di Antonio Corona*
3 novembre 2021.
Viceprefetti: mobilità ordinaria.
Individuazione sedi(in ragione delle percentuali di scopertura di personale della carriera prefettizia).
Concertazione.
Incontro.
Di seguito, le considerazioni svolte nell’occasione dallo scrivente nella qualità di Presidente di AP(stralcio del relativo verbale).
““(…) Il prefetto Corona, Presidente di AP, chiede come la Amministrazione possa ritenersi in condizione di “fare” politica del personale, attesa la perdurante vigenza dello sciagurato decreto che di fatto subordina del tutto la “mobilità” all’interesse del singolo, quindi alla sua esclusiva volontarietà, a parteciparvi o meno.
Decreto, ricorda, a suo tempo concordato dalla stessa Amministrazione con le OO.SS. “prefettizie” dell’epoca(AP non esisteva ancora), del quale AP, sin dalla propria costituzione e proposte alla mano, invoca insistentemente, quanto invano, la profonda revisione.
Ciò che AP lamenta da sempre è la assenza di una idea, la parvenza almeno di una idea, appunto, di politica del personale, adeguatamente supportata e sostenuta dal vertice politico, che, espressione di una vision e di una mission definite della Amministrazione, contemperi armoniosamente esigenze della Amministrazione medesima – della quale, varrà rammentare, il personale della carriera prefettizia è contestualmente classe dirigente e lavoratrice dipendente – e dei singoli.
Per le suesposte ragioni, la mobilità, che dovrebbe costituire una delle principali leve di concreta declinazione di siffatta politica, e perciò rappresentarne momento qualificante, si riduce e viene invece declassata a mero confronto sulle sedi che le OO.SS. – attraverso o meno la ottenuta modifica delle considerate percentuali di scopertura di personale(prefettizio) ivi in servizio – riescano a fare includere tra quelle già indicate dalla Amministrazione: con il massimo rispetto per le opinioni di chiunque, un autentico, mortificante “mercato delle vacche”.
A ciò si aggiunga il paradosso di una mobilità che, seppure nelle dichiarate intenzioni diretta se non altro a intervenire in loro soccorso, per come congegnata può viceversa determinare persino la ulteriore desertificazione delle sedi in situazioni di maggiore sofferenza.
Un velo di pietoso silenzio, ancora, sulla eventuale riproposizione di, peraltro fin troppo sperimentata in passato, fallimentare mobilità straordinaria.
La descritta, sconfortante situazione è altresì aggravata dalla recente rideterminazione dei posti di funzione che, se da un lato non ha nemmeno in parte significativamente lenito la loro diffusa scopertura, dall’altro, per effetto dei numerosi accorpamenti effettuati, ha sensibilmente aumentato, se non raddoppiato, compiti, carichi di lavoro e responsabilità in capo, tra l’altro senza alcun tipo di ristoro compensativo, ai dirigenti interessati dalla cennata rideterminazione.
A fronte di tutto questo, e nelle more di future e comunque insufficienti immissioni in carriera, la Amministrazione non presenta alcuna ipotesi di soluzione organizzativa che meglio consenta agli Uffici di adempiere al profluvio di nuovi impegni che continua incessantemente ad abbattersi sulla Amministrazione dell’Interno.
Per i motivi dianzi illustrati, AP si esprime per la non concertazione. (…)”“.
Il 15 novembre u.s., AP ha portato analoghe riflessioni al tavolo cui hanno partecipato lo stesso Ministro dell’Interno e le istanze rappresentative di tutto il personale della Amministrazione civile.
Nella occasione, tra gli ulteriori temi (ri)proposti da chi scrive, le situazioni, in materia di immigrazione, scaturenti dagli insufficienti esiti dei ripetuti bandi di gara per il reperimento di strutture di accoglienza, con conseguenti, inevitabili, ripetute proroghe dei contratti in essere.
In alternativa, altrimenti, la messa per strada di numerosi dei migranti ospitati, o da accogliere, nelle more della definizione delle rispettive richieste di asilo.
A tale proposito, non sembra un mero accidente la indifferenza sovente suscitata, dai bandi suddetti, nei gestori già operanti.
