Manifestazione 2 giugno 2021 a Forlì

2 giugno 2021 75° anniversario della fondazione della Repubblica (a Forlì)

Cronaca di un evento

di Antonio Corona*

Introduzione.

Non è stato un 2 giugno qualsiasi, quello di quest’anno, tantomeno semplice da organizzare.

Settantacinquesimo da onorare come si convenga, ancor più per la intrinseca sua valenza simbolica correlata alla invocata, e auspicabilmente definitiva, “svolta” in atto.

Consegna dei diplomi(trentanove…) di onorificenze O.M.R.I.(Ordine al Merito della Repubblica Italiana), conferite in particolare a quanti si siano particolarmente prodigati e distinti nelle attività di gestione della emergenza pandemica.

Il tutto, in una situazione significativamente condizionata dalle restrizioni anti-covid.

Non ultimo al fine di scongiurare possibili assembramenti, la soluzione più ragionevole e funzionale è apparsa quella di “spacchettare” l’“evento” in tre distinti quanto comunque consequenziali “segmenti”(in altrettante differenti location), ognuno con il dovuto rilievo.

Primo “segmento”: cerimonia di consegna dei Diplomi di onorificenze O.M.R.I..

1° giugno, ore 17.45, interno Prefettura(giardino).

Consegna diplomi.

Una play-list di motivi, in versione originale, in voga nel 1946(straordinario, tra gli altri, Eulalia Torricelli di Forlì), unitamente ad alcune hostess per la circostanza, inappuntabili e comprese nel ruolo, accolgono autorità, insigniti e accompagnatori – tutti muniti di auto-certificazioni, “termo-testati” agli ingressi e rigorosamente “mascherinati” – per farli accomodare nei posti riservati, distanziati come da disposizioni vigenti.

Si inizia.

Sull’aria di 1900’s theme – motivo conduttore della colonna sonora, a firma del M° Ennio Morricone, de La leggenda del pianista sull’oceano – lungo il vialetto, e ai lati della pedana di consegna delle onorificenze, si dispongono in coppia Carabinieri, Finanzieri e Poliziotti in alta uniforme.

Breve pausa.

La suggestiva timbrica vocale di Luca Violini rende come d’incanto presenti e palpabili le atmosfere di quel lontano 7 gennaio 1897, a Reggio Emilia, Giosuè Carducci a celebrare – con l’orazione da egli appositamente composta, Per il Tricolore – il primo centenario di quella che sarebbe divenuta un giorno la Bandiera nazionale.

Alla declamazione dei colori(il bianco…, il verde…, il rosso…), su di un discreto accenno in sottofondo di Eppure sentire(base) di Elisa, una alla volta – ciascuna con un compagno di scuola in jeans, camicia bianca e fascia alla vita, a cavalier servente – ecco lo sfilamento per il vialetto, fino alla pedana, di tre splendide studentesse dell’Istituto Tecnico Saffi-Alberti di Forlì.

Come ancelle di un evo remoto, costellato di vittorie e di gloria consumate all’ombra di aquile superbe, le ali dispiegate, emblemi di una straripante Roma imperiale depositaria e arbitra dei destini di un intero emisfero, le ragazze si mostrano con indosso una semplice veste, azzurra, impreziosita da una sorta di stola, a mo’ di scialle, tinta, rispettivamente, di rosso, bianco, verde.

È di nuovo silenzio, l’orazione riprende sovrana il suo incedere.

Proferite le ultime parole, di nuovo, stavolta senza più mediazioni, Eppure sentire.

Compare la quarta ragazza.

La veste è bianca, simbolo di incontaminata purezza.

Alla sua sinistra, a un paio di passi di distanza, un cavalier servente, fascia bianca in vita.

Leggiadra nel portamento, la ragazza, percorso il vialetto, si colloca al centro della pedana.

Le si fanno subito intorno le “ancelle”.

Con movenze studiate, le si fanno intorno per cingerle le braccia con le proprie stole che, insieme, compongono il Tricolore.

Scendono dalla pedana, la ragazza ivi assisa lentamente raccoglie le mani davanti al viso.

Il brano musicale si avvia al termine.

Qualche secondo.

L’emozionato silenzio è rotto imperiosamente dall’Inno, tutti in piedi, eseguito da Mario Del Monaco.

