di Antonio Corona

Notte.

Di quelle nere, nere come la pece.

A ben vedere, una notte come tante altre.

La cena non è stata neanche così male.

Ma quel Presidente… non la smetteva proprio più!

Possibile che non ci si renda conto?

Con un microfono in mano, certe persone perdono la misura del tempo e della soglia di sopportazione: altrui.

La prossima volta, ci vada il prefetto, invece di stare a delegare uno di noi!

Per carità, si scherza, non si sa mai…

Quasi l’una.

Ancora poco e… sotto le pezze.

Che domani, poi, si può dormire.

D’improvviso, lo smartphone.

“Sindaco?!?…”

“Dottoressa, non ha sentito? Che botta! Qui balla tutto, le persone sono uscite per strada!”

“Feriti? Danni?”

“No, almeno per il momento direi di no. Ci risentiamo più tardi. La tengo informata.”

Non è l’unico sindaco a farsi sentire.

Avvertito il prefetto – “Cerca di saperne di più. Ci vediamo in ufficio. Inizia a convocare il C.C.S.(Centro Coordinamento Soccorsi, n.d.a.). Arrivo!” – via di corsa in ufficio.

Per primo, uno squillo al centralino.

Nessuna risposta.

“Accidenti! Chiuso.”

Le linee, di notte, vengono passate al corpo di guardia.

C’è la sala operativa della questura ma, con la migliore volontà, non è esattamente funzionale allo scopo.

Interpellati, suonano a vuoto anche i cellulari dei collaboratori che avrebbero potuto dare una mano.

Conoscendoli, conoscendone spirito di servizio e disponibilità, è perché sicuramente non hanno sentito o potuto.

C’è che non avevano comunque alcun obbligo.

Il tempo intanto scorre, inesorabile.

A momenti lentissimo, a momenti vorticoso.

Vigili del fuoco, forze di polizia, volontari, sindaci, sul posto.

CC.OO.CC.(Centri Operativi Comunali, n.d.a.), attivi.

Bene.

Organizzata seduta stante una catena che ricorda da vicino quella di Sant’Antonio.

C.C.S., operativo.

Non è al completo.

Pazienza, quelli che si è riusciti a contattare ci sono e ce la stanno mettendo veramente tutta.

Le informazioni cominciano ad affluire con regolarità, il quadro che si va delineando sembra confortante.

Tanto spavento, tanta paura.

Però, incrociando le dita, nessun ferito o peggio.

La gente si sta tranquillizzando.

Molti, potendo, scelgono di consumare in macchina gli ultimi spiccioli di sonno.

Ancora qualche ora.

Ecco, finalmente il giorno.

Ore 7.00.

Il centralino è di nuovo in pieno assetto.

Il personale della prefettura sta facendo ingresso.

Fiuuuuu…

Andata!

A essere sinceri, non pare proprio un granché.

D’altra parte, chi scrive non è mica (tantomeno rinomato) autore o sceneggiatore di fiction, verosimili o meno che possano risultare.

Con ben altri tratto ed esito, anni fa, l’A.N.F.A.C.I. del Segretario generale Marisa Zotta, che qui si coglie l’occasione per salutare con affetto, ideò e realizzò sul medesimo tema uno short-movie, con finalità divulgative del ruolo del prefetto.

Protagonista?

Nientepopodimeno che… Sebastiano Somma!

Immaginabile il gradimento riscosso specie in talune fasce di pubblico…

Tornando all’episodio dianzi amatorialmente tratteggiato.

Perché il centralino della prefettura era chiuso e le linee passate al posto di guardia?

Non da adesso, in troppe sedi è così.

Causa penuria di personale, le questure, loro malgrado, non sono in grado di assicurare il servizio ordinario h24, da una certa ora appunto girato (sempre che ci sia…) al “piantone”.

Perché il dirigente non è riuscito a contattare nessun collaboratore?

Perché, nonostante disponibilità e spirito di servizio dei singoli, non è previsto alcun turno di reperibilità – cui invece sono tenuti i dirigenti prefettizi – per il personale contrattualizzato, se non per le sole esigenze del servizio cifra.

L’intensità delle cennate criticità tende ovviamente a decrescere proporzionalmente alla prevedibilità, e ai tempi di anticipazione, dell’evento, come nella circostanza di possibili emergenze preannunciate da bollettini meteo.

Nondimeno, in tema di responsabilità la normativa non fa sconti e distinzioni tra situazioni e situazioni.

E infatti:

“1. In occasione degli eventi emergenziali (…), ovvero nella loro imminenza o nel caso in cui il verificarsi di tali eventi sia preannunciato con le modalità di cui all’articolo 2, comma 4, lettera a), il Prefetto, nel limite della propria competenza territoriale:

