Come non di rado pare preferirsi sottacere, quanto è accaduto nelle ultime ore al C.P.A.(Centro Prima Accoglienza) di Cona(VE) è, in considerevolissima percentuale, risultato della indisponibilità a vario titolo di moltissimi territori.

Tra gli stessi oltre duemila Comuni ove si registra presenza di migranti, soltanto una circoscritta percentuale non si limita a “subirla”, ma a condividerla partecipatamente.

Innumerevoli le iniziative dei prefetti per una accoglienza diffusa, per piccoli numeri, in tal modo sostenibilmente impattante, che includa attivamente e da protagoniste le comunità locali.

I rifiuti in proposito invece riscossi, la mancanza di alternative praticabili, finiscono con il determinare la concentrazione di nuclei di persone, anche di significative dimensioni, anche in luoghi radamente abitati.

Ministero dell’Interno e prefetture – purtroppo poco spesso in sinergia con gli Enti locali, sinergia che si auspica possa adeguatamente implementarsi a seguito della recente intesa con l’ANCI – con l’insostituibile supporto di forze di polizia, vigili del fuoco, sistema sanitario, terzo settore, si sono finora prodotti in autentiche acrobazie per fare fronte a una situazione di immani dimensioni, non riducibile a qualche battuta.

Ampia è la disponibilità a un dibattito che tuttavia, paradossalmente e sorprendentemente, vede sovente non invitati a partecipare i prefetti.

Dei quali ci si ricorda per poterli chiamare a rispondere, sebbene… assenti loro malgrado, di responsabilità (pure) non proprie.

Roma, 5 gennaio 2017

  Il Presidente di
AP-Associazione Prefettizi
 (Antonio Corona)