di Antonio Corona

fertility-dayDi questo passo, andrà a finire che in questo Paese non si potrà più fare la réclame neanche di un… budino.

“Bum! Bomba! Esagerato…”

Davvero?

Roberto Saviano interviene prima con un tweet: «È un insulto a tutti. Insulto a chi non riesce a procreare e a chi vorrebbe ma non ha lavoro. Ecco perché il 22 il mio compleanno sarà rovinato».

Quindi, il 2 settembre u.s., su la Repubblica, a pagina 27, in Revocate l’iniziativa:

“Il Fertility Day va revocato. Il governo chieda scusa agli italiani offesi da questa campagna sulla procreazione. (…) non è questione «di due cartoline». È l’idea stessa del Fertility Day che fa infuriare. (…) c’è modo e modo, (…), di promuovere una campagna del genere. Per esempio: avete mai visto ‘Fallo per la Danimarca’? No, non si tratta (…) della campagna del governo danese per incrementare le nascite, ma di una pubblicità della Spies Travel, un’agenzia di viaggi. (…) viaggi a prezzi scontati se si è in coppia e, se si dimostra di avere concepito durante il viaggio, ecco in regalo una fornitura di prodotti per bambini, o una vacanza child-friendly. Ma la campagna non è rivolta solo alle coppie fertili. (…) Ecco, da una parte abbiamo questa pubblicità leggera, che affronta un tema importante con ironia e delicatezza, che mette sullo stesso piano chi vuole (e può) procreare e chi non può farlo pur volendo. Dall’altra ci siamo noi con questo Fertility Day (…). Da una parte dunque c’è ‘Il sesso può salvare l’avvenire della Danimarca’ e dall’altra la donna con la clessidra – che il governo vuole ora cancellare – a ricordarci che il tempo passa, che non si è giovani e fertili per sempre, che bisogna procreare ora o mai più. (…) qualcuno in questo governo ha offeso le donne e gli uomini fertili e le donne e gli uomini che non lo sono. Ha offeso chi vuole avere figli e lo farà, responsabilmente, quando avrà raggiunto sicurezza economica e autonomia. Ha offeso chi non può averne e sta facendo sacrifici spendendo risparmi per ottenere da strutture private ciò che il servizio pubblico consente con tempi di attesa lunghissimi. Ha offeso le coppie gay che vorrebbero figli ma non possono (…) Questa campagna ha fatto qualcosa di ancora più grave. È entrata nella vita intima degli italiani facendoli sentire in colpa, mettendo in discussione scelte e decisioni. (…) Matteo Renzi (…) revochi il Fertility Day. Subito.”.

Sorprende il paragone… asimmetrico tra la campagna pubblicitaria di una agenzia di viaggi e quella promossa da un governo.

Comunque sia: e il budino?

Semplice.

Se con una iniziativa sulla fertilità si offendono quanti, tra gli altri, non possono o non vogliono procreare: che dire allora di uno spot o di un cartellone con al centro una dolce gustosità ad ammiccare alla gola di, con il massimo del rispetto, incolpevoli e sfortunati diabetici?

Di fiammanti e costosissime autovetture a dare mostra di sé sugli schermi a una platea di spettatori non pochi dei quali costretti ad autentici salti mortali per mettere insieme il pranzo con la cena?

E di incantevoli paesaggi esotici, fashion, gioielli ecc. ecc.?

Gli esempi sono pressoché infiniti.

E poi: chi decide se una campagna di sensibilizzazione sia suo malgrado capace, e quanto, di offendere qualcuno?

In una democrazia, le iniziative di un qualsiasi governo possono essere legittimamente e pacificamente avversate nei modi più disparati, ma valutazione e giudizio sulle medesime dovrebbero passare istituzionalmente per il Parlamento e, alle scadenze previste, per il voto alle urne.

Qui, e non solo in questo caso, pare che l’organo deputato debba essere invece il… web.

“Una clessidra fa infuriare il web-Bufera sugli spot del «Fertility day»-le accuse al ministro e la tensione con Palazzo Chigi. Lorenzin: è solo informazione”, così ha titolato il Corriere della Sera il 1° settembre scorso.