La ragazza con il Tricolore apre le braccia, immagine simbolica di una Italia protesa verso tutti i propri figli.

“Sì!”.

L’Inno è giunto a conclusione, si tace.

Ragazze e ragazzi si accommiatano compostamente.

Si procede con i diplomi di onorificenza.

Gli insigniti vengono chiamati uno ad uno, ad attenderli per la consegna Prefetto e Sindaco del Comune di residenza.

I loro passi sono coperti dagli applausi e dalle note del M° Morricone.

Autentica e commossa è la standing ovation per Natascia Casadei, l’insignita vedova di Lorenzo Facibeni, compianto Vigile del fuoco vittima del covid contratto nell’adempimento del dovere, al quale, pochi giorni prima, è stato intitolato il Comando provinciale.

Infine, un graditissimo “fuoriprogramma”.

Al Prefetto l’onore di consegnare la Medaglia di bronzo al valore dell’Esercito al Primo Caporal Maggiore Diego Magno Massotti, in forza al 66° Trieste di stanza a Forlì, per l’esemplare coraggio profuso nel corso di una operazione militare a Herat, Afghanistan, il 2 gennaio 2019.

Sono i saluti.

Agli insigniti, il Prefetto rivolge due sole, semplici parole, invero pesanti come macigni: “Siatene degni!”.

A tutti, il più cordiale arrivederci con un pensiero dedicato a uno dei massimi cantautori italiani, scomparso di recente: Franco Battiato.

Il pomeriggio si chiude con la sua voce nella inconfondibile e struggente La stagione dell’amore.

Foto Gallery Onorificenze

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Secondo “segmento”: uscita del Tricolore dal Palazzo del Governo.

2 giugno 2021.

Forlì, piazza Ordelaffi, antistante al Palazzo del Governo.

Ore 9.15.

Palpabili l’attesa e la curiosità.

Potente e pulita, improvvisa quanto inattesa, si alza nell’aria la voce suadente di un violoncello.

Sapienti dita nervose cesellano virtuosismi incastonati in sequenze armoniche restie a offrirsi nella immediata riconoscibilità ai palati anche i più sopraffini.

Incalza d’un tratto il ritmo, il brano infine si disvela.

È Kashmir, Led Zeppelin.

A intonarlo è sempre il violoncello, non più solitario, bensì corroborato da una orchestra intera insolentita dalla impertinenza di graffianti chitarre elettriche.

Neanche il tempo perché la sorpresa si dilegui, che il portone della Prefettura lentamente già si dischiude.

In controluce, le figure di due Poliziotti.

Avanzano, si posizionano ai lati, solenni e austeri nella loro alta uniforme.

Kashmir sta intanto esplodendo gli ultimi bagliori di note intimamente consapevoli e soddisfatte di avere adempiuto in pieno il compito ad esse assegnato.

Qualche momento ancora.

Il Prefetto valica la soglia del Palazzo del Governo.

Si dirige verso il leggio.

Prende la parola.

“2 giugno 2021, settantacinquesimo anniversario del referendum che decretò la nascita della Repubblica.

L’esito di quel voto sugellò, senza possibilità di appello, la chiusura di una tragica parentesi storica protrattasi per oltre vent’anni.

Da quel voto scaturì la Costituzione, al centro l’essere umano, comunità di sorelle e fratelli.

Una Costituzione che non concede spazio alcuno a discriminazioni e vessazioni di sorta.

Una Costituzione posta a inespugnabile presidio dei diritti fondamentali, e correlate responsabilità, di ciascuno di noi, cittadini liberi e consapevoli.

Una Costituzione che fonda la sua profonda ragion d’essere sul rispetto reciproco.

Reciproco rispetto.

Presupposto di ogni sentimento vero, puro, incontaminato, gratuito.

Immacolato.

Reciproco rispetto, baluardo formidabile a garanzia di ogni vivere civile.

Un vivere civile temprato, in questi interminabili, ultimi mesi, dalle sofferenze, dalle ansie, dalle angosce per il presente e per l’avvenire.

Sembra ora finalmente giunto il momento di rialzare il capo, di riappropriarci, con le dovute cautele, della vita, della nostra vita, della vita di tutti i giorni, di una vita come voglia di viverla questa vita.

Possa, questo 2 giugno, segnare idealmente l’aurora, irreversibile e luminosa, di un novello inizio.

