di Maurizio Guaitoli

Tutte le strade portano a Roma?

Alcuni dicono di sì. Soprattutto lo Strada di Medici senza frontiere. Solo che, in materia di immigrazione, lui e la sua pur meritevolissima Ong sembrano ignorare i fondamentali della Geografia e della Storia. Niente di strano: loro curano il corpo, ma ignorano tutto il resto. Cercherò di colmare la lacuna, avvalendomi della mia esperienza istituzionale pluriennale in materia di asilo politico.

Domanda: la nostra organizzazione amministrativa è efficacemente attrezzata per processare ogni anno centinaia di migliaia di domande d'asilo che pervengono alle Commissioni Territoriali competenti?

Mettiamo in grado il lettore di dare autonomamente una risposta.

Partiamo dalla composizione interna delle Commissioni e dal loro numero.

Presieduti da un dirigente della carriera prefettizia, i collegi hanno come componenti con diritto di voto un appartenente alla Polizia di Stato, un rappresentante dell'Ente locale e, infine, un delegato dell'Unhcr, organismo dell'Onu che, in realtà, impersona il controllore mondiale sul rispetto dei diritti umani dei rifugiati.

E qui sta il primo nodo: a mio parere, la presenza nelle Commissioni di una simile figura fa coincidere inspiegabilmente le fattispecie di controllore/controllato pur rigorosamente separate in qualsiasi ordinamento democratico che si rispetti.

La questione, da apparentemente formale, in realtà diviene sostanziale.

Nell’esame delle richieste d’asilo, infatti, possono emergere profili delicati di sicurezza dello Stato, come ormai tutti ben sappiamo, a causa del terrorismo internazionale e della mimetizzazione tra gli immigrati di altri pericolosi individui, sbarcati illegalmente e senza documenti di identità, che si sono macchiati di crimini contro l'umanità(come il traffico di esseri umani).

Ricordiamo che, in conseguenza della Convenzione di Ginevra, lo Stato ricevente non può chiedere notizie del richiedente al Paese di origine da cui l’interessato si dichiara perseguitato. I dossier relativi, quindi, potrebbero (e spesso contengono) informazioni delicate e riservate sul loro conto, raccolte dai canali di pubblica sicurezza e dai Servizi.

In nessun altro Paese della Ue, pertanto, tranne l’Italia, l’Unhcr partecipa con diritto di voto alle decisioni di prima istanza, avendo per lo più un ruolo consultivo in sede di ricorso, sia amministrativo che giurisdizionale. È altresì evidente dalla composizione stessa delle Commissioni, come i membri, per così dire “non togati”(soggetti, per di più a frequenti avvicendamenti negli incarichi) abbiano scarsa o nulla esperienza pregressa in materia di asilo e di informazioni sui Paesi di origine. Di conseguenza, in seno alle relative discussioni a porte chiuse, in genere prevale su tutti il parere più autorevole del rappresentante dell'Unhcr, che ha una preparazione specifica e una esperienza esclusiva in merito, padroneggiando due o più lingue straniere, al contrario degli altri colleghi.

Per di più, l’Italia mi risulterebbe il solo Paese membro di Dublino(con l’eccezione della Germania, ma lì è un’altra storia…) che si sia dotato di una sorta di paracadute assolutamente generico e residuale(oltre, cioè, al riconoscimento dello status vero e proprio e della “protezione sussidiaria” derivanti da norme comunitarie), denominato protezione umanitaria, che crea una sorta di scenario da todos caballeros, demandando poi all’Autorità di polizia il rilascio di un parere di merito per il rinnovo annuale del permesso di soggiorno relativo.

L’art. 10 Cost. crea, poi, un ulteriore dispersione e margini di vera e propria incompatibilità politico-organizzativa, riconoscendo l’asilo a tutti coloro che non godano dell’ombrello dei fondamentali diritti civili garantiti dalla nostra Costituzione.

Tutela che, in teoria, andrebbe a beneficio della stragrande maggioranza della popolazione mondiale che ne è priva di fatto!

Del resto, la Convenzione di Ginevra e l'art. 10 risalgono all’immediato Secondo Dopoguerra dove le situazioni politiche e le tecnologie di comunicazione(media, internet e cellulari) erano anni luce distanti da quelle odierne. Buon senso vorrebbe che entrambi fossero profondamente riviste, per una seria, meditata e assai rigorosa revisione degli ambiti di applicazione.

