di Antonio Corona*
Certamente impegnativo, persino rischioso, sperimentare e cercare di trovare, anno dopo anno, sempre nuove, coinvolgenti modalità di celebrazione o commemorazione di eventi di particolari importanza e significato.
Nessuno ha la ricetta in tasca, nessuno può ragionevolmente nutrire la presunzione di insegnare qualcosa agli altri.
Con le proprie capacità e peculiarità, con i propri gusto, background culturale e di vita, con la consapevolezza dei propri limiti, si può tuttavia almeno provare a rifuggire le lusinghe di (per quanto) rassicuranti, sperimentate liturgie.
A non scadere, insomma, in ciò che può altrimenti apparire mera formale, talvolta irritante, ripetitiva banalità, svuotata di ogni sincero contenuto.
A iniziare dal linguaggio.
Che dire, per esempio, di “Non abbassare la guardia!”, “(…) delle donne e degli uomini (…)”?…
Con siffatta, doverosa premessa, di seguito, attraverso alcuni articoli di stampa, il racconto della mattinata dedicata al Giorno della Memoria a Forlì.
Per chi ne abbia eventualmente interesse, detti report sono tutti integralmente disponibili sul sito del Ministero, nella rassegna stampa dalle Prefetture del giorno 29 gennaio u.s..
il Resto del Carlino(prima pagina): “Forlì, Inno di Mameli e Lucio Battisti: Shoah, il prefetto canta per i ragazzi”.
In cronaca di Forlì, pag. 1: “Il prefetto spiega la Giornata della Memoria ai ragazzi intonando Inno di Mameli e Lucio Battisti-Il mio canto libero”.
Tra gli articoli di commento.
Sempre in cronaca di Forlì, pagg. 1 e 2.
“La potenza della musica”, di Gabriele Graziani: “Un prefetto che nel corso di una cerimonia dedicata alle vittime dell’olocausto intona ‘Il mio canto libero’ di Lucio Battisti è una scena decisamente surreale. La parola ‘surreale’, però, non ha un’accezione negativa. Il surreale – che io preferisco leggere ‘sul reale’ – non è altro che un modo per parlare della realtà. (…) Durante un discorso formale può succedere che gli spettatori si distraggano e magari sbircino i cellulari. (…) quando il prefetto Corona ha cominciato a cantare gli sguardi siano andati tutti su di lui. Sguardi meravigliati? Può essere, l’importante è che il messaggio sia arrivato a destinazione, La canzone è un dono all’altro e il prefetto è stato molto generoso a donarsi ai ragazzi, uscendo dai panni istituzionali e usando un linguaggio universale come la musica. È stato un gesto bellissimo. (…) Penso che la musica italiana abbia molto da dire e lui l’ha capito. Anche la scelta del brano è stata molto felice. ‘Il mio canto libero’ tira fuori un aspetto intimo legato all’individuale che in questo caso viene proiettato su una dimensione sociale. Corona (…) ha fatto calzare una canzone d’amore a una situazione ben diversa, lasciando tutti a bocca aperta. Pensiamo al passaggio ‘in un mondo che, non ci vuole più, il mio canto libero sei tu’: abbiamo sempre pensato a un uomo che parla a una donna amata. E invece ecco che ieri mattina il senso è cambiato: la voce era quella del prefetto, una figura istituzionale, che parla a dei ragazzi del significato di libertà e di quanto sia grande la sua privazione, e lo fa usando una lingua capace di raggiungere tutti.”.
Dall’intervista in cronaca a pag. 2, «Commemorando la Shoah, volevo lasciare un’emozione»-Antonio Corona: «Spero che così negli studenti scatti un ricordo». “Il nostro inno celebra un popolo che si riscopre tale, siamo fratelli: cosa vogliamo di più? Mi commuove e mi entusiasma”, “Il mio canto libero è arrivato a cerimonia finita. È un pezzo contro i pregiudizi, questo il legame attuale con lo sterminio”.
“(…) (d.) Ma perché anche cantare?, (r.) Perché la gente spesso alle cerimonie si distrae. Mentre, secondo me, una commemorazione dovrebbe suggestionare ed emozionare-(d.) È questo che voleva far passare ai ragazzi?, (r.) Volevo fare scattare un link mentale. Ha presente quando sfogliamo un album di fotografie? Spesso un’immagine ci fa rivivere quel momento, perfino i profumi di un luogo. Credo che una canzone sia altrettanto efficace-(d.) E il mio canto libero (…) Come la collega alla Shoah? (r.) (…) Sono parole contro i pregiudizi-(d.) È questo il legame con il tragico sterminio? (r.) Sì. Quanti pregiudizi ci sono stati contro gli ebrei, e persino i disabili, gli omosessuali e tante altre categorie di persone che sono finite nei campi di concentramento. È il pregiudizio che uccide la società, che talvolta fa perdere di senso alla libertà.”.
