di Antonio Corona*

Il tempo di morire.

“È la storia di un ragazzo di paese piuttosto ignorante che possiede un ‘tesoro’: la sua motocicletta. Ha capito che non ha la possibilità di legarsi sentimentalmente alla ragazza che ama e, come estrema volontà di raggiungere un rapporto a lui proibito, offre in cambio il bene più prezioso che ha. Questa canzone fu considerata da molti maschilista senza capire che il testo non riflette il mio pensiero ma quello di un povero ragazzo di paese, senza alcuna cultura, non in grado di valutare l’eresia di un’offerta simile. È un po’ come dire che Shakespeare sia stato un assassino perché ha scritto l’Amleto.”.

Così Giulio Rapetti, in arte Mogol, a corredo di una riedizione dell’opera omnia della collaborazione con Lucio Battisti.

Ma… “10 HP o 10 HB”, pervasivo rovello di intere generazioni?

Decisiva la nota del curatore della iniziativa editoriale.

“Nel testo c’è un errore storico: 10‘HP’ sono troppo pochi per una motocicletta. (…) anni fa Mogol ha comprato una moto e se ne è reso conto. È simpatico l’aneddoto che ricordò Battisti allorché, partecipando ad una cresima al suo paese natale, Poggio Bustone(in provincia di Rieti), un cugino un po’ rozzo gli disse che non la capiva: ‘ma che so’ ‘sti HP?’. (…)”.

Tutto chiaro?

In vero, sarebbe bastato scorrere velocemente il testo.

Non di rado, tuttavia, si preferisce andare a orecchio, privilegiare il sentito dire al verificato di persona.

Leggere, approfondire, documentarsi, costa impegno.

Talvolta pretende fatica, persino… competenza.

Via, però.

(se…) In casi come questo, un po’ di indulgenza è pur sempre lecita.

E allora, per una volta almeno ancora, tutti insieme, a squarciagola, senza timore di essere sorpresi a lustrare, furtivi, stille di mai inaridita nostalgia, nella mente il canto libero di chissà quante notti a tirare tardi, stretti intorno a un falò, avvolti nelle volute della ennesima ultima sigaretta… “Motocicletta, 10 HP, tutta cromata, è tua se dici sì (…)”.

“Non ci faremo commissariare!”(dai Prefetti, n.d.a.).

Questo, il grido d’allarme suscitato in autorevoli Primi Cittadini dalla recente direttiva(Ordinanze e provvedimenti antidegrado e contro le illegalità. Indirizzi operativi) del 17 aprile u.s., a firma del Ministro dell’Interno, Matteo Salvini.

Come osservato da AP nel tempestivo comunicato-stampa che lusinghiera eco ha avuto sugli organi di informazione, una preoccupazione che pare non trovare riscontro nella normativa, né in quanto rappresentato nella cennata ministeriale.

La vicenda, in sostanza, concerne la facoltà di individuare, secondo determinati criteri, (ulteriori) aree urbane all’interno delle quali specifiche condotte illecite siano punite amministrativamente con sanzioni pecuniarie e allontanamento del trasgressore(art. 9/c.3, d.l. n. 14/2017, convertito in l. n. 48/2017, e ss.mm.ii.): “(…) i regolamenti di polizia urbana possono individuare aree urbane su cui insistono presidi sanitari, scuole, plessi scolastici e siti universitari, musei, aree e parchi archeologici, complessi monumentali o altri istituti e luoghi della cultura o comunque interessati da consistenti flussi turistici, aree destinate allo svolgimento di fiere, mercati, pubblici spettacoli, ovvero adibite a verde pubblico, alle quali si applicano le disposizioni di cui ai commi 1 e 2 del presente articolo. (…)”.

Stando a quanto riportato dai mass media, motivo della manifestata preoccupazione risiederebbe nella ipotetica attivazione, a fini di individuazione e delimitazione di siffatti spazi cittadini, dell’art. 2 TULPS per il quale “Il prefetto, nel caso di urgenza o per grave necessità pubblica, ha facoltà di adottare i provvedimenti indispensabili per la tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza pubblica. (…)”.

Senza pretesa di alcuna verità incontrovertibile e, per principio opinabile, quale modesto contributo alla riflessione comune.

