di Maurizio Guaitoli

Lallocrazia: neologismo utile per designare politici e pseudo-esperti tuttologi che balbettano un linguaggio scientifico a loro del tutto estraneo.

Allora, meglio ricorrere all’abecedario, iniziando alla… rovescia, con la parola Zoonosi, disciplina che studia le malattie trasmesse all’uomo dagli animali selvatici, tipo pipistrello delle foreste, come l’attuale Coronavirus pandemico, ultimo nato che trova praterie sconfinate di contagio perché oggi l’Umanità non ha anticorpi e, quindi, nessuna pregressa copertura di gregge. Ma quello che sta strabiliando il resto del mondo è l’assistenza sanitaria pubblica del sistema-Italia. Ce ne eravamo dimenticati. Cioè, avevamo accettato tagli dolorosi al nostro welfare(più di 40miliardi di euro in dieci anni!) per il rispetto dei vincoli di bilancio imposti dai Trattati europei e, malgrado tutto, per ora siamo riusciti a curare i malati e a far fronte alle urgenze di rianimazione causate dal Coronavirus! Gli Italiani, tanto bistrattati dall’aneddotica internazionale, hanno resistito sulla linea del Piave con la loro zona rossa nazionale dando il tempo di schierarsi a tutte le altre armate sanitarie dei Paesi alleati, nell’irriconoscenza di questi ultimi! In questo lungo periodo di auto-quarantena dobbiamo fare anche noi un nostro personalissimo mea culpa come Nazione, ammettendo come il nostro Sistema Sanitario Nazionale(SSN) sia stato finanziariamente dissestato da una regionalizzazione che ha prodotto la mostruosa moltiplicazione dei centri di spesa, qualche migliaio, che hanno distrutto immense risorse pubbliche in corruzione, duplicazioni, assunzioni clientelari, nomine politiche a-meritocratiche di medici, primari, direttori amministrativi e sanitari, direttori generali e quant’altro.

Responsabili di questo sono tutti gli schieramenti politici, nessuno escluso, ricordando che Illuminati politici e tecnici della sinistra(Monti, Ciampi, Prodi,…) hanno firmato i Trattati capestro di Dublino, Maastricht, Moneta Unica e Fiscal Compact. Quest’ultimo ha comportato un netto depotenziamento del SSN dopo essere stato introdotto in Costituzione nel 2012 e alla chetichella (poiché passato a tempo record con la maggioranza qualificata dei due terzi, cosa che ha impedito il ricorso al referendum confermativo!), con la complicità di tutti i così detti Partiti dall’arco costituzionale. Infatti, noi, invece di ridurre la spesa pubblica imponendo una drastica dieta dimagrante al Moloch dello Stato burocratico, abbiamo preferito tagliare linearmente sui servizi sanitari di base, senza mai imporre a burocrati e dirigenti pubblici risparmi sistemici come quelli derivanti dalla rivoluzione digitale dello smart-working generalizzato che ci farebbe risparmiare decine di miliardi di euro/anno, garantendo tra l’altro sia obiettivi di risultato che l’assoluta trasparenza in remoto di procedure e procedimenti burocratici. Stiamo vedendo ora come l’emergenza da Coronavirus abbia fatto di necessità virtù: l’elefante riottoso della P.A è stato preso per le immense orecchie(sorde…) e costretto a ricorrere al lavoro a distanza. Cosa che ha contribuito a liberare strade e reti urbane di trasporto da consistenti flussi di traffico e inquinamento, salvando per di più in tal modo il contribuente dalla perdita di milioni di ore di lavoro per file agli sportelli! Il nostro Paese, dopo le uscite collettive liberatorie sui balconi, dovrebbe alla svelta memorizzare e ritenere acquisito irreversibilmente per sempre questo dato del cambiamento.

