di Antonio Corona

isis-europaPer decenni è stato raccontato che, all’insegna di “Due Popoli, Due Stati”, quella del conflitto israelo-palestinese, se e quando conseguita, sarebbe stata la madre di tutte le soluzioni, portatrice finalmente di pace e stabilità in tutto il medio-oriente e dintorni.

Quasi peraltro sorvolando sulla circostanza che, all’origine del conflitto, vi sarebbe proprio la rivendicazione, da entrambi quei popoli, degli stessi fazzoletti di terreno.

Comunque sia, tornerebbe interessante che qualcuno spiegasse la connessione di quella irrisolta situazione con i focolai che stanno divampando un po’ ovunque.

Fermo restando, in generale, che occorra forse prendere infine atto che, per un incendio che si riesca eventualmente a estinguere, altri covino pronti a innescarsi.

Degli islamici in generale, dominante per lungo tempo è stata la vulgata che quelli “pericolosi” fossero gli sciiti, con l’Iran gran burattinaio a tirarne le fila neanche tanto nell’ombra.

Viceversa, oggi i più temibili sarebbero i sunniti.

Stessa famiglia di quel Saddam Hussein che sì, faceva stragi di innocenti, ma del quale in tanti, da questa parte dei “buoni”, paiono ora invocare il nome non senza qualche accenno di nostalgia.

Un po’ quello che accade con Gheddafi: ma non si era tutti entusiasti delle “primavere arabe”?

Si chiede che i musulmani “moderati” prendano netta distanza da coloro che, invocando l’Islam, commettono atroci misfatti.

Per carità, una aspettativa sacrosanta.

Quanto comprensibilmente fino in fondo praticabile se, a conti fatti, oltre a essere dei fratelli, chissà che non sia grazie esattamente alle “gesta” di quei feroci assassini se, per converso, i credenti pacifici potranno ottenere quegli ascolto e considerazione non sempre loro accordati, una moschea e qualche riconoscimento in più…

Si potrebbe continuare.

Mica chissà per cosa, semplicemente per mettere in fila quante ne siano state e ne vengano raccontate ogni giorno a una opinione pubblica ansiosa di analisi e ricette à la carte che risultino rassicuranti e confortanti.

Soprattutto, poco impegnative.

Come sugli autori degli efferati crimini consumati in nome di Allah(benedetto sia il suo nome, non si sa mai…).

La opinione corrente in voga, li voleva ignoranti, diseredati, reietti, bistrattati, ai margini della società.

E i macellai di Dacca?

Eppure, personaggi quali Osama Bin Laden qualche dubbio dovevano pure insinuarlo.

Come fermare la mattanza?

Non si faccia un passo senza l’Europa!

Prendendo a riferimento gli americani(i gringo, per essere precisi), anche in questo Paese è invalso il gesto di portare trepidanti la mano sul cuore mentre scorrono le note dell’Inno di Mameli. Ormai intonato, incredibile dictu, persino dai calciatori della Nazionale!

Sarà per imperdonabile distrazione dello scrivente ma, per quanto consta, pare proprio che lo stesso non avvenga al suono dell’Inno alla Gioia di Beethoven. E non necessariamente perché non ci sia molto da gioire.

D’altronde, cosa cantare se non c’è nemmeno un testo?

Un inno senza testo: semplicemente fantastico.

Cosa pretendere da una Europa che non ha neanche una lingua comune?

La medesima Europa, sorta sul solco tracciato dalla C.E.C.A.(Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio), che ha trovato motivo profondo della sua unione nella necessità di trovare il modo affinché Francia e Germania la smettessero una buona volta di darsele di santa ragione, coinvolgendo tutti.

Libertà di circolazione delle persone e delle merci.

Tutto bene finché ce ne è stato un po’ per tutti. Alle prime difficoltà reali, ognuno a tirare l’acqua al proprio mulino.

Non accade così nelle migliori famiglie, come, vi è da scommettere, nelle imminenti unioni civili?

