A chi si accinga a farlo, già il semplice pronunciarne ad alta voce il nome può incutere il timore di non esserne degni.

Conforta peraltro che non possa pretendersi il possesso di talenti, analoghi a quelli del relativo autore, in coloro che intendano comprendere, apprezzare, persino discutere un’opera d’arte, accomunati tra l’altro come siamo da una medesima natura, umana, inesorabile nell’inchiodarci tutti alla imperfezione e alla incompiutezza.

Giovanni Falcone: un gigante?

Viene da chiedersi in qual modo, un semplice… mortale, potrebbe allora porsi nella stessa prospettiva dalla quale, da quella vertiginosa altitudine, Giovanni Falcone abbia interpretato il mondo circostante, addivenendo altresì a scelte costategli infine la vita.

Giovanni Falcone: un eroe?

Drammatico, in Vita di Galileo, il passo della abiura (delle tesi copernicane e da egli stesso propugnate) innanzi alla Inquisizione, cui lo scienziato pisano si rassegna pur di sottrarsi alla paventata tortura.

In quel frangente, Bertolt Brecht gli mette in bocca la celeberrima “Beato quel popolo che non ha bisogno di eroi”, facendo in tal modo intendere come sia tuttavia configurabile, almeno in via di ipotesi, una realtà dove libertà e rispetto reciproco, godendo piena cittadinanza, costituiscano perciò appannaggio di chiunque, con nessuno ogni volta costretto, fosse pure solo per invocarli, a indossare i panni dell’eroe di turno.

Anche perché, se la questione fosse una di quelle riservate esclusivamente a “eroi” o pretendenti tali, chiunque altro, senza siffatti skill, ne sarebbe tagliato fuori e relegato, come di fatto sarebbe, al ruolo di spettatore passivo.

Vi è invece bisogno di ordinarietà, di gente comune profondamente convinta che il magistrato palermitano, la sua sposa, i ragazzi della scorta, siano state persone normali, imperfette, esattamente come tante altre; che i comportamenti, il coraggio, la determinazione da loro dimostrati, siano pertanto nelle corde, nelle potenzialità, nelle capacità di ognuno.

L’altolà! alle mafie, alle illegalità, alle violenze, ai soprusi di qualsiasi genere, è compito primario e ineludibile di una intera comunità, di un intero popolo, a tutela delle regole che esso ha ritenuto democraticamente di darsi e che a nessuno è consentito infrangere.

Per questo, un impegno condiviso, non sulle spalle soltanto di un manipolo, per quanto valoroso e qualificato, di giganti ed eroi.

Grazie dunque, Giovanni Falcone, per quella espressione bonaria, mite, per quel fisico certo non da… superman, con i quali hai dimostrato quanto possa una persona qualsiasi, non un personaggio della Marvel Comics.

Grazie per il tuo esempio, grazie per avere aperto e segnato un sentiero, lungo, impervio, difficile, irto di ostacoli quanto si voglia.

Ma pur sempre una via.

Alle Istituzioni, ai cittadini tutti, ciascuno per la propria parte, scongiurare che tempo e incuria la ricoprano con la polvere della ignavia.