Di una ordinata, ritrovata, rinnovata, serena convivialità.

Un 2 giugno che, come sempre vorremmo fosse, sappia e sia di giornata di festa.

Al quale sia dunque la musica, nelle sue diverse declinazioni, colonna sonora della nostra esistenza, a offrirsi damigella per un primo benvenuto.

Buon compleanno e grazie, amatissima nostra Repubblica.”.

Avanti, dunque, che la Festa abbia inizio.

“Musica, mio primo, mio ultimo amore.

Musica del futuro, musica del passato.

Vivere senza musica, mi sarebbe impossibile.

È lei che mi è accanto, è lei che mi sostiene

nel mio continuo peregrinare lungo i travagli di questo mondo.”.

È la libera traduzione di Music, di John Miles.

Su quelle prime, inconfondibili note, dal Palazzo del Governo, come irrefrenabili, gioiosi folletti, sciamano sul piazzale allieve e allievi della scuola Ateneo Danza di Forlì.

Due di loro intonano i versi del brano, gli altri si producono in acrobatiche coreografie volte a riempire sguardi gradevolmente sorpresi, quanto avidamente incuriositi, di invitati e di improvvisati spettatori.

“Missione compiuta!”.

I “folletti” tornano quindi a trovare temporaneo ricetto all’interno del Palazzo.

È ora il turno dei ragazzi del Saffi-Alberti, già ammirati protagonisti, il pomeriggio precedente, in occasione della consegna delle onorificenze.

Al fianco premurosi cavalier serventi, e ognuna con una stola di un colore della bandiera nazionale e un bouquet di fiori azzurri, le tre “ancelle” anticipano l’ingresso degli ultimi due ragazzi.

Lei, bellissima nella veste bianca, ha il Tricolore raccolto sulle braccia e reca fra le mani una composizione floreale verde, bianca, rossa.

Lui(il mio adoratissimo figliolo Marco Valerio), jeans, immacolata camicia bianca come la fascia che gli cinge la vita, calzature sportive.

Prendono tutti posizione sulla melodia di Never enough, da The greatest showman.

Ecco i “folletti” tornare a imperversare sulla piazza nella esecuzione canora e coreografica di This is me, ancora da “The greatest”, “manifesto” a suo modo della piena dignità umana di ogni diversità, vera o presunta tale che sia.

Sottraendosi alle giustificate lusinghe degli scroscianti applausi di presenti ormai piacevolmente ammaliati dalla inusuale rappresentazione, conclusa la performance i “folletti” si dileguano nel tempo di un amen.

Il ristabilito silenzio, gravido di attesa, è squarciato dal ritmico rullare di batteria e dall’incedere lacerante del suono di una chitarra elettrica.

È Innuendo.

Lo straordinario omaggio alla libertà concepito dal genio maturo dei Queen, la voce di Freddie Mercury segnata dalla sofferenza, accolgono tra battimani entusiastici i motociclisti dell’Arma, della Polizia di Stato, della Polizia locale di Forlì – cui a breve si aggregheranno quelli della Polizia penitenziaria – fari e lampeggianti accesi, per andare a formare una specie di immaginario quadrilatero, il cui perimetro, sotto l’avvio martellante di One vision, ospiterà i ragazzi con il Tricolore lungo il tragitto verso piazza della Vittoria, Monumento ai Caduti.

Terzo “segmento”: cerimonia celebrativa 75° anniversario della fondazione della Repubblica.

È lì, infatti, che, sulla falsariga del settantaquattresimo anniversario, si svolgerà la cerimonia celebrativa, introdotta quest’anno dalla magistrale interpretazione di Lorenzo Pieri – in servizio al C.A.P.S.(Centro Addestramento Polizia di Stato) di Cesena – della orazione di Pericle rivolta agli Ateniesi in commemorazione dei caduti del primo anno della guerra del Peloponneso(431 a.C.).

È lì che, con Innuendo(stavolta soltanto base), si posizionano tutte le rappresentanze di circostanza e, dopo avere compiuto un intero giro della piazza, gli stessi motociclisti.

Particolarmente toccante, persino struggente – come variazione, quest’anno, per colonna sonora è Honor, main title theme from The Pacific, nella versione prima consueta, a seguire for oboe and strings – l’ascensione del Tricolore sui gradini del Monumento.