Si potrà concordare o meno, ma Europa difficilmente potrebbe essere fin quando un suo neo-nazionalismo, sovranazionale, e correlato spirito di appartenenza, non si saranno sostituiti o perlomeno sovrapposti a quelli dei singoli Stati.

Al pari di quanto accaduto negli States.

“Strimgian’ci a coorte, siam pronti alla morte, l’Italia chiamò!”.

In nome dell’ideale di Patria, un ventunenne Mameli morì per una infezione a una ferita riportata al Gianicolo sulle barricate della Repubblica romana.

L’Italia è nata dal Risorgimento.

L’Europa, invece?

Non scalda i cuori, probabilmente perché alchimia realizzata a tavolino, per quanto a opera di elite straordinariamente illuminate e di eccezionale levatura.

Europa, per dirla con Klemens von Metternich, mera “espressione geografica”?

Ci sono inoltre generazioni e generazioni che – fortunatamente, per altro verso – non hanno la benché minima percezione diretta del sangue versato per stroncare la piaga del nazifascismo.

E se non se ne comprende il prezzo in termini di sacrificio, difficilmente si apprezza il valore di una qualsiasi cosa.

Se non quando sia troppo tardi.

Riguardo la guerra.

La litania imperante è che non risolva le questioni, anzi.

Sembra nondimeno legittimo chiedersi, senza guerra, che fine avrebbero fatto Hitler e Mussolini e, con loro, gran parte del mondo “civile”.

Il punto, allora, non è la guerra in sé, ma come si conduca e come si concluda.

È per esempio universalmente noto che, interrompendo anzitempo la somministrazione di un antibiotico, il rischio è che il batterio non sia estirpato, anzi, che si irrobustisca.

Insomma, occorrono visione strategica e, quando occorra, estrema determinazione.

Altrimenti, meglio lasciare perdere.

L’articolo 11 della Costituzione, recita solennemente “l’Italia ripudia la guerra quale strumento di risoluzione delle controversie internazionali”.

Vale anche con l’Is?

Eppure, che si sia in guerra, magari non di religione, ma in guerra, è lo stesso mitissimo Santo Padre ad ammonirlo e non da oggi.

In guerra, già, ma da e contro chi?

E quale guerra?

Se proprio si debba, molti pretendono però che colpisca chirurgicamente ed esattamente il nemico e soltanto il nemico, nessun altro.

Guai a danni collaterali!

Ci si provò già ai tempi di desert storm, con le “bombe intelligenti”.

Polemiche a non finire…

La guerra è guerra.

Da evitare, possibile solo quale extrema ratio: ma guerra, se guerra.

Agli albori dei recenti fatti di terrorismo, la parola magica in sua vece è stata: intelligence.

Che, invero, insieme a forze di polizia e magistratura, miracoli ne ha fatti e ne sta facendo eccome.

Intelligence che ha concrete probabilità di successo se diretta a colpire organizzazioni, meno se sconosciuti “lupi solitari”, invisibili finché non si manifestino dal nulla, magari con un machete in mano, intenti a macellare ignari e inermi viaggiatori in treno.

Hollande, all’indomani degli oltre 80morti sul lungomare di Nizza: “se non è andata peggio, è grazie al formidabile spiegamento di forze”.

Che può essere anche letto come: “80morti, ci possono stare”

Le prime operazioni di salvataggio di migranti in mare furono battezzate mare nostrum, così volendo parafrasare i Romani, veri, di una volta, non quelli de “(…) ce piacciono li polli, l’abbacchio e le galline, perché so’ senza spine, nun so’ come er baccalà (…)”.

In verità, in quell’epoca antica, Mare Nostrum stava a indicare l’enorme lago interno che bagnava le coste dell’Europa meridionale, del nord Africa e del medio Oriente, sul quale vigeva, implacabile e incontrastata, la Pax romana, imposta e mantenuta a suon di sberlone a chiunque avesse soltanto l’ardire di dire “a”.

