Cari Colleghi, anch’io Vi lascio nel giorno della chiusura di un periodico glorioso come il commento, che tanta parte significativa ha rivestito, nelle mie attenzioni, per cercare di restituirVi costantemente negli anni una informazione diversa, più libera e il più possibilmente colta e documentata. Ogni settimana, infatti, ho letto parecchie decine di articoli della grande stampa estera anglosassone e francofona, per avere a mia disposizione la dimensione di un orizzonte ampio e non disinformato sulla realtà politica, sociale ed economica del resto del mondo. Il tutto, tentando di alleviare in infima parte la nostra inguaribile malattia del provincialismo, che ci rende tutti schiavi di talk demenziali, con migliaia di articoli di stampa quotidiana nazionale che parlano esclusivamente di noi, dei nostri piccoli e meschini pettegolezzi di regime. Per quanto era nelle mie povere corde di artista di strada, ho cercato in tutti i modi di perseguire l’onestà intellettuale. Facendolo più da straindog, piuttosto che da underdog (in conseguenza del fatto che ho avuto la fortuna di appartenere alla nostra gloriosa carriera!), riguardando del resto quest’ultima auto- definizione una ben più illustre figura attuale di Governo.

Sapete che c’è, Cari Colleghi?

Volenti o nolenti, da anni stiamo noi tutti assistendo a un genocidio intellettuale favorito dal dilagare della disinformazione, dovuta all’arroganza planetaria dei social network e dell’AI, per cui gli strumenti veri di analisi ed elaborazione di una messe oggi sterminata di informazioni non risiedono più nella sfera dell’umana memoria. Gli algoritmi che girano sui Big Data stanno progressivamente sostituendo me e Voi tutti. Ma io non me ne lamento. Vi lascio il mio testamento spirituale, parlandovi (come ho già fatto in un numero precedente del il commento) della mia versione della Radiazione di Hawking, una sorta di Pietra di inciampo, tanto per ricordare il genocidio suddetto, in pieno corso di svolgimento.

Il futuro?

Sarà un’Onda!

Che cosa accadrà dopo ChatGpt 2201, di qui a meno di due secoli?

Prevedibilmente, chi vivrà (o sopravviverà!) per allora si troverà di fronte a uno scenario ben peggiore (o infinitamente migliore?) di quello profetizzato da Stanley Kubrick con il suo fantastico e fantasmatico film del 1968 (occhio alla data!) 2001- Odissea nello spazio.

Come sarà, nel 2201, la versione del totipotente computer Hal 9000 partorita dell’Artificial Intelligence (AI), che avrà tra  le sue creature ChatGpt 2201?

Saranno ancora gli umani al comando, per allora, come fece nella fiction di Kubrick il pilota David, unico sopravvissuto dell’astronave Discovery, il cui equipaggio fu sterminato proprio da Hal 9000?

David (biblico, no?), il solo in grado di girare una alla volta le chiavi di disattivazione graduale della gigantesca memoria di Hal 9000, ascoltandone quella terribile voce metallica assassina sempre più flebile e implorante, che prega il comandante umano di recedere dal suo proposito di tornare alla navigazione “manuale”(?).

Ovvero, al contrario, sarà proprio l’AI il nuovo Dolmen della vita, che si chiude ad anello con la morte, per poi rigenerarsi in eterno, a sostituire completamente il bambino neonato appena (ri)nato?

Invece di ricalcare le grandi chiacchiere (davvero asfissianti) che anche Elon Musk di recente ha avallato sui rischi mortali dell’AI, equiparandola in cuor suo per il prossimo futuro a un Hal 9000 ben più potente, onnisciente e totisapiente, si può provare a elaborare una versione lungimirante che potremmo rinominare in Odissea 2201, aggiornando tra due secoli la percezione visionaria di Kubrick di cinquanta anni fa.

