di Leopoldo Falco
Poco educato alle virtuosità informatiche e solo da alcuni mesi inserito dai figli nel colorato mondo di whats.app, mi sono trovato a ricevere in poche ore moltissime mail, al punto da pensare seriamente a ritornare sui miei passi per sottrarmi a quel bombardamento forse per me troppo impegnativo.
Poi, anche ritrovando foto di persone che comunque avevano avuto in passato un significato nella mia vita e alle quali ero affezionato, ho deciso di impegnarmi in queste interrelazioni, suscitando l’ilarità e l’ironia in particolare dei figli, che mi vedevano goffo nella scoperta di quella che per me era una nuova realtà.
Tra le tante mail ricevute, alcune anche provenienti da un passato remoto, una con la quale un vecchio compagno di scuola, che avevo rivisto solo poche volte e di cui non possedevo il cellulare, mi invitava a partecipare a una chat tra vecchi amici e a una raccolta di fondi in favore della famiglia di “uno di noi”.
La foto che ritraeva il mio vecchio amico Sergio, con un berrettino sportivo e occhiali da sole, quasi un turista americano o, anche, un agente segreto, lo rendeva poco riconoscibile, per cui, onde fugare ogni dubbio in ordine a possibili raggiri, mi sono procurato il suo cellulare e l’ho chiamato per chiedergli di confermarmi essere lui il mio interlocutore.
E anche per avere ragguagli sulla circostanza, che immaginavo tragica, alla quale faceva riferimento.
Sergio mi spiegò che purtroppo – lui pensava ne fossi informato – il nostro amico Antonio era rimasto vittima di un infarto fulminante lasciando in gravi difficoltà economiche la moglie e le figlie.
E che i vecchi compagni di scuola avevano insieme deciso di aiutarle per consentire loro un minimo di serenità in un momento drammatico.
Nel chiedermi se intendevo partecipare alla raccolta di fondi, mi proponeva anche l’inserimento in una chat con la quale i miei vecchi amici mantenevano tra loro contatti, anche incontrandosi periodicamente.
Lontano da molti anni da Napoli, io quelle frequentazioni le avevo per lo più perse, per cui aderii volentieri a entrambe le iniziative, riflettendo tra me sul valore, inalterato negli anni, dell’amicizia, ancora più sentita laddove nata in giovane età, quando tutti siamo proiettati con entusiasmo e pulizia di sentimenti verso il futuro.
Nei giorni successivi, su quella chat fui travolto da tanti messaggi di vecchi amici che in più casi non sentivo da 45anni: tutto un ritrovarsi, uno scambiarsi affettuosità e numeri di cellulare, un chiedersi reciprocamente sommarie notizie personali, un invitarsi a rimanere in contatto.
Per me un tuffo in sentimenti inaspettatamente ancora vivi e la percezione del calore forte di un’amicizia antica, la riscoperta di un qualcosa di pulito che ritenevo sepolto nel tempo e invece era lì, palpabile…
Riflettevo di come, in età matura, ci trovavamo a condividere dei sentimenti giovani, vissuti a 18anni, con grande fiducia gli uni negli altri: nonostante gli anni trascorsi, non ci sentivamo persone diverse e quella amicizia era sacra e come tale andava preservata.
La successiva, condivisa frequentazione informatica, ha evidenziato questi aspetti e gli scambi di opinioni, le battute, gli sfottò, su argomenti più o meno seri, hanno confermato queste iniziali sensazioni.
Mi è piaciuto che non si sono fatti bilanci esistenziali, non si è dato grande peso al cammino percorso da ognuno di noi nei successivi 45anni, non si sono dichiarati dei vincitori e degli sconfitti dalla vita.
E i rapporti sono rimasti quelli che erano, improntati a una scanzonata semplicità…
Certo, la vita aveva lasciato dei segni sui nostri corpi e nei nostri sentimenti: alcuni di noi non vi erano più, altri, anche di recente, avevano perso la compagna di una vita, altri erano segnati da vicende che avevano comportato sofferenze…
Ma la consapevolezza del tempo trascorso e di quelle ferite non modificava la leggerezza di quegli scambi, quel piacere di dirsi “Ben ritrovato!”, quello stare bene insieme, come se il tempo non fosse passato e ci fossimo appena lasciati.
Il piacere di dirsi: “Siamo un bel gruppo!”, ovvero “Potete contare su di me!”, il sentirsi degli ex ragazzi che insieme vincevano nella vita quasi riscoprendo, in una amicizia rimasta uguale negli anni, un elisir di eterna gioventù.
Un brivido, un vivere intensamente sentimenti antichi.
Un riscoprire una parte di sé e un ruolo in quel gruppo, che si era dimenticato.
Soprattutto, la convinzione di aver ben investito nell’amicizia e di ritrovare a distanza di anni un piccolo tesoro di affetti.