E poi.
Sempre in cronaca, pag. 2, “Celebrazioni-All’auditorium gremito hanno parlato il Rabbino e un reduce-Testimonianze toccanti per i più giovani”.
“Era gremito, ieri mattina, l’auditorium Intesa Sanpaolo, dove i ragazzi delle scuole superiori hanno celebrato la Giornata della Memoria dedicata alle vittime dello sterminio nazista. La mattinata ha preso il via con una canzone: ‘Auschwitz’, scritta da Francesco Guccini, poi interpretata dai Nomadi. A interpretarla era una piccola formazione di studenti del liceo artistico e musicale. Poi è arrivato il momento della tavola rotonda, il cuore della mattinata. Sul palco tre sedie: una per il rabbino della comunità ebraica di Ferrara e della Romagna Luciano Meyer Caro, una per il testimone Cesare Moisè Finzi e una per lo studente Alexander Fiorentini, appena tornato da un viaggio ad Auschwitz con il Treno della memoria. (…) Al termine delle testimonianze il prefetto Antonio <corona, il sindaco di Forlì davide Drei e quello di cesena Paolo Lucchi hanno conferito le medaglie d’onore ai cittadini italiani deportati nei lager nazisti: le hanno ritirate alcuni parenti più prossimi, figli e nipoti.”.
Per finire.
In cronaca, pag. 3, “Il prefetto ai ragazzi:«Vi spiego io l’inno»-Poi intona anche Battisti”, di Sofia Nardi.
“Nessuno avrebbe potuto immaginare che durante le celebrazioni del Giorno della Memoria, per commemorare le vittime della Shoah, il nuovo prefetto Antonio Corona avrebbe vestito i panni del direttore d’orchestra e avrebbe guidato la platea nell’interpretazione dell’Inno di Mameli. Eppure è proprio questo quello che è successo ieri mattina all’auditorium Intesa SanPaolo, di fronte a un folto pubblico di studenti delle scuole superiori e una decina di coristi del liceo artistico e musicale di Forlì che si sono occupati della parte canora della mattinata. (…) Corona non si è limitato alla teoria, ma è ben presto passato alla pratica intonando lui stesso l’inizio dell’inno e poi facendolo riprodurre agli studenti del liceo musicale. Queste erano solo le prove perché poi ha invitato tutti i presenti ad alzarsi in piedi e a cantare insieme l’inno italiano, questa volta con l’intenzione che aveva pensato il compositore. (…) L’ultima nota dell’inno di Mameli non ha ancora smesso di risuonare nell’aria quando il prefetto annuncia che lo spazio della musica non è ancora terminato: «Ci sono canzoni che attraversano le generazioni. Questo è un brano d’amore che parla di libertà, perciò voglio cantarlo oggi». Di che canzone si tratta? Del ‘Mio canto libero’ di Lucio Battisti che il prefetto intona con voce sicura nel microfono, dalla prima parola fino all’ultima. In sala si incrociano sguardi stupiti, ma ben presto tutti cominciano a battere le mani per tenere il ritmo. Anche una canzone pop dei primi anni Settanta, del resto, può essere un pretesto per parlare di libertà e non dimenticarne il valore.”.
Bilancio.
Richiamo della ricorrenza del 27gennaio in prima pagina nazionale, prime tre pagine in cronaca de il Resto del Carlino, corredate di veramente tante fotografie.
Altri articoli sul Corriere di Romagna.
E ci sarebbe ancora molto da riportare, a iniziare dalla splendida voce di Luca Violini, tra i migliori doppiatori italiani, a impreziosire i brani di lettura scelti.
Non si potrà proprio dire che quest’anno, a Forlì, non ci si sia accorti del Giorno della Memoria.
E di questo si è orgogliosi, orgogliosi di essere riusciti a dare solennità e importanza a una ricorrenza così drammaticamente importante.
Il rischio, per quanto calcolato, che qualcosa potesse non andare per il verso giusto…
Ma il gioco è valso la candela, è bastato leggere lo sguardo dei ragazzi.
L’auspicio?
Che il ricordo, il profondo significato della giornata rimanga per sempre scolpito nelle loro menti e nel loro cuore.
Grazie, per il determinante contributo da ciascuno fornito, a tutti coloro che, staff della prefettura in testa, hanno collaborato alla riuscita della manifestazione e agli organi di stampa per lo straordinario risalto ad essa riservato.
Soddisfatti?
Ipocrita negarlo.
Andrà così anche nel 2020?
Bella domanda.
Intanto, al lavoro per il 17 marzo…
*prefetto della provincia di Forlì-Cesena
il commento sarà ben lieto di ospitare il racconto di analoghi eventi svoltisi in altre province