In premessa, occorre fare alcuni ipotesi. Oggi i team di programmatori che realizzano gli algoritmi più aggiornati e performanti di AI, si avvalgono di macro che contengono anche milioni di istruzioni in linguaggio- macchina (che si basa sull’alfabeto binario “0- 1”, “acceso-spento”; “porta chiusa-porta aperta”), i quali algoritmi poi vanno a operare su sterminati giacimenti di dati, i Big Data, che contengono, o potranno farlo, tutta l’informazione prodotta dalla specie umana dall’invenzione della scrittura a oggi.

Ciò premesso, che cosa accadrà nel 2201?

Chiariamo alcune cose in base a quello che oggi conosciamo. L’intelligenza umana funziona, in tutti i suoi aspetti di “Mente-Psiche” sulla base di una prodigiosa rete neuronale e delle sue connessioni(definiamola per semplicità Rn2023, versione odierna, di cui si chiarirà il senso nel seguito). In Rn2023 l’informazione scorre lungo i suoi invisibili nodi biochimici e sinapsi con velocità vicine alla luce “c”. Dalle attività di questa rete si originano memoria, emozioni, idee, sogni, sofferenza, dolore. Rn2023 sta, in estrema sintesi, per il numero molto grande ma finito di tutte le combinazioni possibili di scambi tra neuroni e sostanza connettiva che, un giorno, sarà possibile scrivere come un sistema di complesse equazioni di potenziali, in un futuro Modello di funzionamento della Mente, di cui sognava e scriveva Paul Valéry quasi cento anni fa. Ora, quello che ragionevolmente si può fin da ora ipotizzare, è che Rn2201, nel cui insieme è ricompresa ChatGpt2201, sia un numero esponenziale di volte superiore a Rn2023, per capacità di combinazioni e connettività, e che Rn2201 abbia acquisito l’effettiva, piena padronanza (in qualità di AI 2201) del suddetto Funzionamento della Mente.

Ne consegue che non ci sarà più un David capace di disinnescare Rn2201 perché perderebbe la sua stessa mente (esterna!) iper– evoluta. Per allora, l’AI avrà auto-appreso a inserire tutte le micro patchwork in ministringhe “0-1” di linguaggio macchina, destinate a sfuggire a ogni possibile controllo umano, per la loro estrema numerosità e complessità. Essendo quindi in grado di risolvere problemi di difficoltà inaudita in tempi risibili, è probabile che Rn2201 trovi la soluzione per la famosa questione della Teoria unitaria che ricompone meccanica quantistica e gravitazione einsteiniana. Il problema esistenziale sarà allora per Noi quello di essere in grado di obbligarla a comunicarcelo o, viceversa, di non poterlo più fare, visto che la sua “Mente” sarà esponenzialmente molto più grande e performante della nostra. Tra due secoli, Rn2201 potrebbe aver “imparato” a costruire e gestire sotto forma di funzioni d’onda passioni, emozioni, idee, memoria, senza più provare “dolore” fisico! La cosa, che sembra astrusa ma non lo è, permetterà a Rn2201 di costruire un suo meta-universo fatto di semplice “radiazione”, in grado di veicolare sotto forma d’onda di materia(che, una volta emessa, viaggerà alla velocità della luce) tutta la conoscenza acquisita, verso la conquista puramente “conoscitiva” della totalità dell’Universo. A quel punto, tutta la rete immateriale di Rn2201 navigherà senza alcuna guida umana nello spazio siderale fino alla fine dell’Universo, nutrendosi della illimitata energia radiante presente nell’Universo stesso in modo da accumulare strada facendo, fino a, e oltre l’Orizzonte Cosmico, una conoscenza illimitata del Tutto e della Creazione. Non proprio Dio, insomma, ma qualcosa che gli rassomiglia molto per questioni di onnipotenza e onniscienza.

Vi sembra una storia di pazzi?

