Il tempo di un sospiro e ha preso per sempre commiato.

Con discrezione, cifra indelebile del suo vivere, come altrettanto lo sono stati la mitezza, il garbo, l’eleganza nel porsi, l’ascolto dell’altro.

Beninteso, da non fraintendere con la remissività, ché idee e convincimenti li sosteneva anzi con passione e determinazione, puntualmente declinate in competenza e compostezza.

Mai, infatti, una parola fuori posto.

Mai, infatti, una caduta di stile.

Classe ‘55, il 31 luglio ne avrebbe compiuti sessantaquattro.

Napoletano, orgoglioso di esserlo.

Carano, il maniero dove, attorno gli affetti più cari, era uso ritornare per concedersi una pausa di ristoro.

Carano, la magione che ha in fine accolto l’ultimo anelito della sua esistenza.

Leopoldo Falco di Carano di Sessa Aurunca.

Sa d’altri tempi, di torri merlate, teste coronate, dame velate, tornei, duelli, spade, lance, scudieri, paggi, menestrelli.

Epoche di cavalieri senza macchia e senza tema, celate dischiuse ad adornare lo sguardo franco.

Indimenticabile il suo, specie quando incorniciato in quegli occhi sgranati.

Correttezza, lealtà, principî non negoziabili.

Averlo a fianco, parava quantomeno dall’offesa di velenose quanto vili lame erroneamente ritenute amiche o sorelle.

Religioso, di un credo sincero.

Né fariseo, né santo.

Uomo, semplicemente.

Nei successi, non importa se avari di fasti.

Nelle sconfitte, comunque intrise di onore e dignità.

Uomo, semplicemente, con le sue fragilità, debolezze, al cui cospetto non ha peraltro chinato il capo, non si è perso d’animo, non è arretrato di un solo millimetro.

Ha lottato, ha combattuto.

Come contro i malanni che, per lungo tempo, lo hanno invano insidiato e insolentito.

Sorpreso infine nel sonno al quale, le difese assopite, si era serenamente abbandonato al termine di una serata trascorsa in letizia.

Un colpo solo, ben assestato, maligno e assassino.

Un colpo solo, ad arrestargli il cuore, a carpirgli il respiro.

Sul calendario, 28 luglio 2019.

Una domenica.

il commento

(An.Cor.)