Z dell’invasore come “L’orgia del potere” di Costa-Gravas, premio Oscar nel 1969?

Davvero il problema si limita al confronto impari Putin-Zelensky, o all’altro, più sistemico, altrettanto squilibrato tra Democrazie-Autocrazie, in cui le prime vantano il doppio delle testate nucleari di Russia, Cina e India sommate assieme, per non parlare del Pil complessivo dell’Occidente decine di volte superiore a quello russo, in particolare?

Il confronto è già vinto, se solo dovessimo tagliare i nostri rifornimenti energetici provenienti dai giacimenti siberiani (per anni a venire, infatti, la Russia non potrebbe fare lo… shift delle sue forniture energetiche attuali verso Cina e India!), mettendo contestualmente a Pechino, per effetto-sponda, le stesse sanzioni imposte oggi alla Russia. È chiaro che, in tal modo, porremmo fine sia a questa globalizzazione selvaggia, sia alle due grandi autocrazie che ci sfidano, perché i loro popoli non potrebbero mai reggere l’urto di una terribile povertà di ritorno, che li risospinga secoli addietro nella loro storia politico-economica.

Poi, in un mese e passa di guerra, che senso avrebbe concedere a Putin le stesse cose che la Russia chiedeva prima dell’invasione, come la neutralità dell’Ucraina e la sua adesione scritta a un trattato coattivo in cui Kiev si impegna a non entrare nella Nato e, con ogni probabilità, nell’Unione Europea?

Se i cannoni possono ancora piegare le Nazioni più deboli (alla faccia del diritto internazionale, tanto caro a questa parte del mondo che, però, si guarda bene dal difenderlo contro i veri prepotenti super-armati), perché la tirannide dovrebbe fermarsi solo all’interno dei confini ucraini?

La buona regola dice, infatti, che gli aggressori feroci vanno fermati e definitivamente sconfitti, affinché non ci… riprovino più!

Che cosa potrebbe accadere un domani molto prossimo alla Finlandia e ai fragilissimi più prossimi vicini all’Orso zarista, se decidessero di ripararsi sotto l’ombrello della Nato che, a questo punto, avrebbe tutte le buone ragioni per collocare le sue migliori armi di offesa lungo i loro confini, a difesa dei nuovi arrivati?

Ma un’altra serissima questione riguarda l’ipocrisia di un Occidente (e gli Usa  di Joe Biden, in particolare) che parla di scontro globale tra mondo libero e quello degli autocrati, perché in realtà si resta folgorati quando un dittatore come Recep Erdogan viene da noi riconosciuto come un.. “uomo di pace”! O quando si osservano i movimenti scomposti delle più grandi Nazioni democratiche, alla disperata ricerca di forniture energetiche alternative a quelle russe e da subito disponibili, per cui si inviano propri plenipotenziari da feroci dittatori del calibro Nicòlas Maduro, a capo di un Venezuela che abbonda di petrolio invenduto! Ovvero, quando si cerca disordinatamente di riavvicinare agli interessi dell’Occidente Emirati Arabi e Stati petroliferi del Golfo, ben noti per la loro “illiberalità” e la negazione di diritti di libertà fondamentali ai loro cittadini-sudditi. Infatti, per nostra sfortuna, le materie prime energetiche e minerarie, vitali per le nostre economie onnivore, si allocano un po’ dappertutto nel mondo in Stati autoritari o dittatoriali, tra i più beceri, retrivi e sanguinari tra quelli aderenti all’Onu (e chissà perché ci rimangono, tra i Paesi membri!).

Anche qui, aperta e chiusa parentesi: dov’è il pensiero unico della difesa dei diritti?

Perché le autorità religiose e le istituzioni internazionali, anziché ricorrere al facile atteggiamento pietistico sui migranti, non denunciano a gran voce che quelle povertà, quelle persecuzioni sono il frutto delle loro classi dirigenti, africane, mediorientali e amerindie che depredano continenti ricchissimi con la nostra complicità interessata?

Allora, in questo conflitto, qual è la Luna?

Soprattutto, che cosa si nasconde dietro il suo volto in ombra?

È sufficiente descriverla, questa anima selenica sconosciuta, con un fatto storico contemporaneo che non si espone ad alcuna ambiguità: la rinuncia al nucleare, sotto il regno di Angela Merkel, per far divenire la Germania (e con lei l’Europa!) totalmente dipendente da Mosca attraverso la realizzazione (completata!) dei gasdotti Nord Stream 1 e 2, che passano sotto il Mar Baltico, scavalcando Ucraina e Bielorussia per non incorrere in qualche loro capriccio geostrategico, che rischiasse di bloccare le relative forniture o imporre diritti di passaggio.

Questa linea di condotta è assolutamente identica a quella adottata da tutti i Paesi economicamente avanzati, che hanno visto prevalere imponenti movimenti green di una ampiezza tale da imporre ai loro Governi lo smantellamento storico delle centrali a energia nucleare, obbligando così questo nostro mondo energivoro all’utilizzo esclusivo di fonti fossili che hanno provocato l’auto-tragedia del riscaldamento globale del pianeta e il pauroso inquinamento di terra, acqua e aria a causa degli idrocarburi.