In cosa dunque consisterebbe il paventato “commissariamento”?

Pare potersi intanto congetturare che, dove e quando ritenuto, il legislatore tenda a dettagliare le ipotesi sia di contingibilità e urgenza(come negli artt. 50 e 54 TUEL), sia di intervento sostitutivo(art. 54 TUEL, di nuovo), in tal guisa “tipizzando” ogni situazione e sottraendola alla genericità dei presupposti.

Immediata ricaduta, la erosione del perimetro di applicazione ad ampio spettro dell’art. 2 TULPS, compresso da un ordito normativo assai più minuziosamente tessuto, istituzionalmente frammentato e policentrico, di quello dei primi anni ‘30 del decorso XX secolo.

Temi come quelli affrontati nel d.l. n. 14/2017, se non per mero riflesso, paiono tra l’altro esorbitare il novero degli interessi tutelati dal citato Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza.

Per intendersi, anche la dispersione scolastica può favorire degrado e illegalità.

Non per questo viene da farvi fronte, seppure temporaneamente, a suon di ordinanze contingibili e urgenti.

Insomma, a ognuno il suo.

Non solo.

La individuazione delle aree in parola(cc.dd. “zone rosse”) è demandata a regolamento di polizia urbana, di competenza del Consiglio comunale(non del Sindaco).

Circostanza, questa, di non trascurabile importanza, atteso che il Consiglio comunale costituisce e rappresenta espressione della autonomia dell’Ente, le cui decisioni, in ispecie quando non necessitate, implicano valutazioni e valenza eminentemente politiche.

È in tale sede che la comunità locale sceglie liberamente le regole da darsi.

In generale, alla attribuzione di una competenza corrisponde quella di una correlata responsabilità.

Quella di un Sindaco, di un Consiglio comunale, oltre che verso la legge, è nei confronti del corpo elettorale.

Al di fuori di casi tassativamente previsti(come per gli artt. 54, 141, 143 TUOEL), ogni ingerenza dall’“esterno” potrebbe quindi tradursi, sebbene involontariamente, in una indebita interferenza nel rapporto tra eletto ed elettore o perlomeno essere avvertita ed eccepita come tale.

Ricapitolando.

La disposizione in esame consente(senza obbligo alcuno) alle singole Amministrazioni comunali di riservare particolari attenzione e tutela a specifiche aree del territorio.

Valutazione ed esercizio di tale delicata facoltà sono conferiti esclusivamente ai Consigli comunali.

Come invece per esempio all’art. 50 TUOEL, non è considerata alcuna eventualità di provvedimenti contingibili e urgenti, quasi che la possibilità sia volutamente esclusa dal legislatore.

Nella fattispecie contemplata all’art. 54 TUOEL, un intervento del Prefetto in via sostitutiva, peraltro esplicitamente previsto, per inerzia del Sindaco, è del tutto legittimo ivi agendo, il Primo cittadino, nella qualità di Ufficiale del Governo.

Altrettanto sembra invece non agevolmente sostenibile in materia conferita al Consiglio comunale, espressione della autonomia dell’Ente locale.

Per il medesimo motivo(vertendosi cioè in materia di competenza consiliare), neanche previa acquisizione del (solo) formale assenso del Sindaco del Comune interessato.

Problematicità e particolare delicatezza della questione risaltano dalla lettura della stessa direttiva ministeriale, ove puntualmente e opportunamente viene posto l’accento sulla rigorosa, si direbbe prudente e circospetta, preliminare verifica delle condizioni di adozione dell’art. 2 TULPS.

Ponendosi questo, viene da concludere, in termini di complementarità, piuttosto che di sostitutività, riguardo provvedimenti liberamente valutati e assunti dall’Ente locale, nell’ambito di strategie concertate e condivise.

A ben vedere, la strada maestra è in definitiva sempre la stessa: collaborazione, leale e fattiva, tra Istituzioni, ciascuna a “fare” il proprio assumendosene la responsabilità.

Collaborazione, insomma, come autentico baluardo a difesa del cittadino e di un vivere sereno e civile.

*Presidente di AP-Associazione Prefettizi