Tricolore affidato infine alla presa sicura dei militari del 66° Trieste, di stanza a Forlì, in attesa accanto al pennone per l’Alzabandiera.

Nel rigoroso rispetto del protocollo, tutti in piedi per l’Inno eseguito dalla Banda Città di Forlì.

La Bandiera, esaurita la sua corsa lungo l’asta verso il nitido azzurro del cielo di una mattina di tarda primavera, si dispiega finalmente in tutta la sua coinvolgente maestosità.

La commozione fa oramai sfrontatamente capolino da mascherine scopertesi inopinatamente incapaci di dissimulare le espressioni del volto.

In piedi, il Prefetto ascolta assorto il messaggio del Signor Presidente della Repubblica, salutato dai convinti battimani dei presenti.

Due militari, divise e portamento inappuntabili, seguiti dal Prefetto, con la Banda a eseguire La canzone del Piave, si avviano poi verso il Monumento per deporvi una Corona.

Al centro della piazza, solitario, un loro commilitone imbraccia la tromba.

È Il silenzio, tributo ai nostri Caduti.

Ultimato, il Prefetto sfiora la Corona con le mani, come a sistemarla, e torna al posto.

Dichiarata formalmente conclusa la cerimonia, la speaker gli cede la parola per un breve saluto di commiato.

Ringraziati tutti coloro che, con la loro collaborazione, hanno contribuito alla celebrazione, il Prefetto invita i “folletti” a un richiesto, applauditissimo bis.

È finita.

Sulle note di Somebody to love, nella interpretazione di George Michael, cala il sipario su una manifestazione che temerario forse non è definire catartica.

Così almeno paiono sugellarla gli eloquenti sorrisi di quanti vi abbiano partecipato.

All’anno prossimo.

Considerazioni a commento.

Quale il senso della manifestazione per come realizzata?

Perché tanta musica e perché quel tipo di musica?

Lasciamo che a disvelare il tutto sia un osservatore… “neutrale”, Giovanni Petrillo, su ForlìToday del medesimo 2 giugno.

““Due Giugno tricolore, giovane e rock sulle note dei Queen per dire “no” alle discriminazioni.

Aveva assicurato che ci sarebbero state tante sorprese nella celebrazione del Due Giugno a Forlì e il prefetto Antonio Corona ha mantenuto la parola.

Azzurro tricolore, giovane, ma soprattutto rock. “Perché il rock nasce come un segno preciso di rottura”, in particolare da mesi scuri e dolorosi condizionati dall’epidemia da covid-19. Aveva assicurato che ci sarebbero state tante sorprese nella celebrazione del Due Giugno a Forlì e il prefetto Antonio Corona ha mantenuto la parola.

Una cerimonia orchestrata in due fasi ed entrambe ricche di simboli, a partire da quello dei giovani, ali danzanti e vogliosi di spiccare il volo e ripartire, per poi toccare temi di stretta attualità, come la lotta alle discriminazioni attraverso le note dei leggendari Queen.

“Desideravo che questo 75esimo della Repubblica fosse interpretato come un segno di rottura da questi ultimi mesi, freddi e vissuti senza poter uscire e limitati in tutte le libertà fondamentali”, le parole del prefetto Corona, direttore di una cerimonia che ha emozionato e commosso un pubblico attento e composto, e sempre con la mascherina ben incollata sul volto.

E attraverso il linguaggio universale della musica e della danza la manifestazione ha voluto rappresentare la svolta a cui è chiamato il nostro Paese.

Ed ecco quindi le evoluzioni dei ragazzi di Ateneo Danza in Piazza Ordelaffi prima sulle note di Music e This is me, “che hanno dato corpo alla musica nelle sue diverse articolazioni, rappresentazione e simbolo virtuale e ideale di tutte le arti che sono state così compresse in questi ultimi mesi”.

I Queen e il “no” alle discriminazioni.

Ma è indubbio che a toccare le corde delle emozioni della platea è stata la voce mai tramontata di Freddie Mercury, con Innuendo, che ha preceduto l’ingresso del tricolore, e One vision, brani volutamente protagonisti della festa “perché riprendono importanti concetti che sono riportati nella nostra Costituzione – ha spiegato Corona -. La libertà, il rispetto, il fatto che nessuno debba essere discriminato. Tutti quanti hanno il diritto di vivere la propria vita in libertà, uno dei principi fondamentali della nostra Repubblica e della nostra democrazia”.

