di Maurizio Guaitoli
Come sarà il futuro? Roseo?
No: Ross.
Anche Renzi, a suo tempo, ne è apparso convintissimo, presentando al Teatro Piccolo Eliseo di Roma, all’incirca un anno fa, Il Nostro Futuro(Editrice Feltrinelli), scritto dal Alec Ross, consigliere per la comunicazione di Hillary Clinton, all’epoca Segretario di Stato Usa con il primo Governo Obama. Lo ha proposto come una sorta di vangelo-vademecum per muoversi nel mondo che verrà, di qui alla conclusione del XXI sec..
Vale la pena, per chi come me lo ha letto e recensito, rilanciarlo anche in questa sede, per un utile contributo(e sana digressione) culturale. Il libro rappresenta, al di là di ogni ragionevole dubbio(e se ne possono avere, come vedremo più in là, parlando dei contenuti virali dei social e delle totalizzanti App made in Silicon Valley!), un’utile chiave di lettura per capire il business della politica e dell’economia e rispondere, in particolare, al quesito: "Quali sono le sfide nel mondo che la politica attuale non riesce a risolvere?". Ovviamente, non poteva che essere la Silicon Valley il locus, la matrice e la pietra di paragone per un modello di sviluppo della quarta generazione industriale dell’era informatica.
Indubbiamente (e vi invito a leggerlo, dato che proprio tanti, tantissimi di noi hanno ormai figli adulti in età da lavoro!) il libro di Ross emana uno straordinario fascino verso il domani. Se nella Ue si avverte un chiaro timore del futuro(naturale, direi, visto che gli strumenti della modernità tecnologica contemporanea sono nati nel Nuovo Continente e non qui nel Vecchio!), Ross prova a stendere tra le due sponde dell’Atlantico una sorta di ponte tibetano, per la cui costruzione intreccia alcuni ambiti futuribili di innovazione, delineando i nuovi vincenti e perdenti in questa sfida da lontano, dove i processi produttivi sono globalizzati e sempre più a bassa o nulla densità di mano d’opera, a causa dell’avanzare della robotica industriale. Come abbiamo ormai appreso dall’esperienza diretta stando immersi nel mare tempestoso di questi cambiamenti epocali, oggi, al contrario di ieri, ognuno di noi è costantemente tracciato a causa dell’esplosione della supernova dei big data, che comportano sorprendenti accelerazioni in tutti i campi della conoscenza e una straordinaria, dirompente distruzione progressiva della privacy.
Più le persone accedono a Internet e ai servizi della Rete, più i big data si gonfiano come mostruosi dirigibili, sfuggendo a ogni controllo e consegnando le nostre vite private, le relazioni sociali virtuali, a tutta una serie di soggetti da noi inconoscibili, che acquistano a nostra insaputa una messe sterminata e ambitissima di informazioni personali a scopi commerciali e non solo. Però, se invece di piangerci addosso ci facessimo trovare pronti a questo… Futuro che verrà, potremmo trarne enormi vantaggi per tutti e per le generazioni future. Sempre che, come per la Lampada di Aladino, noi si riesca a convincere il Genio italico a uscire ancora allo scoperto. Ma, la morte per asfissia della defunta Meritocrazia non mi suggerisce nulla di buono… Non me ne vogliate, a proposito, se vi faccio notare che, da molto tempo ormai (all'incirca tre decenni per la precisione), le nostre fortune culturali sono miseramente annegate nella paccottiglia fangosa dei programmi-spazzatura di intrattenimento vario e dei talk demenziali, compresi quello a sfondo politico e sentimentale, in cui lo stesso pensiero analitico è assassinato ogni giorno dalla Vergine di Ferro catodica e, soprattutto, dagli specchietti(i miliardi di smartphone) da cui non ci separiamo mai.
