di Maurizio Guaitoli

scafistaMa, "questi"(i  nostri  illustri  commentatori), come e di "che cosa" parlano?

Prendo, a mo' di esempio, alcune dichiarazioni di eminenti  personalità politiche, a proposito di nuclei familiari, in fuga dalla guerra e dalle persecuzioni etnico- religiose, che arrivano poi (singolarmente, o in gruppo) alle frontiere italiane, sia via terra sia (oggi, più spesso) via mare, sui così detti barconi della speranza, privi di documenti di identità. A parte la necessità di fare, con cautela, ma con fermezza, la distinzione tra migranti economici e rifugiati in pectore, degni di questo nome, che fuggono persecuzioni e conflitti armati, resta il fatto che la traversata, spesso lunghissima, attraverso più Stati e continenti, ha un costo in denaro sempre molto elevato, da pagare ai nuovi negrieri.

Come fa, il profugo che fugge precipitosamente, a garantire ai trafficanti il pagamento di somme così ingenti?

Impensabile che li possa portare con sé, in contanti: basti leggere le drammatiche testimonianze dei moltissimi che, per arrivare qui da noi, per terra o per mare, hanno dovuto subire ogni sorta di soprusi, malversazioni, espropri di ogni tipo dei loro beni(denaro contante, oggetti di valore, etc.), che erano riusciti a portare con sé, nel lunghissimo calvario che li separava dalla salvezza. Oggi sappiamo che quei pagamenti ai trafficanti avvengono tramite circuiti internazionali di transfer-money. In altri termini, le famiglie – o chi per loro – singoli individui, etc., versano in anticipo al negriero una forte caparra, attraverso canali telematici. Ne consegue che, per chi lo voglia davvero, si può individuare facilmente un riferimento all'immigrato che si sta pagando il suo viaggio da clandestino. Mi sembrerebbe ovvio, infatti, pensare che beneficiario e intermediario siano perfettamente rintracciabili e identificabili, con accurate operazioni di intelligence.

Pertanto, volendo, alla fine, si potrebbe riuscire a dare un nome e cognome, praticamente a tutti i fuggiaschi. Soprattutto a quella assai consistente aliquota di migranti economici e avventurieri di ogni risma, che distruggono "a bella posta" i loro documenti di identità, prima di approdare al sicuro sulle nostre coste. Ricordo, a titolo di cronaca e a onor di verità, che se esplode l'Africa e tutto il Medio Oriente è in fiamme, la colpa è solo di noi occidentali che, di recente, ci siamo inventati il mito illuminista della esportazione della democrazia(che Dio ci aiuti!). Che, poi, è solo un riflesso narcisistico della nostra infinita presunzione e arroganza. Senza di noi, infatti, le società tribali dell'Africa e quelle clanistiche del mondo musulmano si sono rette sulle proprie gambe, per decine e decine di secoli, creando e rispettando un ambiente antropico, perfettamente armonico con quello naturale.

Detto questo, non mi sottraggo alla questione nodale che  formulerei,  diciamo così, "populisticamente", indicando i due estremi seguenti: "Accogliere tutti/Rifiutare tutti". Salomone sentenzierebbe: né l'uno, né l'altro. La legge del mare, antica di secoli, non lascia dubbi, in merito all'obbligo del salvataggio. Le persone che arrivano, però, vanno… passate al setaccio, per stabilire quale sia la loro effettiva condizione, se di profugo o altro. Mi pare che, così com'è, il sistema italiano(più garantista, certo) sia assai poco adatto e flessibile alle emergenze, connotato com'è da organi collegiali(le Commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale) che possono esaminare solo un numero molto limitato di istanze giornaliere.

Per di più a mio avviso, occorrerebbe trarre dall'imbarazzo l'Unhcr che, da controllore universale dei Governi, in materia di diritto d'asilo, si trova "controllata" da se stessa, facendo parte attiva, con diritto di voto, della Autorità statuale che ha il potere di decisione sul riconoscimento della protezione internazionale. Si pensi a quanto siano importanti, oggi, le questioni di sicurezza nazionale, legate allo sbarco degli immigrati da aree geografiche ad alto rischio. Per cui, ad es., i Servizi di intelligence, italiani ed esteri, potrebbero non volere rivelare informazioni delicate in loro possesso che, in realtà, dovrebbero essere acquisite al fascicolo del richiedente asilo, per una più accurata disamina delle sue dichiarazioni!

Tanto più che nessun Paese europeo prevede un simile coinvolgimento dell'Agenzia, nelle decisioni di prima istanza. Quindi, il mio suggerimento, per snellire e velocizzare il più rapidamente possibile l'esame delle domande di protezione, è quello di rivedere in profondità il nostro sistema dell'asilo, mutuando l'organizzazione di Paesi come Germania, Francia, Belgio e Inghilterra, in cui sono i singoli funzionari(all'interno di un ben determinato sistema di garanzie) a provvedere alla verifica dei requisiti e alle interviste.

In particolare, se ci si dovesse adeguare alla organizzazione dei Paesi europei di più solida tradizione, in materia di asilo, mi sembrerebbe interessante ipotizzare una seconda istanza amministrativa, tipo, un Consiglio Nazionale per l'Asilo, anche strutturata su base regionale e in sottocommissioni paritetiche, per l'esame dei ricorsi. In particolare, questo nuovo organismo nazionale, presieduto dal Capo Dipartimento competente per l'immigrazione, assumerebbe su di sé le attuali competenze di revoca/cessazione, oggi esercitate dalla Commissione Nazionale Asilo.

All'interno del proposto Consiglio Nazionale, l'Unhcr avrebbe un ruolo consultivo, rilasciando pareri motivati e vincolanti, in merito alle decisioni sui singoli casi.  Per  di  più, le decisioni adottate alla unanimità dal Consiglio stesso, formerebbero una sorta di giurisprudenza interna, che integrerebbe, dinamicamente, le linee-guida adottate, uniformemente, dai funzionari ministeriali.

Spetterebbe, poi, al Consiglio, formulare direttive periodiche, per l'adeguamento metodologico delle ricerche e delle informazioni sui Paesi di origine dei richiedenti asilo, nonché per la implementazione delle metodiche di verifica dei requisiti e di intervista(con particolare riferimento ai casi sensibili), sviluppate in ambito sovranazionale, e non solo europeo. Ricordandoci che le… Radici del Male(Daesh-Isi e i suoi alleati nel mondo) derivano, in massima parte, dal disastro dell'invasione dell'Iraq, contiamo almeno fino a cento, prima di parlare di… bombardamento!