Parlando della pandemia, potremmo poi parafrasare una famosa marca di vini utilizzando lo slogan Test, Test, Test, ovvero, Quando il test ti salva la vita”, chiedendoci: “Sei stato… tamponato? No? E allora sarai, saremo privi di salvacondotto rispetto al contagio da Coronavirus”. Il Financial Times del 18 marzo(Experiment in Italian town to ‘test, test, test’ cuts new infections to zero) cita l’esperienza dei 3.300 abitanti di Vo’, in provincia di Venezia, dove è stato sperimentato sino in fondo il progetto dell’infettivologo Andrea Crisanti(che lavora presso l’Imperial College di Londra e si trova in congedo sabbatico presso l’Università di Padova) che prevedeva di testare, ovvero di… tamponare, a tappeto e più volte l’intera popolazione del piccolo comune, senza tenere conto se le persone esaminate manifestassero o meno i sintomi influenzali, in modo da ottenere così un “un quadro epidemico completo della diffusione del contagio”. I sintomatici e gli asintomatici positivi sono stati pertanto posti in stretta quarantena assieme a tutti i soggetti che avevano avuto contatti con loro. Morale della favola:” “siamo stati così in grado di contenere il contagio grazie al fatto che abbiamo identificato ed eliminato le infezioni sommerse isolandole tempestivamente. Ed è proprio questo a fare la differenza”, dichiara Grisanti. Anche sulla base del modello di Vo’, l’Oms, attraverso il suo Presidente portavoce, ha sollecitato tutti i Paesi colpiti dalla pandemia a procedere a… “Test, Test, Test” . A Vo’, mentre il primo round di test a tappeto ha portato all’emersione di un numero totale di contagiati pari al 3% della popolazione, nel secondo giro eseguito a soli dieci giorni di distanza il tasso di contagio era crollato allo 0,3%!

Appare chiaro, però, che un conto è condurre un simile esperimento all’interno di comunità ristretta e isolata(chi entra nel confine amministrativo del comune poi ci rimane fino a che non abbia terminato il periodo previsto di quarantena), un conto è coinvolgere nello screening molti milioni di persone. Però si può partire da comunità molto più consistenti, come Taiwan, Hong Kong e Singapore che hanno fatto tesoro per le future pandemie dei disastri provocati dal Coronavirus della SARS. All’epoca furono proprio le tre metropoli asiatiche a pagare il prezzo più elevato del contagio. La SARS, infatti, molto più letale del Covid-19, infettò 8.000 persone nel mondo e fece 774 morti di cui 299 nella sola Hong Kong! La popolazione colpita venne talmente scossa da quel flagello tanto da obbligare gli amministratori pubblici a predisporre misure drastiche preventive per il contenimento dei Coronavirus. Ecco perché l’Europa di oggi aggredita dal Covid-19 dovrebbe prenderli a modello come best practices visto che per le tre città-stato i numeri attuali del contagio sono risultati molto inferiori a quelli cinesi (e italiani, in particolare!), nonostante che il Covid-19 insorgesse proprio nel periodo più sfavorevole del Nuovo Anno Lunare, in coincidenza del quale molti milioni di persone rientrano nei luoghi di origine provocando imponenti flussi di spostamento, che rappresentano la più grande migrazione umana dell’anno. Tra l’altro, tutti e tre i loro territori sono strettamente interconnessi con la Cina continentale con voli diretti proprio a Wuhan, l’epicentro della pandemia. E malgrado tutto questo, Taiwan, Hong Kong e Singapore mostrano il maggiore numero di guarigioni che superano di gran lunga i casi attivi.

La chiave di questo successo?

