a cura di Alba Guggino*
Lo scorso 20 maggio si è tenuto, in videoconferenza, il secondo incontro per la concertazione dei criteri generali che l’Amministrazione intende seguire nell’assegnazione dei neo-viceprefetti promossi con decorrenza 1 gennaio 2019.
Alla riunione hanno partecipato il Prefetto Maria Grazia Nicolò, Vice Capo Dipartimento del Dipartimento per le Politiche del personale dell’Amministrazione civile e per le Risorse strumentali e finanziarie, il Prefetto Anna Maria Manzone, Direttore Centrale per le Risorse Umane, altri viceprefetti in servizio presso lo stesso Dipartimento, il Presidente di AP, nonché i Vertici degli altri sindacati della carriera prefettizia.
La discussione è stata aperta dal Prefetto Manzone, la quale ha rappresentato che, dopo il precedente incontro con i sindacati, è stata esaminata la possibilità di aggiungere nuove sedi alla lista precedentemente redatta – che ne individuava soltanto 17 – seguendo sempre il criterio percentuale della copertura complessiva di viceprefetti e viceprefetti aggiunti fino al 44%.
Sulla scorta di tale criterio, sono state individuate altre 8 sedi(l’Aquila, Alessandria, Arezzo, Pisa, Caltanissetta, Vibo Valentia, Bari, Padova), che si è proposto di aggiungere all’iniziale elenco.
Al contempo, è stata riferita la decisione di escludere due sedi inizialmente previste, quella di Agrigento e quella di Modena:
- la prima, in quanto uno dei neo-viceprefetti in argomento è stato individuato per ricoprire l’incarico di Capo di gabinetto presso la stessa Prefettura;
- la seconda, poiché dall’eventuale assegnazione di un nuovo neo-viceprefetto sarebbe derivata la copertura totale dei posti da viceprefetto. La scopertura maggiore, infatti, riguarda i viceprefetti aggiunti). Per tale ragione, è stato chiarito, tale Prefettura sarà inclusa tra quelle del prossimo bando di mobilità per viceprefetti aggiunti, che verrà fatto prima dell’assegnazione dei consiglieri di prefettura che, al momento, stanno completando il tirocinio presso le Prefetture di residenza e che concluderanno il corso di formazione il prossimo settembre.
In conclusione, quindi, i colleghi neo-viceprefetti avranno la possibilità di scegliere tra un numero maggiore di sedi di quelle originariamente previste, pari nel complesso a ventitré.
Il Presidente di AP, prima di entrare nel merito della proposta formulata dall’Amministrazione, ha richiamato, ancora una volta, la posizione del sindacato sulla mobilità, che va vista in termini organici e strutturali e che deve coinvolgere tutto il personale dirigenziale della carriera prefettizia, e ha evidenziato, quindi, che le attuali carenze di organico non possono essere risolte solo in sede di assegnazione dei neo-viceprefetti o dei consiglieri di prefettura.
Ha poi precisato che la mobilità non deve essere funzionale solo alla copertura dei posti vacanti, ma deve consentire anche di tener conto delle aspettative di tutto il personale dirigenziale di accedere a sedi di gradimento.
È importante che sia diretta a tutti e che tutti affrontino piccoli pesi e non anche che un peso enorme finisca invece per gravare solo su alcuni dirigenti, che spesso rimangono vincolati alla stessa sede nella materiale impossibilità di spostarsi in altre sedi di maggiore gradimento in quanto queste ultime non risultano mai libere.
Il presidente ha peraltro apprezzato lo sforzo prodotto nella circostanza dalla Amministrazione: l’individuazione di ulteriori sedi, tra le quali possono scegliere i neo-viceprefetti, mostra la decisione di venire incontro alle esigenze rappresentate dalle OO.SS. nella precedente riunione.
Viene auspicato che segni l’inizio di un percorso in cui le diverse posizioni dell’Amministrazione e di parte sindacale possano costantemente affinarsi per raggiungere posizioni comuni nell’interesse dei colleghi.
Per quando sopra, il Presidente di AP ha espresso avviso favorevole alla concertazione.
Ha, infine, condiviso Si.N.Pre.F. e S.N.A.Di.P. sulla necessità di una unità sindacale fondata sui contenuti.
Se da un lato costituisce una ricchezza avere una pluralità di sindacati per l’originalità delle posizioni che possono essere portate avanti da ciascuno, dall’altro non può comportare motivo di sostanziale. Ampia disponibilità, dunque, a discutere insieme per individuare soluzioni comuni.
Nel corso dell’incontro, il Prefetto Corona è intervenuto anche con riguardo a un altro importante tema, ossia quello relativo al Protocollo per la prevenzione e la sicurezza in ordine all’emergenza sanitaria da Covid-19 negli ambienti di lavoro, del quale era stata inviata una bozza alle organizzazioni sindacali, nei giorni precedenti la riunione.