La gente sa, per caso, che i ricchissimi Stati petroliferi del Golfo non hanno mai firmato la Convenzione?

Tra l’altro, la nostra scelta di territorializzazione dell'asilo(esistono decine di Commissioni e altrettante Sezioni di pari composizione al loro interno) difetta fortemente di omogeneità nelle decisioni, malgrado i lodevoli tentativi di porre rimedio a questo aspetto nevralgico da parte della Commissione Nazionale Asilo che le coordina. Ovviamente, in tutti gli altri Paesi Ue le decisioni restano fortemente centralizzate, anche per gli aspetti suaccennati.

 

Mi si conceda ora una garbata polemica politica con Gino Strada e l’Onu nel suo insieme.

Vero che i campi profughi in Libia siano l’antitesi dell’accoglienza e della pietas umana, in violazione di tutti i principî riconosciuti e difesi dall’Occidente nel suo complesso. È però anche vero che, rispetto all'Africa, la superficie dell’Italia è pari a un centesimo e la sua popolazione vale, all’incirca, un ventesimo rispetto a quelle del Continente Nero. Quindi, l’accoglienza indiscriminata(anche da parte dell’Europa!) è un’ipotesi per assurdo che rasenta la follia. Ma, ciò che più mi preme è denunciare chi nulla denuncia del “prima”. Mi riferisco al sistematico, diffuso e intollerabile clima di barbarie che esiste all’interno dei Paesi più popolosi dell’Africa, che è un continente immensamente più ricco dell’Europa e che, quindi, avrebbe pane, terra e lavoro per tutti i suoi figli.

Per ridare dignità a questo immenso popolo di oppressi, utilizzando evidentemente la forza, non sarebbe il caso di creare delle “buffer zone” tra il caos(religioso, tribale e politico) e gli Stati africani più stabili? È insensato, poi, supporre che queste aree-cuscinetto, utili anche a convogliare i profughi che fuggono da dittatori spietati, guerra e miseria, siano gestite a cura delle maggiori Agenzie mondiali per la protezione dei rifugiati e presidiate da truppe Onu con protocolli d’ingaggio delle zone di guerra?

Personalmente, non curerei mai chi si sia macchiato di atroci crimini contro gli esseri umani, come stupri, sevizie, torture, amputazioni, decapitazioni ed esecuzioni di massa nei confronti di donne, vecchi, bambini e persone indifese. A tutti costoro applicherei alla lettera il codice di guerra.

Quindi, ammiro chi da buon samaritano non fa differenze tra feriti innocenti e criminali.

Però, le anime belle mi devono spiegare alcune cose.

Tutti sappiamo(e voltiamo lo sguardo dalla parte opposta) che miliardi di persone sono ridotte alla fame e all'indigenza da élite ignobili, che praticano sui popoli dominati la tortura di massa, il genocidio e violazioni gravissime di ogni tipo sull’integrità della persona. Ebbene, i vertici Onu continuano a ricevere costoro con tutti gli onori dei Capi di Stato, invece di promuovere contro questi assassini e predatori di tutta la ricchezza delle loro genti altrettante Norimberga, assicurando punizioni esemplari attraverso operazioni di polizia internazionale.

Il buon Gino mi faccia capire: che cosa avrebbero dovuto fare coloro che nel Ghetto di Varsavia e nella Budapest occupata si sono opposti in armi agli invasori? Stringere la mano a nazisti e sovietici? E come si dovrebbero ribellare quei popoli oppressi dell’Africa e del resto del mondo? A parole? Subendo, per giunta, le sanzioni economiche e politiche dell’Onu?

I tifosi del politically correct mi spieghino come, praticamente, si puniscano quei responsabili che hanno depredato le risorse di interi continenti e provocato con le loro condotte(v. la finanza speculativa mondiale) il caos attuale, i cui costi sono e saranno per secoli tutti a carico dei più deboli e diseredati; ovvero di coloro che bussano alla nostra porta e di quegli altri residenti nelle periferie disastrate d’Europa che sono costretti a convivere con la loro rabbia e disperazione.

Strada ha una risposta a tutto questo? Piuttosto che rimproverare e pontificare, il portavoce di Msf dovrebbe completare il suo discorso umanitario con il suo(immenso e sconvolgente) complementare del disagio e della colpa, lasciando spazio alla politica alta, severa, forte, rigorosa e giusta, che dia le risposte attese da tutti i cittadini delle democrazie mondiali.