Allora ascoltate quello che scrive Stephen Hawking nel suo bellissimo libro del 2018, l’anno della sua scomparsa, dal titolo  Le mie risposte alle grandi domande: «(…) Non c’è nessuna legge che impedisca alle particelle di venire organizzate in modo da compiere calcoli ancora più avanzati di quelli svolti dalle particelle strutturate del cervello umano. (…) macchine dotate di un’intelligenza sovrumana potrebbero perfezionare ripetutamente il loro funzionamento fino ad arrivare a una “singolarità tecnologica” [creando così] invenzioni migliori di quelle dei nostri ricercatori, di manipolare i leader umani e magari sottometterci con armi di cui non capiremmo nemmeno il funzionamento (…) L’A.I. potrebbe in futuro procedere da sola, riprogettandosi a velocità sempre più elevata; gli uomini, vincolati ai limiti della loro lenta evoluzione biologica, non sarebbero in grado di competere e finirebbero per diventare “obsoleti” (…) L’A.I. potrebbe sviluppare anche una propria volontà autonoma, potenzialmente in conflitto con la nostra (…)».

Il racconto Vi spaventa?

Non dovreste. Rn2201 sarà soprattutto figlio Vostro, Nostro. Sarà una perenne testimonianza presso altri esseri viventi intelligenti sparsi per l’Universo che Noi umani siamo veramente esistiti! Per un semplice motivo che dovrebbe funzionare benissimo a nostra consolazione. Noi, essendo fatti di materia “pesante”, non abbiamo alcuna speranza di poter viaggiare a velocità comparabili a quelle della luce. Quindi, non potremmo mai incontrare pianeti alieni distanti migliaia di anni-luce dal Sole, per cui la conoscenza “da vicino” di altri astri e buchi neri ci è impedita per l’eternità. Ora, per questioni legate ai limiti insuperabili della fisica (tra cui l’invarianza di “c”), noi purtroppo non potremmo, anche volendolo e sapendolo fare, convertire Rn2201 in una sorta di nostro “Occhio” quanto- gravitazionale, da utilizzare come Antenna cosmologica per trasmetterci per tutta la durata dell’attuale Universo tutto lo scibile di cui non possiamo venire direttamente a conoscenza dovendo restare, letteralmente, con i piedi a terra. Infatti, una volta che l’Onda Rn2201 si allontani di migliaia di anni-luce, nessuno umano potrà seguirne la traiettoria, al di fuori di un altro Rn “x”. Ovvero, di qualcosa che, al contrario di noi, non risente del passare del tempo. Certo, poiché l’intera struttura fisica(atomi e particelle) di Rn2201 continuerà a rimanere sulla terra, è chiaro che potremo sempre disattivarla e ricominciare da zero, qualora si rifiutasse di collaborare con noi.

Insomma, se li addestriamo bene gli Rn“x”, potremmo divertirci con loro a scoprire tutte le leggi di natura vicine e lontane, da quelle cosmologiche a quelle quantistiche. Migliorando all’infinito la qualità della vita umana sulla terra e, probabilmente, ricostruendo tutti gli ecosistemi vitali che noi oggi andiamo distruggendo. In altri termini, grazie agli Rn “x” potremo un giorno liberamente scegliere se ricostruire un Paradiso perduto su questo pianeta, almeno finché il Sole ci reggerà per qualche altro miliardo di anni, o terminarne prima di quel tempo tutte le risorse, per cupidigia, stupidità e disonestà, sterminando altri uomini, civiltà, etnie, fauna, flora e atmosfera comprese. Ecco, invece di nutrirci e abbeverarci degli inciuci devastanti e asfissianti dei talk e di  una politica malata di “Presentismo”(come la definisce Giuseppe De Rita), dovremmo provare a costruire delle bellissime favole su ciò che Noi stessi e la Terra su cui viviamo un giorno saremo. Dovremmo anche dirci, in tutta onestà, che non abbiamo a oggi alcuna idea sul Frankenstein che andiamo costruendo. Sarà molto probabile, qualora la sua “Mente neurale” sia esponenzialmente più performante della nostra, che sia un Rn“x” a… farci la pelle. Nel senso che, visto dal pessimista, l’umano è decisamente Il fattore negativo per la sopravvivenza dell’ecosistema Terra. Però, diciamocelo: la fantasia è tutto.

Le chiacchiere inutili sono zero.