Rispetto a tale bozza, AP, con nota a firma del Presidente, aveva presentato talune osservazioni, ribadite in tale incontro.
Il Presidente, nello specifico, ha evidenziato l’importanza che il Protocollo costituisca un documento con poche regole chiare, certe, non suscettibili di fraintendimenti, speditamente applicabili e soprattutto rappresenti un pacchetto “chiuso” di misure esaustive, che necessitano solo di attuazione e adattamento in considerazione della struttura in cui devono applicarsi.
In particolare, l’esaustività delle misure considerate, come precisato dal Presidente, risulta di fondamentale importanza anche in ragione della qualificazione normativa del contagio da COVID-19 – nel contesto lavorativo – come infortunio sul lavoro (art. 42/c.2, d.l. n. 18/2020 convertito in l. n. 27/2020).
Tale qualificazione se, da un lato, correttamente, consente un ristoro al lavoratore, dall’altro assume significative implicazioni in tema di responsabilità civile e penale del datore di lavoro, pubblico e privato.
Il rispetto puntuale da parte del datore di lavoro delle misure individuate nei Protocolli di intesa per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus negli ambienti di lavoro, diventa, pertanto, in caso di contagio del lavoratore, un elemento fondamentale per valutarne ed eventualmente escluderne le responsabilità.
Sulla base di quest’ultima considerazione, il Presidente di AP ha, quindi, chiesto alla Amministrazione che venisse modificata la parte del Protocollo che lo rende non definitiv (ovvero dinamico), ossia il punto in cui si afferma che il datore di lavoro, con la collaborazione del RSPP e del Medico competente, provvede all’individuazione, in sede locale, di ogni ulteriore e specifica modalità organizzativa necessaria a garantire la salute e la sicurezza negli ambienti di lavoro.
Il datore di lavoro, in tal modo, potrebbe correre il rischio di una responsabilità/incriminazione, in caso di contagio del lavoratore, per il solo fatto di non avere ipotizzato ulteriori misure di contrasto, oltre a quelle già indicate nel Protocollo.
Il presidente ha, pertanto, richiamato quanto già rappresentato nella nota a propria firma, nella quale era stato proposto che la parte finale del protocollo venisse formulata nei termini di seguito riportati: “(…) Il presente protocollo, eventualmente aggiornabile periodicamente o secondo necessità, reca tutte le misure considerate necessarie, e perciò come tali ritenute sufficienti, ai fini nel medesimo indicati, misure alla cui attuazione è tenuto il datore di lavoro, con la collaborazione del RSPP e del Medico competente, previo aggiornamento del DVR (Documento di Valutazione del Rischio) con la valutazione del rischio specifico legato all’emergenza COVID-19. Ove ritenuto, le misure qui contenute possono essere comunque implementate in sede. (…)”.
Le suddette modifiche proposte risultano essere state accolte dall’Amministrazione nella versione definitiva del Protocollo, per la cui adesione da parte dei sindacati è stato previsto un incontro, sempre in modalità videoconferenza, in data 28 maggio u.s..
A tale incontro, hanno preso parte il Prefetto Elisabetta Belgiorno, neo-Capo del Dipartimento per le Politiche del personale dell’Amministrazione civile e per le Risorse strumentali e finanziarie – cui AP, con l’occasione, rinnova i più sentiti auguri di buon lavoro – il Prefetto Maria Grazia Nicolò, Vice Capo Dipartimento, altri viceprefetti in servizio presso lo stesso Dipartimento, il Presidente di AP, nonché i Vertici degli altri sindacati della carriera prefettizia.
Il Presidente di AP, preso atto con favore dell’accoglimento delle osservazioni proposte dal sindacato, ha precisato che l’unico aspetto del Protocollo che rimane poco chiaro è quello del rinvio a successiva fase di contrattazione decentrata.
In particolare, il punto richiamato è quello dove si stabilisce: “I contenuti del presente protocollo costituiranno oggetto di contrattazione in sede decentrata a norma dell’art. 7 lettera k) e o) del CCNL funzioni centrali trienni 2016/2018”.
Per quanto detto, e ora vergato nello stesso protocollo, le misure ivi previste sono da ritenersi necessarie e sufficienti.
Prevedere l’ulteriore passaggio della contrattazione decentrata può peraltro determinare qualche difficoltà, non ultimo in quanto potrebbe rendere di fatto il Protocollo non operativo fino a raggiunto accordo in sede di contrattazione – trattandosi, appunto, di contrattazione a tutti gli effetti – potendo inoltre metterne in stallo l’applicazione stessa ove la contrattazione non dovesse andare a buon fine.
Quale la responsabilità del datore di lavoro in tali casi?
Nondimeno, considerato il sostanziale miglioramento del testo con l’accoglimento delle principali eccezioni mosse da AP, il Presidente ha comunque espresso la disponibilità alla sottoscrizione.
*Dirigente di AP-Associazione Prefettizi