di Maurizio Guaitoli

Il politically correct?

È quella nuova forma di nazipacifismo che ti vieta per legge di chiamare per nome e cognome il tuo nemico giurato. Ad es.: non puoi dire che il tuo assassino è un fanatico dell’Islam, né ribadire che gli africani e arabi sono razzisti tanto quanto noi.

Credete sia una provocazione?

Allora provatevi ad aprire un centro di preghiera cristiana nelle roccaforti wahabite e integraliste del Medio Oriente arabo troppo ricco di petrolio per sottoscrivere la Convenzione di Ginevra sui rifugiati(scommetto che non lo sapevate)!

Fanatici coranici che interpretano alla lettera un messaggio scritto quattordici secoli fa(per cui un infedele o si converte o deve essere passato per la spada, anche se nella prima fattispecie rientrano tutti i musulmani non integralisti!) massacrano cristiani e non musulmani con attentati atroci?

Ebbene, bisogna definirli assassini e terroristi ma non islamici! Perché così vuole il globalizzato “Club Rad”. Quello cioè dei radical chic mainstream, politically correct, globalista, multiculturalista, multilateralista e risolutamente sans frontières favorevole all’accoglienza incondizionata. Per cercare di analizzarne la constituency, immaginiamo un’intervista impossibile con il “Che”(Guevara) e chiediamolo a lui.

Sono davvero buoni questi “sinistri” al caviale del XXI sec.?

Immagino la sua risposta.

Il Club Rad confonde e antepone gli effetti alle cause che non intende né vedere, né eliminare alla radice per quanto riguarda i popoli sfruttati e oppressi di tutta la Terra. Apre le braccia a una folle accoglienza indiscriminata di persone in fuga a centinaia di milioni dai loro Paesi di origine perché non può né vuole, dimostrandosi pavido oltre ogni pur ogni scusabile arrendevolezza, confrontarsi con le loro leadership corrotte che uccidono, depredano, imprigionano senza giusto processo masse sterminate, lasciando poi mano libera a entità esterne per sfruttare le immense risorse naturali dei loro territori, per esportare poi il denaro della corruzione nei paradisi fiscali dell’Occidente. Quindi, il Che redivivo avrebbe senz’altro sviluppato e messo in pratica una moderna “Teoria della liberazione dei popoli oppressi” agendo sia dall’esterno con la formazione di milizie mercenarie, sia dall’interno con finanziamenti e passaggio di armi alla guerriglia antiregime affinché si batta contro la dittatura, in modo da rovesciare quei sistemi criminali, restituendo al popolo la parola e il governo delle istituzioni. Forse, in chiave molto più moderna, anziché armi basterebbe distribuire uno smartphone con accesso illimitato a Internet a ogni oppresso africano e latinoamericano(nati, vale la pena di ricordarlo, in continenti ricchissimi che se onestamente governati potrebbero garantire a tutti loro pace, giustizia e lavoro), mostrando quelle crude verità che i regimi dittatoriali negano e nascondono a ogni costo.

Poi, anziché predicare la libertà sessuale in Occidente, anteponendo l’edonismo individuale sterile ed egoista al mantenimento del tasso di sopravvivenza demografica della nostra civiltà, occorre drasticamente intervenire per ridurre la devastante crescita demografica in continenti come l’Africa in cui l’enorme saldo netto è utilizzato da dittatori e despoti per inviare verso i confini dell’Occidente enormi masse di disperati. Occorre battere il nazipacifismo onusiano e radical rivendicando al contrario il diritto all’ingerenza da parte delle civiltà tecnologicamente più progredite, per portare in quei territori devastati sicurezza, infrastrutture, risanamento ambientale, assistenza sanitaria, istruzione media e universitaria, ricostruzione dei centri abbandonati, know-how idoneo a rendere di nuovo fertili centinaia di milioni di ettari di terra diventata arida a causa del clima e di pratiche sucide di sfruttamento dei suoli.

E, invece, a che cosa stiamo assistendo qui da noi?