La capacità di rispondere tempestivamente e in modo aggressivo alla diffusione del contagio. Taiwan, un’isola da 23milioni di abitanti, ha attivato immediatamente i controlli sanitari sulle persone provenienti da Wuhan, non appena il 20 gennaio è stata confermata la trasmissione da uomo a uomo del Covid-19. Pertanto, fin dal primo febbraio le tre Tigri asiatiche hanno agito proattivamente imponendo severi controlli ai passeggeri provenienti dalla Cina, contravvenendo (per loro fortuna!) all’avviso contrario dell’Oms che riteneva all’epoca “non necessarie le misure che limitino la circolazione delle persone”. Ovviamente, quelle precauzioni precoci hanno avuto un costo economico notevole per quanto riguarda il traffico aereo, dato che le tre megalopoli dipendono dai traffici commerciali e turistici con la Cina che è il loro principale partner economico mondiale. Taiwan, che dista appena 81miglia dal continente, prendendo a modello la sua organizzazione anti-SARS, ha istituito un comando centralizzato per l’epidemia, in modo da coordinare la risposta al Covid-19, attraverso una lista di 124 azioni programmate, inclusi: controlli alla frontiera; politiche per la scuola e il lavoro; piani di comunicazione pubblica e dotazioni straordinarie per gli ospedali. Loro hanno fatto esattamente il contrario di noi, evitando negli anni di procedere al taglio di letti e medici ospedalieri per risparmiare sulla spesa pubblica.

Singapore, per rilevare in modo molto precoce la diffusione dell’epidemia, ha deciso tempestivamente di procedere ai test influenzali monitorando i casi di polmonite e tracciando tutte le persone che avessero avuto contatti con gli infettati. Il procedimento di rilevazione, operante 24h al giorno, comprende interviste ai pazienti, il coinvolgimento delle forze dell’ordine, il volantinaggio capillare e sistematico, lo sviluppo di test per la ricerca di anticorpi che dà risultati positivi ancora prima che l’infezione si manifesti. Dal 13 marzo Singapore ha registrato 178 casi e zero decessi. Il Governo ha fatto pubblicare sulla prima pagina dei quotidiani nazionali avvisi ai lettori affinché si rivolgessero a un medico fin dai primi sintomi, astenendosi ad andare a scuola e al lavoro. E nessun singaporiano ha dovuto pagare di tasca propria: i tamponi sono gratuiti e i residenti infetti o positivi asintomatici sono curati gratuitamente negli ospedali dell’isola. Non solo: per alleggerire i costi economici che gravano su chi è costretto a rimanere in quarantena, il Governo ha garantito ai lavoratori autonomi un’indennità equivalente a 73dollari al giorno e il periodo di quarantena viene scomputato dal calcolo annuale delle ferie.

Allora, è chiaro perché l’Europa sta pagando il prezzo più alto al Coronavirus?

Sarebbe utile, quindi, parlare di Una Corea per l’Italia, apprendendo cioè da chi fa meglio per fronteggiare lo strapotere del microbo. I virus pandemici non sono né eventi normali né eccezionali. Costituiscono una variabile aleatoria, della quale però non conosciamo la distribuzione di probabilità. Sappiamo tuttavia che, a causa dei disastri causati dall’uomo con la deforestazione selvaggia e la promiscuità crescente tra specie selvatiche e società urbanizzate(i cinghiali o le volpi a Roma che vanno alla ricerca di rifiuti alimentari), producono virus che per le ragioni più disparate fanno il salto di specie, andando a ”colonizzare” le comunità biologiche più forti e numerose, come la nostra, completamente impreparata e dotata di un sistema immunitario che, per eccesso di difesa, auto-aggredisce i contagiati dal virus. Nulla ancora conosciamo della così detta influenza spagnola, che rimane negli annali come un mostro microscopico del tutto sconosciuto, visto che all’epoca erano distanti di un secolo a venire gli strumenti odierni dell’ingegneria genetica e del tracciamento genomico. Così, alla fine della Prima Guerra mondiale, quel piccolo involucro nucleare esplose in un contagio continentale assoluto prima di ricevere dopo alcuni anni l’agognato “semaforo rosso” dell’immunità di gregge, mietendo nel frattempo decine di milioni di vittime tra i maschi in età adulta, in particolare.

