in quanto ritenuta covo di possibili malandrini, alla mercé degli umori del primo che passa…

E pazienza se, specie nonostante le note, significative carenze di organico, qualcuno, sottraendolo al quotidiano lavoro d’ufficio e dunque alla erogazione dei suddetti servizi, dovrà dedicare tempo prezioso a esaudire tali istanze, magari stravaganti, sottraendolo al quotidiano lavoro d’ufficio e alla ordinaria utenza.

L’impressione è che questi pubblici dipendenti siano presentati tutti come potenziali lestofanti e che sia perciò bene farli sentire sempre con il fiato sul collo.

Chissà che quanto sta accadendo non stia contribuendo a una costante erosione di quell’indispensabile rapporto di fiducia che, ovviamente corredato da ragionevoli forme di verifica e controllo, dovrebbe intercorrere tra cittadino e istituzioni, tra amministrati e amministratori.

Come sorprendersi quindi se la gente comune preferisca allora affidarsi a internet e alla televisione piuttosto che seguire, per dire, le indicazioni di un Ministero della Salute(v., da ultimo, vaccini contro morbillo, papilloma virus).

D’altra parte, a forza di seminare vento…

*Presidente di AP-Associazione Prefettizi