di Antonio Corona*
Trecento…
480 a.C., Grecia, Termopile.
Trecento…
Leonida, i suoi impavidi guerrieri, armi in pugno, ansia di gloria imperitura, a non cedere il passo.
Loro accanto, fedele compagna, la Signora in nero, impaziente di accoglierne gli aneliti e per questo, quasi rasentando l’isteria, a incitare senza posa all’assalto le sterminate, multiformi schiere del persiano re Serse.
Trecento…
1857, Regno delle Due Sicilie, Sapri.
Trecento…
Lo sguardo di una spigolatrice negli occhi azzurri e sui capelli d’oro di Carlo Pisacane, su quei suoi giovani e forti, animati e sospinti dal sogno di una Patria finalmente di nuovo unita e indipendente, trucidati nel vano tentativo di suscitare l’insurrezione popolare del meridione.
Trecento…
2021, Italia.
Trecento…
Assai meno epicamente, e fatti comunque i debiti scongiuri, le… raccolte fino ad oggi, con la presente, de il commento(!).
12 ottobre 2021, Roma.
Martedì.
Una giornata straordinaria.
Location, l’Aula Magna della ex S.S.A.I., intestata all’indimenticato Prefetto Aldo Camporota.
In cartellone, la cerimonia di intitolazione: al Prefetto Carlo Mosca, della (ora) Sede didattico-residenziale di via Veientana; al Prefetto Leopoldo Falco, dell’Aula Didattica Centrale.
Tre colleghi, tre luminose stelle inscritte nel firmamento del nostro ideale pantheon, fulgidi riferimenti, con i loro trascorsi esempi e testimonianze, di orientamento, di indicazione della retta interpretazione quotidiana del delicatissimo e mutevole ruolo che l’ordinamento ci conferisce.
Anche il commento, a suo modo, ha tenuto a onorarli.
Come forse si rammenterà, la sesta raccolta dell’anno VII(26 marzo 2010, www.ilcommento.it), è stata interamente dedicata al ricordo di Aldo Camporota.
La tredicesima dell’anno XVI(4 ottobre 2019, www.ilcommento.it), a Leopoldo Falco, accompagnata da un lungo momento di condivisa commozione, a lui rivolto, che ci ha visto in tanti, una mattina, ritrovarci lì, al Viminale, gli uni accanto e stretti agli altri.
Per Carlo Mosca, è stata invece l’A.N.F.A.C.I. (giustamente) ad adoperarsi con una propria pregevole iniziativa editoriale – alla quale pure lo scrivente ha contribuito con un breve, sentito scritto – altresì corredata di suggestive fotografie, tutte da scorrere e da godere.
È certamente da ascrivere a mera coincidenza la concomitanza della cerimonia e della trecentesima raccolta.
Talvolta, peraltro, anche le coincidenze sono segni, non necessariamente e immediatamente intellegibili.
Se lo fosse, per caso, anche questa?
Che la si lasci intanto riscaldarci il cuore.
il commento: perché?
Per le ragioni sinteticamente esposte nella terza di copertina di ogni raccolta: offrire, a tutti i colleghi che lo ritengano, un “luogo” dove esprimere pubblicamente il proprio pensiero su di un qualsiasi argomento, non ultimo al fine di reimparare a interloquire tra di noi.
Chi abbia qualche primavera in più, rammenterà sicuramente le assemblee nel salone al piano terra del Ministero, sovente affollate da non riuscire a contenere tutti i convenuti.
I dibattiti, gli interventi appassionati, la dialettica serrata, persino infuocata, le iniziative a difesa e tutela della carriera e della Amministrazione tutta, le “campagne” in occasione del rinnovo degli organi associativi dell’A.N.F.A.C.I. o finalizzate alla fondazione e costituzione della rappresentanza sindacale di categoria.
Non di rado, il tutto aveva poi un seguito nelle sedi sul territorio.
Cosa ne è rimasto?
Domanda evidentemente retorica.
Ci si parla sempre meno tra di noi, sempre più distanti, se non per ritrovarci, spesso soltanto quando si venga toccati personalmente, essenzialmente su temi di carattere sindacale, certo importanti, ma niente o poco di più.
Un po’, per certi versi, come quei coniugi il cui rapporto sia andato via via inaridendosi a loro stessa insaputa, distratti come sono stati, e sono, dall’inesorabile incedere degli innumerevoli impegni di tutti i giorni.
Salvo, e pressoché esclusivamente, quando la conversazione non cada sui figli.
