di Antonio Corona*

tagli_economici

“Soddisfazione per la esclusione del personale della carriera prefettizia dal ruolo unico della dirigenza statale e per il rinnovato riconoscimento del ruolo delle prefetture”.

Così, il 30 settembre u.s., accompagnato dai Sigg. Capo di Gabinetto e Capo Dipartimento del Personale, ha esordito l’On.le Sottosegretario di Stato Gianpiero Bocci in apertura di incontro con le organizzazioni sindacali prefettizie.

Una soddisfazione, quella manifestata, certamente condivisa per un risultato del quale, sebbene non scevro da sollecitazioni ai medesimi rivolte in corso d’opera, va doverosamente dato atto ai vertici politici e amministrativi del Viminale.

Nonché anche, tra gli altri, ad AP, per il fattivo contributo da essa a tal fine autorevolmente assicurato, spendendosi senza riserve in ogni sede(confronto con la stessa Amministrazione, audizione in Parlamento, contatti con forze politiche, partecipazione a trasmissioni televisive, interventi sulla stampa).

Venendo allo schema del “d.P.R. tagli”, ex art. 2(Riduzione delle dotazioni organiche delle pubbliche amministrazioni), c. 1, lett. a), decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95(Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini), convertito con modificazioni in legge 7 agosto 2012, n. 135.

Richiesto in tal senso, l’On.le Sottosegretario ha confermato che la “riduzione” delle prefetture – di cui all’art. 8, c.1, lett. e), della legge 7 agosto 2015, n. 124(Deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche) – è già assorbita nella ipotesi di provvedimento all’esame(da adottare in ossequio alle disposizioni a suo tempo varate dal governo Monti, n.d.a.).

Le OO.SS. hanno preliminarmente ribadito le fortissime perplessità, ripetutamente rappresentate in precedenti occasioni, circa i tagli in sé per il conseguente arretramento dello Stato sul territorio, a fronte peraltro di incessanti ed emergenti necessità di risposte, coesione, sicurezza.

Hanno quindi evidenziato la sproporzione del ridimensionamento tra centro(-6) e territorio(-23!) degli uffici dirigenziali di livello generale, che vanno a ridisegnare l’Interno in senso macrocefalo.

Rimane altresì da comprendere come si sia pervenuti alla individuazione concreta degli accorpamenti da operare.

Come motivatamente rilevato nella circostanza dallo scrivente, da alcuni di essi, per esempio, non deriverebbe sostanzialmente (anzi!) alcuno di quei risparmi di spesa immaginati all’epoca dal governo Monti a fondamento della intera operazione.

Inoltre.

La volontà dichiarata dall’attuale Esecutivo è l’inalterato mantenimento degli assetti della legge n. 121/1981(Nuovo ordinamento dell’Amministrazione della pubblica sicurezza), come d’altra parte esplicitamente riportato nello schema di provvedimento.

Nondimeno.

Viene da chiedersi – ha osservato AP – come dunque si concilino, a ripartizioni amministrative tuttora invariate, gli ambiti territoriali di competenza, per esempio, delle autorità provinciali di pubblica sicurezza con quelli invece ridefiniti in ragione degli accorpamenti “ultraprovinciali” in parola.

Ulteriormente discettando, non pare infatti soccorrere in proposito l’art. 1 della legge 7 aprile 2014, n. 56(Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni) che stabilisce, al comma 3, che “le province sono enti territoriali di area vasta” ovvero, al comma 51, “in attesa della riforma del titolo V della parte seconda della Costituzione e delle relative norme di attuazione, le province sono disciplinate dalla presente legge”.

Perlomeno nella fase ante-riforma costituzionale, le novità si limiterebbero alla riconfigurazione funzionale dell’ente(qui evidentemente di scarso o nessun interesse), lasciando viceversa invariato l’immediato elemento identificativo della relativa circoscrizione territoriale e degli afferenti organi.

Con il senno del poi, non sembra tornare di conforto nemmeno il comma 147 del suddetto art. 1 della l. n. 56/2014: “Fermi restando gli interventi di riduzione organizzativa e gli obiettivi complessivi di economicità e di revisione della spesa previsti dalla legislazione vigente, il livello provinciale e delle città metropolitane non costituisce ambito territoriale obbligatorio o di necessaria corrispondenza per l'organizzazione periferica delle pubbliche amministrazioni. Conseguentemente le pubbliche amministrazioni riorganizzano la propria rete periferica individuando ambiti territoriali ottimali di esercizio delle funzioni non obbligatoriamente corrispondenti al livello provinciale o della città  metropolitana.”.

La norma, si rammenterà, venne introdotta per scongiurare che, senza prima un proprio ridisegno organico, la ramificazione periferica statale venisse d’un tratto scompaginata dalla rideterminazione, data per imminente, degli ambiti territoriali degli “enti provincia”.

Il paradosso è che siffatto processo si sia intanto arrestato e che adesso ad accorparsi siano piuttosto le… prefetture(questure, ecc.).

Sia come sia, si comprenderà come sul punto dianzi sollevato sia ineludibile fare chiarezza, e per tempo, evitando di rinviare a successive (e magari… creative) interpretazioni che potrebbero ingenerare equivoci e incertezze in un settore essenziale – rappresentanza del governo, sicurezza e non solo – che non ne ha assolutamente bisogno.

Da spiegare, ha tenuto a soggiungere lo scrivente, cosa si abbia poi in mente per il personale delle sedi destinate a scomparire: dai viceprefetti vicari e dai capi di gabinetto – e da ogni altro che si sia parimenti sottoposto a significativi sacrifici economici e personali per corrispondere alle esigenze della Amministrazione – ai collaboratori a poco più di mille euro al mese.

Come non può altresì sottacersi che siano trascorsi ormai quasi due anni senza nomine(di prefettizi), in tal modo: mortificando legittime aspirazioni individuali; pressando e comprimendo oltremodo una intera carriera; operando contro l’interesse della stessa Amministrazione, sempre maggiormente in difficoltà nella azione di incentivazione, non ultimo a fini di copertura delle numerose vacanze in sede.

AP ha dunque proposto che, ove ravvisato necessario, si procrastini in parte il riassorbimento degli esuberi determinatisi per effetto delle “disposizioni Monti”.

Se, per dire, allo stato delle cose, se ne preveda il completamento al 31 dicembre 2016, il riassorbimento potrebbe allora essere (almeno) parzialmente differito all’anno successivo, così nel frattempo consentendo una qualche limitata libertà di manovra e, quindi, di nomina.

Un po’ come, su altro versante, si sta procedendo riguardo al raggiungimento del pareggio di bilancio nel timore che altrimenti, mantenendolo ancorato ai tempi stabiliti, possa soffocare sin nella culla l’accenno di corrente, timida ripresa.

Altre ancora le problematiche aperte, non ultima quella degli “sportelli”.

Se ne riparlerà.

Questo l’impegno assunto dalla Amministrazione.

E il nostro.

*Presidente di AP-Associazione Prefettizi