Come Narciso, in quei mini schermi vediamo solo il riflesso di noi stessi, totalmente confinati nel mondo mentale e virtuale che li contraddistingue, e di cui insaziabilmente ci nutriamo, esattamente come accadrebbe con le droghe più classiche e potenti: quelle che bruciano i neuroni e ci rendono schiavi della sostanza. Ma c’è un altro aspetto onnipotente: la connessione perpetua e la digitalizzazione del lavoro intellettuale di medio/alto livello(manager, professionisti qualificati, etc.) ci rende schiavi del lavoro h24: siamo raggiungibili ovunque e la documentazione necessaria allo svolgimento della relativa, singola mansione, ha il peso esclusivo di milioni di byte: cioè, zero! L'autismo da social ci ha resi muti, stupidi e ciechi senza che ce ne accorgessimo! Esiste, poi, una visione alta dei problemi che riguardano la Globalizzazione. Il discrimine tra chi sopravviverà e chi no, in questa nuova giungla del tutti contro tutti, sarà tra chi chiude e chi apre. Nonostante i milioni(miliardi?) di caduti strada facendo, bisogna continuare a spingere verso la scommessa dell’innovazione, che rappresenta il mondo di domani. Alternativamente, (cit. Renzi) “il futuro sarà fatto di muri anziché di piazze”.
“(…) È vero: la classe media sarà decimata, ma si recupereranno immense risorse innovando in modo da creare nuova occupazione. Il domani è potenziale opportunità. Leggete il capitolo sui robot: troverete un mondo che fra dieci anni è già qui! Guardate la rivoluzione digitale delle App (prodotte da singoli che si avvalgono di capitale di rischio degli investitori e che ne fanno la loro e la propria fortuna!), che rivoluziona il settore "mondiale" dei servizi, come quello del trasporto individuale privato("Uber", per esempio), o l’affitto di case vacanza per periodi variabili, che solo in Germania ha reso benestanti parecchie migliaia di piccoli proprietari! Chi, tra i politici moderni, svolge il ruolo innovatore di Uber e chi, viceversa, quello del vecchio tassista?(…)”. Io la risposta la so… Certo, citando sempre Renzi: “(…) Il lavoro più importante è quello del genitore. La politica si deve impegnare nel garantire a tutti un’opportunità, anziché false certezze come il reddito di cittadinanza. Non si danno garanzie a chiunque, tranne nei casi di vera sofferenza e disagio. Il futuro non può essere fatto di grande tranquillità (…) Per rimettere in moto il Paese, occorre far funzionare la macchina e dirigerla laddove più si investe: ovvero, sul capitale umano. Perché si sgomita per entrare ad Harvard? Perché noi, per esempio, non siamo capaci di offrire grandi opportunità e attrarre i migliori… Dove vogliamo posizionare l'Italia in un mondo dell'innovazione nei prossimi venti anni? E se fosse Amazon a offrire una piattaforma mondiale ai nostri artigiani per gli scambi imprenditoriali? Io non ho un obiettivo numerico per l’occupazione. Contano i risultati, anche se non bastano a compensare l’ansia. Il vero problema dell’Ue è la mancanza di crescita demografica… La politica deve dare una visione per il futuro. Per ogni euro messo sulla sicurezza io dico che ne occorre mettere un altro sulla cultura, perché nel mondo di domani la nostra identità si forma dando alla Ue un senso più profondo della sua storia e delle radici culturali che la caratterizzano. (…)”.
Due parole rapide, ora, facendomi aiutare da un bellissimo editoriale apparso su Nyt(New York Times) del 3 novembre u.s,, a firma della saggista Emily Parker, dal titolo provocatorio: Silcon Valley can’t destroy democracy without our help. I contenuti di Twitter, Facebook, etc., non possono essere controllati dagli algoritmi: noi siamo quelli che creiamo e che vogliamo credere nelle fake news, ritwittando miliardi di volte informazione spazzatura. Perché, in fondo, è un po’ come per i cibi precotti e preconfezionati: si preparano in un attimo e il gusto è proprio quello che ci piace. Va a perdere tempo con spesa, ore in cucina, scelta degli ingredienti, raffinamento del gusto e affinamento del palato. Roba da perditempo. Come la ricerca e il pensiero critico.
Statemi bene.