Ma, in questo mezzo secolo, chi si è enormemente arricchito vendendo e acquistando questa manna avvelenata?

Proprio gli Stati illiberali e le Major petrolifere(altri mostri generati dal capitalismo selvaggio!), soprattutto anglo-americane, che hanno ricevuto vantaggiose concessioni in tutto il mondo per l’estrazione di greggio e gas, conseguendo così redditi complessivi da capogiro per montagne di trilioni di dollari. E questa follia, considerato che il nucleare offre emissioni zero di CO2, la dice molto lunga su che cosa si agita nella faccia nascosta della Luna. Cioè, La Verità! Verdi e tutta la panoplia di loro associati ideologici non sono mai scesi a milioni in tutte le piazze del mondo, per dire ai loro Governi ipernuclearizzati che volevano un serio e definitivo accordo per lo smantellamento di tutte le migliaia di testate nucleari e la dismissione-rottamazione delle flotte di navi e sommergibili a propulsione nucleare.

Se, invece di cercare scuse, il mondo libero decidesse da subito di finanziare con investimenti comuni centrali nucleari di ultima generazione(quelle, cioè, che si autoalimentano a circuito chiuso con le scorie che producono), allora sì che questa prospettiva farebbe non solo crollare immediatamente tutti i prezzi internazionali di gas e petrolio, ma creerebbe economie completamente alternative, dato che mini-centrali atomiche, sul modello di quelle utilizzate nei sommergibili, non solo sono realizzabili in tempi ristretti, ma possono provocare un riflesso estremamente positivo nelle economie-Paese.

Ma chi sono i responsabili di questo disastro energetico europeo?

La coppia oggi divorziata Angela e Vladimir, si direbbe. Un ragionamento di fantapolitica, infatti, farebbe ipotizzare un matrimonio storico di interessi tra la Merkel e Putin. La prima, tra i più longevi politici tedeschi nati in Germania dell’Est; il secondo a lungo di stanza a Dresda come tenente colonnello del Kgb, fino alla caduta del Muro di Berlino e, oggi, nuovo Zar autoproclamato di tutte le Russie.

Che nesso potrebbe avere il fatto che Putin sia stato aggregato alla Stasi della Germania Est dal 1985 al 1990?

Di quali informazioni (e ce ne dovevano essere parecchie) l’ex tenente colonnello è venuto a conoscenza anche a proposito della famiglia Merkel, visto che al tempo erano tutti accuratamente schedati, con particolare riferimento a chi, in un modo o nell’altro, svolgeva ruoli pubblici, come quello di un pastore luterano che esercitava la funzione pastorale all’interno della sua comunità religiosa di riferimento?

In merito, si cita un passaggio del biografo della Merkel, Gerd Langguth, che riporta un commento sulla vita della Cancelliera da parte di Winifred Engelhardt, ex membro anziano dell’Unione Cristiano Democratica(Partito di appartenenza della Cancelliera). Secondo la testimonianza di quest’ultimo, il padre di Angela, un pastore luterano, così come i membri della sua famiglia, godevano di libertà non usuali di spostamento nella Ddr. Viene quindi spontaneo presupporre un solido legame da parte del reverendo con il regime comunista di allora, dato che i Merkel potevano tranquillamente viaggiare da Est a Ovest e possedevano ben due autovetture, cosa all’epoca davvero inconsueta per la Rdt. Nata nel 1954, la stessa Merkel, che parla correntemente il russo, è stata negli anni ‘70 un esponente del Movimento giovanile socialista, avendo svolto i suoi studi all’Università di Lipsia, in cui ha conseguito una laurea in fisica quantistica. La sua formazione universitaria, pertanto, le consentiva di avere una conoscenza molto approfondita sul funzionamento dell’atomo e sulle proprietà quantistiche della materia, mettendola quindi in grado di valutare meglio di qualunque altro politico del suo Paese vantaggi ed eventuali rischi ambientali in materia di energia nucleare a uso civile. Desta quindi perplessità il fatto che una politica accorta e lungimirante come la Merkel abbia dato seguito alla richiesta pressante dei Grünen(i Verdi tedeschi) per lo smantellamento del nucleare, legando in tal modo mani e piedi del suo Paese (e del resto d’Europa!) alla dipendenza energetica di gas e petrolio estratti dai giacimenti siberiani, consegnandosi(/ci) così al ricatto politico di Vladimir Putin.

Qual è stata l’intesa non scritta tra i due?