All’indomani del naufragio e dell’affogamento di quasi quattrocento persone al largo di Lampedusa, avvenuto il 3 ottobre 2013, si sarebbe probabilmente dovuto immediatamente fare sedere intorno a un tavolo (almeno) i maggiori leader europei convenuti in ordine sparso sull’isola, sollecitandoli formalmente a una condivisa azione umanitaria, con previa, contestuale distribuzione di oneri e impegni.

Sennonché, dopo corone di fiori, abbracci, inginocchiamenti vari e struggenti dichiarazioni di circostanza, tutti, asciugate le lacrime che appena un attimo prima rigavano copiose le guance, sono ripartiti lasciando l’Italia con il classico cerino in mano.

Con l’Europa con la coscienza a posto dinanzi ai televisori grondanti barconi di migranti perché, a dirla tutta, non può escludersi che secondo lei l’Italia in fondo se la sia andata a cercare, sia partita in tromba senza sentire nessuno quando nessuno le aveva chiesto qualcosa.

Santo Padre e pochi altri a parte.

Beninteso, allo stato, anche navi di altri Paesi partecipano alle operazioni di soccorso in mare.

Raccolgono i naufraghi e li scaricano nei porti del bel Paese.

Curioso come le regole della convenzione di Dublino valgano tranne se da contestualizzare a bordo dei singoli natanti in ragione di altrimenti inviolabili, rispettive sovranità nazionali.

E quindi?

Soluzioni, possono essercene.

Forse, occorrerebbe tuttavia preliminarmente stabilire se questo fantomatico “Occidente”, ovvero anche la sola Europa, sia o meno di fatto un impero, consapevole di esserlo e, nella affermativa, capace di assumersi conseguenti responsabilità e afferenti comportamenti.

Come hanno fatto gli U.S.A. dal secondo dopoguerra, ma che non è assolutamente scontato che continueranno a farlo, specie se in conto terzi.

Finché fu in grado, l’Impero d’Occidente riuscì ad assicurarsi presente e futuro.

Se necessario, non esitando ad affidarsi pure a generali barbari, salvo però poi assassinarli, per manovre di palazzo, o semplicemente proprio perché vittoriosi e perciò temibili quali possibili pretendenti al trono imperiale.

Pensare che Ezio era riuscito a sconfiggere addirittura lo spietato Attila…

Roma, sempre più lontana e divisa da Ravenna, tentò ripetutamente di comprarsi la sopravvivenza con oro e argento, ma veri e propri fiumi di metalli preziosi non fecero altro che aumentare cupidigia e voracità di coloro che pretendeva invece di ammaliare e ammansire.

Quello che pretende l’Occidente è pace.

Pace, per continuare a consumare, sereno e indisturbato, la maggior parte delle risorse del pianeta, indispensabili per garantirsi il mantenimento degli attuali livelli di vita, non ultimo di quanti non perdano occasione per mostrarsi antagonisti e terzomondisti.

Occidente quasi incredulo se qualcuno si permetta di non essere d’accordo.

In conclusione?

La scivolosità dell’argomento, consiglia di… “passare”.

Quelle qui disordinatamente e sommariamente declamate?

Estemporanee considerazioni di estate inoltrata, come tali da ritenere, raccolte pure qui e là, segno di una crescente insofferenza in giro nei riguardi della inconsistenza e della inconcludenza dei dibattiti quotidiani.

Si è sostenuto che la concorrenza migliori il prodotto.

Di solito, è così.

Nondimeno, più sono talk show, tg e spazi da riempire – analogo discorso vale per ogni programma – maggiore è la eventualità di un livellamento verso il basso determinato dalla esigenza di disporre di una notevole quantità di commentatori.

Nel frattempo, marce, fiaccolate, mazzetti di fiori, cuoricini, poesie, palloncini colorati appesi in cielo a ogni eccidio.

Importanti, certo.

Purché non sia tutto lì.