Per i possibili distratti.

Il Fertility Day, fissato per il 22 settembre, è il giorno scelto dal Ministero della Salute per consapevolizzare donne e uomini riguardo la prevenzione della infertilità e quindi il rischio di perdere la possibilità di avere figli pur desiderandoli.

Ebbene, i tanti(ma tanti riferiti a cosa e rappresentativi di chi, se non soltanto dei relativi autori?) messaggi scandalizzati hanno indotto la titolare del suddetto Dicastero, che si è peraltro premurata di confermare lo svolgimento della manifestazione, ad annunciare la modifica della campagna promozionale in atto.

Che sia in corso una trasformazione del nostro Paese in una Repubblica democratica fondata sui… social-network?

Basta saperlo, ci si risparmierebbe di interrogarci e ad accapigliarci su riforme costituzionali, bicameralismo, contrappesi, italicum e quant’altro.

Sarebbe sufficiente accomodarsi davanti a un qualsiasi strumento informatico, premere un tasto… et, voilà, le jeux sont fait.

I dibattiti, una volta così lagnosi e noiosi, oggi sono sovente liquidati e veicolati con i 140caratteri max di twitter.

Questioni che pure parevano tanto complesse, finalmente risolte con un “cinguettio” di pochissime, stringate parole.

Grazie agli hashtag, poi, tutte le opinioni su un medesimo argomento sono immediatamente rese nella disponibilità di tutti.

Tramite i social si selezionano le classi dirigenti, si enfatizzano o si affossano idee e azioni.

Quanto rischiano di apparire obsoleti coloro che si ostinino a portare centinaia di migliaia di persone per strada a manifestare…

Per carità, ogni punto di vista, specie se espresso con garbo, va rispettato.

Nondimeno, in tutta onestà, c’è da rimanere attoniti.

Come per esempio nel provare a seguire quanti si stiano dichiarando favorevoli alla legalizzazione delle droghe leggere.

 

“Il proibizionismo non ha funzionato! Con la legalizzazione delle droghe leggere toglieremo i nostri figli dalle grinfie dei trafficanti! Sottrarremo ingenti capitali a quegli illeciti commerci!”.

Viene dunque da pensare che, per evitare di costringerli a rivolgersi ai pusher, si dovrebbe perciò consentire ai giovani, anche minori, di entrare in un qualsiasi negozio e acquistare liberamente tali sostanze. Perché altrimenti…

Singolare, ove si pensi che, viceversa, la vendita di prodotti del tabacco e di bevande alcoliche sia vietata agli avventori non maggiorenni.

Qualcuno è in grado di spiegare, a eventuale legalizzazione, come si potrebbe riuscire a convincere i nostri ragazzi che una cosa “legale” non per questo sia innocua?

L’uso del tabacco, nonostante le scritte sui pacchetti di sigarette, senza “proibizionismo”, è stato per caso (almeno) limitato o di converso è in ascesa?

Il tutto mentre si inaspriscono le sanzioni sui conducenti di automobili in stato di sballi etilici o a causa di sostanze stupefacenti.

Va a capire…

Per sorvolare su uno Stato che, stando alle opinioni di taluni dei favorevoli alla proposta, decida, in ragione della difficoltà di contrastarlo efficacemente, di rendere lecito un fenomeno criminoso divenendone persino… imprenditore e lucrandoci sopra.

Nella puntata del 5 settembre scorso di Presa diretta(Rai3), è stato evidenziato come, in Germania, la prostituzione post-legalizzazione – organizzata in “case chiuse” – sia in aumento, con molti “consumatori” che hanno ormai perso ogni remora indotta dai precedenti divieti.

Viceversa, in Svezia una recente legge che – con una pesante multa o, in caso di recidiva, con l’arresto – punisce il solo cliente, sta producendo lusinghieri risultati.

A buon intenditor…

Ops, sforati alla grandissima i liturgici 140caratteri.

Clic!