Un Due Giugno quindi per dire “no alle discriminazioni, no al bullismo e no alle repressioni”.

Concetti ribaditi attraverso la toccante voce di Lorenzo Pieri con la lettura del brano Pericle agli Ateniesi(“Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo”; e “crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore”).

Il tricolore e la cerimonia in Piazzale della Vittoria.

La manifestazione ha avuto anche un filo conduttore con la celebrazione dello scorso anno, con i ragazzi dell’Istituto Saffi Alberti ad accompagnare il tricolore dal Palazzo del Governo fino al Monumento ai Caduti di Piazzale della Vittoria, “che rende omaggio ai nostri concittadini che sono morti per il nostro Paese e che rende loro onore”.

Quattro ragazze con i colori simbolo, scortate dalle pattuglie in moto di Carabinieri, Polizia di Stato, Polizia Penitenziaria e Polizia Locale: tre vestite di azzurro, con fasce bianco, rosso e verde.

E poi una quarta vestita di bianco con uno scialle tricolore.

Tutte in cammino dalla quinta di viale della Libertà sulle note di Honor(The Pacific).

Il rosso, simbolo della “passione ed il sangue dei martiri e degli eroi”; il bianco, a rappresentare “la fede serena alle idee che fanno divina l’anima nella costanza dei savi”; e il verde, “la perpetua rifioritura della speranza a frutto di bene nella gioventù de’ poeti”.

In tanti poi con la mano sul cuore sulle note di Fratelli d’Italia, suonato dalla banda Città di Forlì, e Il silenzio eseguito dal trombettiere del 66esimo reggimento Fanteria Aeromobile Trieste e che ha reso onore ai Caduti.

Corona ha ricordato anche le onorificenze consegnate martedì pomeriggio in Prefettura, con le pergamene anche nelle mani degli operatori sanitari che hanno combattuto in prima linea il covid, e che devono continuare ad essere “esempio e testimoni nei confronti di tutti”.

Chiosa finale col bis delle esibizioni dei ragazzi di Ateneo Danza, le note dei Queen con Somebody to love ed una promessa per la prossima Festa della Repubblica: “Se non avremo restrizioni facciamo i botti”.””

Così Erika Nanni sul Corriere Romagna Forlì-Cesena del 3 giugno.

“”Musica rock e danze per rinascere dal Covid-Led Zeppelin e Queen per rimarcare il desiderio di lasciarsi alle spalle le restrizioni a favore della libertà senza discriminazioni.

(…) Danza e musica insieme a sottolineare, a detta del prefetto, le «arti che sono state così compresse durante i lunghi mesi di pandemia».

Il discorso del rappresentante dello Stato alla città di Forlì ha voluto infatti toccare proprio i temi «della libertà, del “no” alle discriminazioni, del “no” al bullismo», adducendo un’altra spiegazione della scelta di “incorniciare” la celebrazione con la musica rock.

«Se si leggono i testi – ha dichiarato il prefetto Corona – si può notare come i temi affrontati siano proprio quelli della libertà e del rispetto. Si afferma il diritto di ognuno di vivere la propria vita liberamente e come desidera». (…)”.

Ringraziamenti.

Sembra proprio doversi non aggiungere altro

Salvo i ringraziamenti, sentitissimi.

Innanzitutto, sia consentito, allo staff della Prefettura – integrato dalle giovani “interinali” calatesi volentieri, nella circostanza della cerimonia di consegna delle onorificenze, nel ruolo di “hostess per un pomeriggio” – per la intelligente, infinita… pazienza a stare dietro allo scrivente e per il fattivo, fondamentale contributo assicurato alla organizzazione e alla realizzazione dell’evento.

Alle ragazze e ai ragazzi(incluso Marco Valerio, mio figlio) del Tricolore dell’Istituto tecnico Saffi-Alberti, nonché alle allieve e agli allievi della scuola Ateneo Danza di Forlì.

Alla Amministrazione comunale di Forlì, Sindaco in testa, e a tutti quanti altri, a vario titolo, hanno assicurato la propria preziosissima collaborazione.

Grazie!
*Prefetto della provincia di Forlì-Cesena

 

Foto Gallery Festa della Repubblica 2 giugno 2021

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Rassegna Stampa Festa della Repubblica 2 giugno 2021

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