di Antonio Corona*

migrantiIl sistema di accoglienza ha una sua ratio.

Innumerevoli i conigli estratti dal cilindro.

Spesso con preavvisi di appena poche ore, è così che le prefetture sono riuscite a dare riscontro alle incessanti richieste di accoglienza per decine e decine di migliaia di migranti approdati sulle coste italiche.

Avrebbe dovuto provvedervi lo S.P.R.A.R.(Sistema Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati).

Ordini di grandezza tanto imponenti ne hanno però decretato la evidente inadeguatezza.

Prime avvisaglie, a condizioni climatiche a dir poco proibitive, fanno presagire un 2015 (ben che vada) fotocopia.

Si fa intanto fatica a tenere il conto dei disperati annegati o dispersi sulle rotte verso gli agognati lidi nostrani.

Rinnovato vigore alimenta la voce di quanti non smettono di rimpiangere e invocare Mare Nostrum.

Come ci si sta attrezzando?

Dichiarate intenzioni propendono per un (improbabile, n.d.a.) ampliamento della ricettività dello S.P.R.A.R. per numeri che, se pure conseguiti, potrebbero tuttavia rivelarsi decisamente sottostimati rispetto alle effettive esigenze.

Peraltro mai lenito, il peso continuerebbe allora a  pressare massimamente prefetture di loro annaspanti in una situazione, non da adesso, di ormai ordinaria straordinarietà, catapultate in prima linea a dispetto di un ruolo squisitamente di supporto ad esse assegnato dalla normativa.

Incerto l’esito di bandi di gara di nuovo dalle stesse indetti per la individuazione di strutture temporanee ulteriori a quelle tuttora attive.

Sullo sfondo, non di rado poi disattesi, propositi e impegni solennemente e unanimemente assunti attorno a pletorici tavoli di coordinamento, nazionali e regionali che siano.

A condizione innanzitutto, si è del parere, del costante e fluido ricambio “in entrata e in uscita” dei suoi beneficiari(se viceversa il flusso si blocca…).

Così non avviene. Quantomeno finora.

I  migranti  accolti,  tutti  puntualmente richiedenti  asilo,  stazionano  per  mesi  nelle strutture, S.P.R.A.R. e temporanee prefettizie. A ciò,    inevitabilmente lievitati, contribuiscono i tempi di esame delle decine di migliaia di istanze da parte delle competenti commissioni, recentemente aumentate ma non del tutto operative.

Inoltre, secondo le correnti linee-guida, chi si veda riconosciuto lo status di rifugiato può continuare a essere ospitato per un altro semestre circa.

A norma (letterale) di legge e delle richiamate indicazioni – dalla cui disapplicazione, riguardo il periodo limite di ospitalità nella fattispecie di seguito contemplata, potrebbero derivare responsabilità di natura erariale – i “respinti” che abbiano presentato ricorso continuano ad avere invece diritto alle misure di accoglienza soltanto fino al rilascio del permesso di soggiorno che consenta loro di lavorare, salvo che vi ostino le condizioni di salute degli interessati.

Nella situazione data, agevolmente prevedibili in proposito le conseguenze di un eventuale mutamento di orientamento che, ex abrupto, subordini invece la cessazione delle suddette misure all’effettivo svolgimento di attività idonee ad assicurare l’auto- sostentamento del migrante-ricorrente e/o al pronunciamento della autorità giudiziaria.

In tali casi, la permanenza nelle strutture S.P.R.A.R. e temporanee prefettizie diverrebbe di fatto sine die aggravando, se possibile…, le condizioni di un sistema di ospitalità eufemisticamente già di suo in notevole affanno.

Quindi?
 
Si è dianzi accennato all’ampliamento (si ripete, per niente scontato) dello S.P.R.A.R. che, gioverà rammentare, in ossequio a recentissime direttive è ora deputato a ricevere anche minori stranieri non accompagnati, fin qui di esclusiva pertinenza degli enti locali.

l netto della suddetta ipotesi – e per quanto forse non completamente risolutive specie se le new entry non mostrassero segnali di significativa diminuzione – le soluzioni nell’immediato sembrano potersi così riassumere:

  • corresponsione di un contributo in favore di migranti-richiedenti asilo nel caso di indisponibilità di posti nelle strutture S.P.R.A.R. e temporanee prefettizie(v. Corona, A., Accoglienza migranti. Lo strano caso del “contributo… che non c’è”, in il commento, II raccolta 2015, www.ilcommento.it);
  • coinvolgimento effettivo, non teorico, di Regioni e Comuni nella ospitalità dei migranti-richiedenti asilo secondo quote proporzionali e con oneri finanziari a carico dello Stato;
  • requisizioni e correlato reperimento dei gestori dei “centri”;
  • disposizioni, che contemperino sicurezza e ragionevolezza, per la (almeno) parziale deroga alla normativa in materia igienico- sanitaria e prevenzione incendi per le strutture – pena diversamente la loro dichiarabile inagibilità – allestite sollecitamente per la accoglienza in parola e non equiparabili tout court ad alberghi e similari.

Non si esauriscono certo in queste le molte questioni all’ordine del giorno(per esempio, l’impatto sui territori di coloro nei confronti dei quali vengano a cessare le misure di accoglienza).

Quelle poste paiono semplicemente le più urgenti.

Onorevole Signor Ministro,

Signor Capo del Dipartimento per le Libertà civili e l’Immigrazione,

le ipotesi tratteggiate, al pari di possibili intese in sede europea, esulano dalle autonome iniziativa e attuazione delle prefetture.

È alle SS.LL. che pertanto e doverosamente e lealmente si sottopongono per potere continuare a dare un seguito dignitoso alle attese di quanti, per se stessi e per i propri cari, volgano verso questo Paese lo sguardo pieno di speranza; per evitare di essere infine costretti a opporvi un doloroso diniego per manifesta, insuperata e insuperabile impossibilità.

Per rendere sostenibile una sfida dalla quale altrimenti potere dovere congedarsi a capo chino.

In attesa di risposta.

*Presidente di AP-Associazione Prefettizi
a.corona@email.it