Perlomeno, finché conviventi.
300(raccolte) : 18(le annate) = 16,6(raccolte l’anno, di media).
Considerato che, di norma, il commento non venga edito nei mesi di gennaio e agosto, si tratta in concreto di circa una raccolta ogni diciotto giorni.
“Tanta roba!”, come si usa attualmente.
Inizialmente, invero, si pensava a “tirature” a intervalli non superiori ai dieci giorni.
Uno dei punti di forza, infatti, doveva essere quello di stare (pure) sulla attualità, sul pezzo, insomma, a differenza di altre produzioni assai maggiormente diradate da potere fare scadere l’interesse dell’argomento trattato.
Ma anche così, ogni diciotto giorni, non c’è male.
Numerosi i colleghi che, nel tempo, si sono cimentati con le loro considerazioni.
A cominciare da Andrea Cantadori, “firma” di apertura della prima raccolta.
Diciotto anni, però, sono una eternità…
E qui, doveroso e sincero, si impone un enorme “grazie!” a Maurizio Guaitoli che, anche dalla… pensione(beato lui, raggiunta…) non ha mai fatto mancare i suoi interessantissimi spunti di riflessione senza i quali, con ogni probabilità, le sorti del “periodico” sarebbero potute essere decisamente diverse.
Graficamente, il commento si è ovviamente evoluto.
Per esempio, dal carattere “14”, in origine scelto per consentirne la lettura senza occhiali, si è passati al più pratico e risparmioso “12”, abitualmente frequentato nelle attività di ufficio.
Dal cartaceo, inoltre, si è approdati definitivamente alla distribuzione on line, previa costituzione del sito, e via discorrendo.
Capita che mi si domandi quando e dove io trovi il tempo per scrivere.
Senz’altro, c’entrano un pizzico la passione e una innata inclinazione al… masochismo.
Non meno importante è il rispetto di massima delle scadenze, per continuare a offrire ai colleghi uno strumento agile di comunicazione, sempre a loro disposizione.
Per quanto ancora, non è peraltro dato conoscere: i… decenni, passano per chiunque.
Consigli non richiesti?
A meno che non venga di getto, non pretendere di redigere un “pezzo” all’istante.
Piuttosto, appuntare una frase, un titolo, una sensazione, qualcosa su cui rimettere le mani quando se ne possa, dando altresì una propria impronta, una qualche originalità.
A portata di mano, vocabolario e sinonimi.
E non dimenticare, prima di licenziarlo, dopo averlo fatto opportunamente “riposare”, che, quando successivamente da altri letto, un “articolo” debba essere in grado di “difendersi” da solo, non potendo provvedervi l’autore.
Attenzione, dunque, anche a evitare di potere essere fraintesi o equivocati.
La fatica è tanta, si sacrificano i pochi momenti (pure di notte!) a disposizione.
Rimane nondimeno che cotanto impegno sia ripagato dalla vastissima notorietà e dalla dignità (nell’euforia del traguardo conseguito, si permetta almeno di pensare, senza nemmeno sussurrarla, alla “autorevolezza”) della “pubblicazione” acquisite presso i colleghi, non pochi dei quali divenuti affezionati lettori abituali.
Non si va oltre, stop! alle auto-celebrazioni.
Piuttosto, attesa l’insita rilevanza nell’essere la “trecentesima” raccolta, per l’occasione – a motivo delle qualificatissime esperienze dell’interpellato e delle straordinarie capacità dal medesimo brillantemente dimostrate sul campo – abbiamo proposto una intervista, ricevendone la graditissima adesione, a un “nome” di assoluti pregio e prestigio: Matteo Piantedosi, Prefetto della provincia di Roma.
Non da adesso, uno degli esponenti di punta della carriera.
Le sue considerazioni potranno tornare materia di proficua ponderazione per tutti, in ispecie per i più giovani.
Grazie ancora, Prefetto.
In comune con le Termopile e con la spedizione di Sapri, il commento in definitiva ha solo ed esclusivamente il numero, trecento, delle raccolte.
Il che, a conti fatti, per come è andata a finire allora, proprio male non è.
Purtuttavia, a distanza di ben diciotto anni dalla numero uno, e con tutta l’acqua passata nel frattempo sotto i ponti, legittima appare la soddisfazione di poter dire “in quattro parole: noi siamo ancora qua!”.
Beninteso, fatti (di nuovo) i debiti scongiuri…
*fondatore e responsabile de il commento