Di certo, il russo deve avere, per così dire, “venduto” all’ex Cancelliere l’illusione di una Pax germanica fondata sullo scambio di benessere tra il più grande Paese manifatturiero della Ue e il maggiore produttore mondiale di energia. Insomma, un patto geopolitico di interessi, a danno della futura Europa federale e a gloria della Grande Germania! In questo quadro, gli approvvigionamenti energetici a buon mercato rappresenterebbero uno scambio in natura tra Russia e Germania che, da un lato, avrebbe funzionato come risarcimento storico per i tremendi danni umani e materiali provocati all’Urss dall’invasione hitleriana di ottanta anni fa. Sull’altro versante geopolitico, l’accordo(o “matrimonio d’interesse”) tra Merkel e Putin ha avvalorato il ruolo esclusivo di Berlino come king-maker dei nuovi rapporti Est-Ovest. Cosa che è venuta particolarmente utile quando proprio la Germania e Bruxelles hanno adottato caute sanzioni economiche (che non hanno fatto poi così male a Putin), per punire blandamente l’espansionismo panrusso, manifestatosi con l’invasione della Georgia nel 2008, l’appoggio esplicito offerto ai separatisti del Donbass e l’annessione della Crimea nel 2014. Inerzia e ignavia dell’Europa che oggi paghiamo carissime con il sacrificio terribile dell’Ucraina e con la violazione brutale del patto storico (non scritto) Merkel-Putin. Oggi che l’Orso ex-sovietico gli si è rivoltato contro, i tedeschi hanno mangiato la foglia di doversi, in primis, difendersi da soli decidendo con rapidità e unità politica d’intenti un impressionante riarmo(con 100miliardi di nuovi stanziamenti) per il potenziamento del proprio esercito, ridotto a ben poca cosa rispetto al 1945.

Come ritorsione alle sanzioni occidentali, dopo il 2014 Putin ha concepito una strategia di forte depotenziamento dall’interno di quelli che, ormai, riteneva fossero i suoi nemici giurati, come le Democrazie liberali, favorendo ovunque la nascita e il sostegno politico-finanziario ai movimenti populisti filorussi. Per farlo, Putin e l’Fsb, i nuovi servizi segreti, hanno messo a punto (da bravi e diligenti Silovky) una nuova e devastante forma di Disinformatija, che trae dal cyberspazio la sua immensa spinta destabilizzatrice planetaria, come si è visto con le elezioni presidenziali americane del 2016 e non solo, preoccupandosi di tenere sulla corda anche i suoi alleati tedeschi grazie alla quinta colonna della crescita improvvisa e travolgente dell’ultradestra della Afd(Alternative für Deutschland) che ha basi solidissime nell’ex Ddr(solo un caso?).

Nel frattempo Mosca, con il suo appoggio militare al regime tirannico di Bashir Assad, aveva sperimentato un’altra opzione antioccidentale appartenente alla sua ampia strumentazione per la guerra ibrida, come il forte aumento della pressione migratoria ai confini dell’Europa. Alla frontiera tedesca, con la complicità dei turchi, sono così arrivati più di un milione di profughi siriani, ai quali Angela Merkel decise nel 2015 di aprire le porte, commettendo il più grave errore politico della sua carriera, ma facendo un grandissimo favore allo stesso Putin, per essersi presa in casa un bel po’ di oppositori di Assad!

E, anche in questo caso, ci si chiede se davvero Mosca non abbia giocato un ruolo (che, per ora, ci sfugge) in quella decisione, dato che Putin rischiava all’epoca uno scontro aperto con lo stesso Erdogan, poi completamente disinnescato dai miliardi di euro regalati all’autocrate turco dalla Ue per tenere fermi (semiprigionieri?) in Turchia altri milioni di profughi siriani. Fuori di ogni congettura, i fatti storici ci dicono che dovevamo capire immediatamente come sarebbero andate le cose quando due mesi fa. Putin, siglando platealmente l’accordo per il riconoscimento dei governi separatisti fantoccio del Donbas e di Donesk, dichiarò in quell’occasione che, subito dopo la firma, ci sarebbe stata una “operazione di peace-keeping”, che poi in linguaggio dei militari russi ha preso il nome in codice “operazione speciale”. Nessuno, a quanto pare, ha tirato le debite conseguenze da quell’espressione, malgrado che Putin avesse predisposto un’intera armata di invasione alle frontiere con l’Ucraina. I suoi consiglieri militari, prevedendo una forte reazione ucraina per contrastare con la forza i separatisti di Donbass e Donetzki, hanno deciso di giocare in anticipo, convinti che l’ingresso delle loro truppe corazzate sarebbe stata una comoda sfilata verso Kiev, accolti da folle festanti di cittadini filorussi, che li avrebbero salutati come liberatori! In questo scenario idilliaco, Zelensky si sarebbe dimesso, rifugiandosi all’estero, dando così modo all’occupante di organizzare nuove elezioni-farsa, per insediare l’ennesimo governo-fantoccio, dopo quelli del Donbass e di Donesk.

Sappiamo tutti, invece, come è andata a finire! Stavolta, infatti, l’intelligence americana, perfettamente informata sulla determinazione dei russi a invadere l’Ucraina, ha fornito armi moderne a Kiev e tutte le informazioni sensibili(posizione, consistenza dei reparti russi e obiettivi militari), ribaltando l’effetto sorpresa a danno dell’invasore. E, guarda caso, sulla scena dei possibili mediatori, Angela Merkel è definitivamente scomparsa!

Vogliamo poi aprire il capitolo di quell’altro ex Cancelliere, che siede imperterrito ancora oggi nel Consiglio di Amministrazione di Gazprom?