di Maurizio Guaitoli

grilloPovertà a "Cinque Stelle"?

Meglio, direte voi, che a "cinque punte"(così veniva definito il brand del simbolo storico delle Brigate Rosse).

Ma, in verità, la cosa è molto seria leggendo con la dovuta attenzione il testo integrale di Goffredo Parise pubblicato sul blog del povero Grillo. Si tratta, infatti, di un manifesto ideologico ante litteram contro i guasti irreversibili della globalizzazione.

Dedicato a esponenti grillini(eretti a esempio e simboli nazionali) come Di Maio, Dibba, Raggi, Appendino, etc., che senso ha?

Loro, infatti, fanno integralmente parte di quello stereotipo nettamente bocciato e censurato dal grande scrittore!

Chi di voi crede al verbo che propone la soluzione (comica) della "decrescita felice"?

Impossibile da digerire per milioni di giovani che non trovano a fine mese nessuna quadra, consumando più voucher che caffè in un Paese che affonda ogni giorno di più tra crisi bancarie e mancanza di lavoro vero.

Chi e come, in futuro, dovrà tassarsi per pagare il mitico "reddito di cittadinanza"?

Chi vive a Roma ha praticato e sofferto in questi mesi il regno evanescente di Virginia Raggi(oggi salvata in corner dalla nuova rivoluzione ontologica grillina), certificando lo stato cadaverico in cui si dibattono i servizi pubblici di controllo del territorio, burocrazia, trasporti, raccolta rifiuti e riparazione del manto stradale. I romani preferirebbero di gran lunga al navigatore satellitare una App(che però ancora non c'è…) per il monitoraggio quotidiano delle buche stradali.

E come la mettiamo con la nuova classe politica a Cinque Stelle? Ma davvero questi giovin signori sono stati scelti dal blog? A quante sedute di "public speaking" li sottopone regolarmente la Casaleggio Associati, trascurando il fatto che si tratta di persone totalmente prive degli strumenti di alta amministrazione?

Potendo, solleverei due questioni fondamentali al… proprietario del simbolo.

Primo punto: come si risolve lo sciagurato e disastrato rapporto tra burocrazia e potere politico degli eletti locali(tralasciando per la sua complessità quello più generale), che vede i sindaci delle grandi città ostaggio degli intrecci e dei mille interessi occulti di impiegati e dirigenti comunali, illicenziabili e ingestibili?

Da tempo immemorabile, ad es., a Roma sono spariti i vigili dalle strade e il caos autogestito è divenuto normalità. Per non parlare dello stato comatoso in cui galleggia l'assurda raccolta dei rifiuti, dei quali rigurgita ogni strada di periferia, arata da sconosciuti rom raccoglitori che frugano nei cassonetti disseminando tutt'intorno, nell'assoluta impunità, cumuli di spazzatura di ogni tipo.

Secondo, ma non meno importante aspetto riguarda il famigerato "vincolo di mandato".

Che si fa, caro Grillo, lo si abolisce tout-court?

E bravo: e il tuo contratto privatistico tra te, la Casaleggio & Co. che vincola i tuoi eletti che cos'è? Una roba compatibile con la "sacra" (chi vuoi prendere in giro?) Costituzione del 1948? Hai mai fatto, o fatto fare ai tuoi, un semplice ragionamento sul superamento della concezione di insindacabilità dell'eletto nei suoi comportamenti e nella scelta del gruppo parlamentare? Non ti pare che la tutela voluta dai nostri padri costituenti possa recedere solo se si modifichi a livello sistemico il concetto di rappresentanza?

Ad esempio, nel caso che l'elettore sia chiamato a scegliere la coalizione, è sufficiente che la legge elettorale sanzioni severamente(con l'automatico scioglimento del Parlamento e il ritorno alle urne) il cambio di casacca, una volta che violi il suddetto criterio sistemico sconvolgendo e ricombinando in corsa(attraverso pure manovre di palazzo!) le coalizioni prescelte dagli elettori. Purtroppo non credo che argomenti simili abbiano diritto di cittadinanza nelle vostre riunioni. Ed è questo che veramente mi preoccupa, credimi Beppe

Passiamo ora a un tema assai più preoccupante: il terrorismo islamico.

Chi arma l'armata invisibile?

Intendo i terroristi di quell'Islam sunnita radicale che hanno fatto più di 700vittime con i loro attentati in Europa, Turchia compresa. Tutti gli osservatori convergono sul fatto assai poco discutibile che la caduta delle roccaforti dell'Isi, o come diavolo si chiama nelle sue molteplici mutazioni, comporterà altri attentati devastanti, sul modello Istanbul della notte di Capodanno.

Allora, si tratta di "post-verità"(false notizie diffuse ad arte sul web), o di una realtà oggettiva e concreta?

Dipende.