Comprensibile la preferenza di questi ultimi per l’eventuale inserimento nel S.A.I.(Sistema Accoglienza e Integrazione).
Va per altro verso nondimeno al contempo non sottaciuta la oggettiva posizione di preminente potere contrattuale che a loro derivi dalle circostanze dianzi tratteggiate, posizione di favore dalla quale se possibile spuntare condizioni maggiormente remunerative, seppure mitigate dalle rinegoziazioni attivate in loco dalle prefetture.
Tra gli argomenti altresì posti in evidenza, le questioni di ordine retributivo e afferenti alle ormai croniche emorragie di personale a motivo dei collocamenti a riposo.
Ciò che tuttavia veramente importa, è che il Sig. Ministro, sebbene con la consueta circospezione, abbia manifestato una qualche disponibilità acché la Amministrazione apra a una interlocuzione con le OO.SS. su parte almeno degli argomenti accennati.
Si vedrà.
I colleghi più giovani – o, se si preferisca, dati anagrafici alla mano, i meno… anziani – forse non sanno che, fino ad allora organizzato in direzioni generali, al Viminale il primo dipartimento fu istituito dalla legge n. 121/1981, di riforma della Amministrazione della pubblica sicurezza.
Ad esso, anni più tardi, se ne sarebbero aggiunti altri tre.
La Direzione generale per l’Amministrazione generale e per gli Affari del personale, e quella della Amministrazione civile, confluirono nel Dipartimento per gli Affari interni e territoriali(D.AA.II.TT.).
E non soltanto a “contrappeso” dello straripante Dipartimento della Pubblica sicurezza.
Bensì, e tra l’altro, in quanto si ritenne che la politica del personale fosse strategica e funzionale alle attività, in particolare, degli Uffici sul territorio, in piena coerenza con la vocazione del Dipartimento medesimo e della Amministrazione dell’Interno nel suo complesso.
Non senza sorpresa, e in netta controtendenza, più di recente la scelta di costituire invece un apposito, autonomo Dipartimento per l’Amministrazione generale, per le Politiche del personale dell’amministrazione civile e per le Risorse strumentali e finanziarie.
Quali che possano esserne state effettivamente le motivazioni, rimane il fondamentale rilievo ivi conferito, almeno… “nominalmente”, alle politiche del personale.
Beninteso, l’attuale management ha ereditato nodi irrisolti e incancrenitisi nel tempo.
Proprio per questo, però, non va allora assolutamente sciupata la possibilità, parsa trasparire dalle indicazioni formulate dal Sig. Ministero nella rammentata riunione del 15 novembre u.s., di avviare un significativo processo di rinnovamento delle logiche(?) fin qui pedissequamente osservate.
Non fosse altro, per evitare che un giorno ci si possa trovare a dovere dare conto, a una “Greta” di turno, magari incatenata ai cancelli di un Viminale in rovina, dei nostri interminabili e non di rado inconcludenti bla, bla, bla.
Soprattutto, del non fatto benché si sarebbe potuto se soltanto si fosse voluto.
Le intelligenze, le capacità necessarie non mancano.
Animo, dunque!
A rimboccarci le maniche, tutti, con rinnovata lena.
Anche… AP?
Beh…, dipende.
Per essere precisi, dipende dal mantenimento o meno del requisito della rappresentatività al prossimo 31 dicembre, requisito a sua volta legato strettamente a doppio filo al numero di deleghe sindacali acquisite a quella data.
AP è sul filo del rasoio.
Sta quindi ai colleghi, pure persino al singolo collega, stabilirne la sorte: o dentro, o fuori.
Chi lo ritenga, invii perciò senza indugio, debitamente compilata, la delega(se sprovvisti, contattateci agli indirizzi sotto indicati) al competente Ufficio, e a noi per conoscenza, immediatamente.
Diversamente, infatti, ove cioè pervenisse non in tempo utile, potrebbe rivelarsi del tutto inutile.
In ogni caso, sia ben chiaro: vada come vada, colleghi… come prima.
*Presidente di AP-Associazione Prefettizi
a.corona@email.it
antonio.corona@ilcommento.it