Esattamente a quanto accade oggi per un ospite microscopico del pipistrello venuto a curiosare tra le lacune immunitarie di un’umanità che ha praticato con scellerata indifferenza, a causa dei suoi traffici planetari, la strategia dell’estinzione delle altre specie, con l’abnorme proliferazione dei mostri urbani delle megalopoli che sono la causa della distruzione dell’ecosistema, aggredito da industrie altamente inquinanti e onnivore di energia “sporca”(petrolio, nucleare, carbone). Il Covid-19 dimostra di avere una sua “intelligenza” naturale: anziché fare come la SARS che aggrediva violentemente le sue vittime con una letalità molto elevata, lui, geniale, si intrufola silenzioso nei suoi ospiti umani facendo il finto morto, per essere in tal modo veicolato da un numero enorme di infettati asintomatici. Poi, con misteriosa, diabolica precisione innesca focolai con un burden molto elevato di carica virale, che agiscono come Cluster Bomb diffondendo per un raggio di km il loro potenziale infettivo.

E noi che cosa facciamo?

Procediamo in ordine sparso, con una buona dose di egoismo suicidario. Ogni Stato e Nazione fa da sé: in Europa come in America perché qui come Oltreoceano comandano i cacicchi locali dei Governatori, a seguito della decentralizzazione dell’assistenza sanitaria territoriale stabilita dal “federalismo”(serio in USA e Germania, molto meno affidabile qui in Italia!). La pandemia ha capovolto i pregiudizi preesistenti: il Sud(Meridione da noi, Africa e America Latina a livello planetario) giudicano “untori” gli europei e gli occidentali in genere(idem la Cina che da infettante rischia di divenire infettato con i contagi di ritorno!) e chiudono le proprie frontiere con un folgorante esempio di razzismo alla rovescia!

Ma vogliamo parlare dei prodotti farmaceutici e beni strumentali sanitari divenuti essenziali e introvabili (come tamponi, mascherine, respiratori, etc.) per fronteggiare le emergenze ospedaliere?

Le poche aziende produttrici che non hanno delocalizzato in Asia sono costrette a provvedere in primis alle esigenze del loro Stato di appartenenza, mentre tutti gli altri ricorrono all’economia di guerra riconvertendo fabbrichette e piccole aziende tessili sopravvissute alla globalizzazione, pur di avere una parte di quei beni sanitari d’emergenza. Ora è bene prendere atto che i Coronavirus sono i nostri nemici di oggi e saranno anche quelli di domani. Quindi, sarebbe meglio copiare per benchmarking i modelli di difesa e prevenzione delle “Tigri” asiatiche (Hong Kong, Taiwan, Singapore, Corea del Sud), creando un centro unico di comando sul tipo di una Agency di pianificazione centralizzata che stabilisca e processi, aggiornandoli, una serie di item e di azioni da adottare in caso di emergenza sanitaria. L’Agency deve poter disporre di tutti i dati sanitari dei cittadini in regime di ordinaria amministrazione e accumulare i necessari Big data sui loro spostamenti, non appena appaia nel mondo e nel nostro Paese un Coronavirus sconosciuto e infettante.

L’Agency va quindi dotata di poteri straordinari che scattino alla prima dichiarazione di contagio diffuso da Coronavirus a livello nazionale, provvedendo ad acquisti centralizzati e assunzione temporanea di personale medico e sanitario per fronteggiare le emergenze, in deroga a tutte le disposizioni vigenti. La sua punta di diamante tecnologicamente avanzata va individuata in un centro unico di ricerca permanente per il monitoraggio delle epidemie nel mondo, sufficientemente dotato di risorse umane qualificate e di finanziamenti pubblici e privati, cui competa la conduzione e l’arricchimento delle banche-dati genomiche dei virus esistenti da mettere poi a disposizione in open source, a beneficio di tutte le organizzazioni sanitarie mondiali. I Big data sugli spostamenti dei cittadini possono essere utilizzati già dall’inizio del contagio, emulando il modello di tracciamento digitale sudcoreano(App che interagiscono tra di loro quando le persone vengano a contatto), che consente, una volta rilevato il virus in un infettato asintomatico o manifesto, di rintracciare immediatamente i contatti da lui avuti, in modo da isolarli e confinarli in quarantena il più rapidamente possibile.

Basta lallazione!

Agiamo!