In particolare occorre interrogarsi sulla denominazione, oggi come oggi, di  che cosa s'ha da intendere come "Stato islamico": sta ancora in piedi, o la sua demolizione è irreversibile? Quel cattivo soggetto politico internazionale esiste, o è il frutto soltanto della nostra fantasia paranoica, per individuare un nuovo nemico planetario, come avvenne a seguito dell'Undici di Settembre 2001? Quante altre libertà di un Occidente non più libero dovremmo ancora sacrificare a questa perfida Dea Kalì? Da quale braccio vogliamo farci stritolare? Quello della paura paranoica ossessiva, fingendo di ignorare che la statistica delle morti sul lavoro e degli incidenti automobilistici mortali è enormemente superiore a quelle povere 700vittime del terrorismo fondamentalista?

Fummo pronti ad accettare i costi umani devastanti della prima industrializzazione, come delle guerre da noi scatenate dopo la scomparsa delle colonie e l'insorgenza di nuove entità nazionali particolarmente aggressive, che però non utilizzarono mai l'arma estrema del terrorismo e dei bersagli indiscriminati per vendicarsi delle sconfitte in battaglia. Anche perché, e questo è il punto, non avevano nessuna appendice comunitaria e identitaria saldamente radicata nelle maggiori città europee. Quindi, per rispondere all'interrogativo suddetto dobbiamo prendere atto di una cosa semplicissima: guardiamo alle armi e non a chi le impugna per uccidere gente innocente.

Quando e dove spuntano i Kalashnikov e similaria che hanno operato negli aeroporti turchi e belgi, al Bataclan e alla discoteca Reina di Istanbul? Come hanno passato le frontiere, o dove sono state nascoste a lungo prima dell'uso? È sconsiderato pensare che a Parigi e Bruxelles esistono interi quartieri dove la radicalizzazione islamica nutre, protegge e alimenta le azioni di commando? E chi, come e quanto rischierà dal ritorno dei così detti "foreign fighter"?

Banale: chi ha interi quartieri mussulmani e un elevato numero di cittadini di fede islamica di seconda/terza generazione. Quindi, Parigi, Londra, Bruxelles e Ankara. Soprattutto quest'ultima.

Erdogan, in particolare, suo malgrado, potrebbe essere la causa diretta della diffusione della peste islamica, a causa dei confini porosi della Turchia con la Siria e l'Iraq e la presenza di una entità curda sempre in rivolta contro i regimi che si sono succeduti ad Ankara. Lì, le armi passano con estrema facilità, anche in considerazione dello stato di guerra permanente, oggi fortemente attenuato dai successi sul campo di russi e turchi. Ma, più la farsa dello Stato islamico troverà la sua completa dissoluzione, maggiore sarà il rischio che le armi(comprese quelle chimiche artigianali o sofisticate) arrivino qui da noi a chi intende usarle per annientare l'Occidente. Ho già analizzato i motivi che, malgrado tutto, ci rendono sostanzialmente immuni dai rischi di Bataclan e Reina, ma non certo da strumenti impropri di distruzione di massa come veicoli pesanti lanciati sulla folla. Questo perché esplosivi e armi da guerra debbono passare il robusto filtro di una nostra intelligence navigata ed esperta e per l'impenetrabile(anche se non citabile!) cordone sanitario opposto a traffici di armi e di esplosivi destinati a terroristi stranieri da parte delle mafie meridionali.

In Sicilia sono sbarcate parecchie centinaia di migliaia di persone, ma Amri ha dovuto compiere la sua strage a Berlino. Sarà molto interessante capire chi gli abbia procurato la pistola.

Avete mai pensato a quanto renda il traffico dei migranti e alla collaborazione tra le mafie delle due sponde del Mediterraneo? Volete che i negrieri libici non sappiano chi stanno imbarcando, soprattutto se foreing fighter o combattenti siriani dell'Isi, e non li segnalino ai loro corrispondenti siculi?

In grande sintesi: la luna da guardare è rappresentata innanzitutto dai canali clandestini attraverso i quali potrebbero transitare armi ed esplosivi. Per i lupi solitari, meglio registrare e monitorare con grande attenzione le teste calde che importiamo con i barconi e, soprattutto, prestare grandissima attenzione alle carceri dove queste ultime trovano la spinta dell'elastico per lanciarsi contro bersagli indifferenziati. Certo, in Italia passano legalmente i confini anche altre genti di religione musulmana, nomadi soprattutto. Ma, tranquilli: nessun capo della loro comunità potrebbe mai accettare di introdurre armi letali negli Stati ospiti. Questo grazie alla loro storica immunizzazione dai rischi di contaminazione del radicalismo islamico e, dal punto di vista pratico, una criminalizzazione collettiva e indiscriminata delle loro comunità sarebbe un prezzo troppo alto, per rischiare di fare favori agli assassini del Califfo.

Allora, "state sereni"?

No.

Ma nemmeno paranoici.

Nel mondo ci sono più di un miliardo di musulmani e solo un pugno di terroristi assassini, che uccidono in nome di Allah.