Da tempo, nel post Guerra Fredda, si è insediato un inedito confronto in cui non si fanno prigionieri tra due orizzonti massonici ideali, tutti interni al liberalismo economico. Il primo è rappresentato dal fronte keynesiano-rooselveltiano dell’intervento pubblico in macroeconomia(deficit spending e forti investimenti pubblici nelle infrastrutture per la creazione di posti di lavoro e nuova occupazione).

Il secondo dagli animali spirits del cannibalismo finanziario senza freni è rappresentato dal Modello “The Wolf of Wall street” da cui origina il nazipacifismo individualista trionfante, al quale si va opponendo una sempre più consistente ondata sovranista.

In quest’ultimo caso, quali forze l’hanno favorita?

Prima fra tutte direi una controspinta internazionale (di cui Trump è l’espressione più concreta) per un ritorno alle teorie keynesiane del deficit spending(europeo per il QE e nazionale per quanto riguarda il ricorso all’indebitamento pubblico degli Stati).

Le ragioni?

In primo luogo, reagire alla devastazione prodotta dalla finanza speculativa mondiale con la bolla mortale dei derivati pari a decine di volte l’intero Pil globale. Infatti, questa folle fase del capitalismo finanziario ha ucciso il senso e lo spirito di quello primigenio improntato al benessere diffuso, incardinato sulla produzione di beni reali e sulla crescita ragionevole dei consumi, con contemporanea perequazione degli squilibri di reddito tra ricchi e poveri affidata alla regolamentazione degli Stati e alla conseguente realizzazione pratica di un welfare condiviso per la tutela della salute, per l’istruzione pubblica, il consumo ragionato del territorio e delle sue risorse, la libera partecipazione dei cittadini alla vita politica.

La follia di aver aperto il Wto a Paesi emergenti e giganteschi come la Cina, in assenza di adeguate contropartite su reciprocità delle aperture del mercato interno a merci, beni, servizi e circolazione dei lavoratori, ha fatto sì che esplodessero a livelli inaccettabili le pratiche di dumping nello sfruttamento del lavoro e nel lassismo relativo in materia di sicurezza, con impiego massivo di manodopera minorile, scarso o nullo controllo sulla sicurezza dei luoghi di lavoro e sull’impiego delle materie prime sia in campo di sofisticazione bio-alimentare che in quello dei prodotti chimici tossici utilizzati nei processi industriali. La crescita dei giganti asiatici è stata favorita dal furto della proprietà intellettuale e dalla fiscalità aggressiva per attirare capitali e delocalizzazioni industriali, che hanno prodotto il deserto e la ribellione sovranista nei Paesi occidentali più colpiti. Tanto è vero che il colpo mortale dato alla Huawei da Google e Microsoft(cioè dall’intelligenza creativa che ha radici in Occidente) ha fatto intendere a Pechino che… il re è nudo!

Se poi la Cina dovesse per ritorsione richiedere la restituzione in dollari dell’ingente quota di debito pubblico statunitense che ha nelle sue casseforti statali avrà indietro solo moneta supersvalutata, con la quale potrà acquistare solo la metà dei beni di prima della conversione rovinando se stessa e mezzo mondo (ma non l’America!) a causa del crollo dei prezzi delle materie prime! Questo perché l’America oggi, al contrario della Cina, è autosufficiente per la produzione di petrolio, con tutte le conseguenze del caso, e acquista in dollari che si stampa in casa tutte le materie prime che le occorrono! Anche la minaccia di prosciugare la fornitura cinese di terre rare per la costruzione dei più sofisticati strumenti elettronici e digitali è un’arma a doppio taglio, perché potrebbe solo favorire il salto di qualità della ricerca occidentale fondamentale e applicata per sostituire quei componenti con altri materiali di più facile reperimento. Anziché farsi le guerre commerciali, il mondo sviluppato dovrebbe puntare molta parte delle sue risorse a sviluppare le bio-tecnologie che permettano a continenti depauperati e abbandonati come Africa e America Latina di disporre ampiamente della sopravvivenza alimentare che sta alla base di qualunque sviluppo economico sostenibile.