  1. assicura un costante flusso e scambio informativo con il Dipartimento della protezione civile, la Regione, i Comuni, secondo quanto previsto nella pianificazione di cui all’articolo 18, e il Dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile del Ministero dell’interno;
  2. assume, nell’immediatezza dell’evento in raccordo con il Presidente della giunta regionale e coordinandosi con la struttura regionale di protezione civile, la direzione unitaria di tutti i servizi di emergenza da attivare a livello provinciale, curando l’attuazione del piano provinciale di protezione civile, redatto in conformità agli articoli 11, comma 1, lettera b) e 18, coordinandoli con gli interventi messi in atto dai comuni interessati, sulla base del relativo piano di protezione civile, anche al fine di garantire l’immediata attivazione degli interventi di primo soccorso alla popolazione;
  3. promuove e coordina l’adozione dei provvedimenti necessari per assicurare l’intervento delle strutture dello Stato presenti sul territorio provinciale;
  4. vigila sull’attuazione dei servizi urgenti, anche di natura tecnica, a livello provinciale, segnalando, con le modalità di cui alla lettera a), eventuali esigenze di ulteriori concorsi d’intesa con il Presidente della Giunta regionale;
  5. attiva gli enti e le amministrazioni dello Stato, anche ai sensi dell’articolo 13, comma 4, della legge 1° aprile 1981, n. 121, e assicura il loro concorso coordinato anche mediante idonee rappresentanze presso i centri operativi comunali.

2. Il Prefetto, ai fini dello svolgimento dei compiti di cui al comma 1 e per il coordinamento dei servizi di emergenza a livello provinciale, adotta tutti i provvedimenti di propria competenza necessari ad assicurare i primi soccorsi a livello provinciale, comunale o di ambito ai sensi dell’articolo 3, comma 3, nel quadro degli organismi di coordinamento provvisorio previsti nella direttiva di cui all’articolo 18, comma 4. (…)”(art. 9-Funzioni del Prefetto nell’ambito del Servizio nazionale di protezione civile, decreto legislativo 2 gennaio 2018, n. 1-Codice della protezione civile).

Insomma, ci si può trovare a gestire il tutto con il… piantone della prefettura e nessun collaboratore.

Ma, come dire, “si paga uguale”.

Niente male, vero?

A integrazione, la corrente normativa, vale ricordare, riprende sostanzialmente la precedente(ex l. n. 225/1992), peraltro tuttora valida a determinate condizioni.

Piani provinciali di emergenza(/protezione civile).

Per quanto consta, non ve ne sono redatti secondo le disposizioni introdotte con il Codice.

Dunque?

Legge 24 febbraio 1992, n. 225(Istituzione del Servizio nazionale di protezione civile), art. 14(Competenze del prefetto):

“1. Il prefetto, anche sulla base del programma provinciale di previsione e prevenzione, predispone il piano per fronteggiare l’emergenza su tutto il territorio della provincia e ne cura l’attuazione. (…)”.

Decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112(Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle regioni ed agli enti locali, in attuazione del capo I della legge 15 marzo 1997, n. 59), art. 108(Funzioni conferite alle regioni e agli enti locali):

“1. Tutte le funzioni amministrative non espressamente indicate nelle disposizioni dell’articolo 107 sono conferite alle regioni e agli enti locali e tra queste, in particolare: (…)

  1. b) sono attribuite alle province le funzioni relative:

1) all’attuazione, in ambito provinciale, delle attività di previsione e degli interventi di prevenzione dei rischi (…);

2) alla predisposizione dei piani provinciali di emergenza sulla base degli indirizzi regionali; (…)”.

Commenti?

Finita qui?

Ci sarebbe più di qualcosa da dire anche, per esempio, in ordine al “tipo” di competenze – in larga parte, tecniche – conferite al prefetto(“…assume la direzione unitaria di tutti i servizi di emergenza da attivare  livello provinciale…”).

Ma ce n’è già fin donde.

Suggerimenti non richiesti?

Intanto, tenere costantemente la normativa a vista.

Verificare di avere sempre a portata di mano, e aggiornate, tutte le pianificazioni di emergenza – comprese quelle di competenza comunale – possibilmente nel medesimo luogo(preferibilmente in formato elettronico), agevolmente accessibile, senza rimetterle alla memoria di “quell’unico” collaboratore, magari andato nel frattempo in pensione.

Munirsi di un documento agile e snello(quelli complessi risultano spesso inutilizzabili, in particolare in situazioni concitate) contenente linee essenziali per la gestione delle emergenze.

Più d’una le prefetture che se ne sono dotate(tra le altre, Chieti, Forlì-Cesena, Teramo), basta chiedere.

Ascoltare tutti senza farsi condizionare.

Non cedere alle pressioni, sovente, sebbene sicuramente in buona fede, un po’ troppo… emotive.

La scelta, alla fine, è solamente di chi ne abbia la responsabilità.

Per dirla con Liga, “(…) ho messo via un po’ di consigli/ (…) li ho messi via perché a sbagliare/ sono bravissimo da me/ (…)”.

Dove necessario, concordare con le rispettive questure modalità che assicurino la migliore operatività del centralino della prefettura in situazioni di emergenza pure al di fuori dei normali orari di attività.

Soprattutto, mantenersi sempre freddi e lucidi, tono della voce tranquillo, evitare di trasmettere nervosismo e incertezza, anche se interiormente avvertiti(si è persone, non automi).

Come nel mare in tempesta, gli equipaggi guardano al capitano.

Guai a perdere la bussola!

Controproducenti le lavate di testa in pieno bailamme.

Per concludere, pazienza, tanta pazienza.

Non dovrebbe essere così difficile a forza di frequentare ‘sti prefetti…