di Maurizio Guaitoli

“Z” dell’invasore come “L’orgia del potere” di Costa-Gravas, premio Oscar nel 1969?

Davvero il problema si limita al confronto impari Putin-Zelensky, o all’altro, più sistemico, altrettanto squilibrato tra Democrazie-Autocrazie, in cui le prime vantano il doppio delle testate nucleari di Russia, Cina e India sommate assieme, per non parlare del Pil complessivo dell’Occidente decine di volte superiore a quello russo, in particolare?

Il confronto è già vinto, se solo dovessimo tagliare i nostri rifornimenti energetici provenienti dai giacimenti siberiani (per anni a venire, infatti, la Russia non potrebbe fare lo… shift delle sue forniture energetiche attuali verso Cina e India!), mettendo contestualmente a Pechino, per effetto-sponda, le stesse sanzioni imposte oggi alla Russia. È chiaro che, in tal modo, porremmo fine sia a questa globalizzazione selvaggia, sia alle due grandi autocrazie che ci sfidano, perché i loro popoli non potrebbero mai reggere l’urto di una terribile povertà di ritorno, che li risospinga secoli addietro nella loro storia politico-economica.

Poi, che senso avrebbe concedere a Putin le stesse cose che la Russia chiedeva prima dell’invasione, come la neutralità dell’Ucraina e la sua adesione scritta a un trattato coattivo in cui Kiev si impegna a non entrare nella Nato e, con ogni probabilità, nell’Unione Europea?

Se i cannoni possono ancora piegare le Nazioni più deboli (alla faccia del diritto internazionale, tanto caro a questa parte del mondo che, però, si guarda bene dal difenderlo contro i veri prepotenti super armati), perché la tirannide dovrebbe fermarsi solo all’interno dei confini ucraini?

La buona regola dice, infatti, che gli aggressori feroci vanno fermati e definitivamente sconfitti, affinché non ci… riprovino più!

Che cosa potrebbe accadere un domani molto prossimo alla Finlandia e ai fragilissimi più prossimi vicini all’Orso zarista, se decidessero di ripararsi sotto l’ombrello della Nato, che a questo punto, avrebbe tutte le buone ragioni per collocare le sue migliori armi di offesa lungo i loro confini, a difesa dei nuovi arrivati?

Ma un’altra serissima questione riguarda l’ipocrisia di un Occidente (e gli Usa  di Joe Biden, in particolare) che parla di scontro globale tra mondo libero e quello degli autocrati, perché in realtà si resta folgorati quando un dittatore come Recep Erdogan viene da noi riconosciuto come un… “uomo di pace”! O quando si osservano i movimenti scomposti delle più grandi Nazioni democratiche, alla disperata ricerca di forniture energetiche alternative a quelle russe e da subito disponibili, per cui si inviano propri plenipotenziari da feroci dittatori del calibro Nicòlas Maduro, a capo di un Venezuela che abbonda di petrolio invenduto! Ovvero, quando si cerca disordinatamente di riavvicinare agli interessi dell’Occidente Emirati Arabi e Stati petroliferi del Golfo, ben noti per la loro “illiberalità” e la negazione di diritti di libertà fondamentali ai loro cittadini-sudditi. Infatti, per nostra sfortuna, le materie prime energetiche e minerarie, vitali per le nostre economie onnivore, si allocano un po’ dappertutto nel mondo in Stati autoritari o dittatoriali, tra i più beceri, retrivi e sanguinari tra quelli aderenti all’Onu (e chissà perché ci rimangono, tra i Paesi membri!).

Anche qui, aperta e chiusa parentesi: dov’è il pensiero unico della difesa dei diritti?

Perché le autorità religiose e le istituzioni internazionali, anziché ricorrere al facile atteggiamento pietistico sui migranti, non denunciano a gran voce che quelle povertà, quelle persecuzioni sono il frutto delle loro classi dirigenti, africane, mediorientali e amerindie che depredano continenti ricchissimi con la nostra complicità interessata?

Allora, in questo conflitto, qual è la Luna?

Soprattutto, che cosa si nasconde dietro il suo volto in ombra?

È sufficiente descriverla, questa anima selenica sconosciuta, con un fatto storico contemporaneo che non si espone ad alcuna ambiguità: la rinuncia al nucleare, sotto il regno di Angela Merkel, per far divenire la Germania (e con lei l’Europa!) totalmente dipendente da Mosca attraverso la realizzazione (completata!) dei gasdotti Nord Stream 1 e 2, che passano sotto il Mar Baltico, scavalcando Ucraina e Bielorussia per non incorrere in qualche loro capriccio geostrategico, che rischiasse di bloccare le relative forniture o imporre diritti di passaggio.

Questa linea di condotta è assolutamente identica a quella adottata da tutti i Paesi economicamente avanzati, che hanno visto prevalere imponenti movimenti green di un’ampiezza tale da imporre ai loro Governi lo smantellamento storico delle centrali a energia nucleare, obbligando così questo nostro mondo energivoro all’utilizzo esclusivo di fonti fossili che hanno provocato l’auto-tragedia del riscaldamento globale del pianeta e il pauroso inquinamento di terra, acqua e aria a causa degli idrocarburi.

Ma, in questo mezzo secolo chi si è enormemente arricchito vendendo e acquistando questa manna avvelenata?

Proprio gli Stati illiberali e le Major petrolifere(altri mostri generati dal capitalismo selvaggio!), soprattutto anglo-americane, che hanno ricevuto vantaggiose concessioni in tutto il mondo per l’estrazione di greggio e gas, conseguendo così redditi complessivi da capogiro per montagne di trilioni di dollari. E questa follia, considerato che il nucleare offre emissioni zero di CO2, la dice molto lunga su che cosa si agita nella faccia nascosta della Luna: cioè, La Verità! Verdi e tutta la panoplia di loro associati ideologici non sono mai scesi a milioni in tutte le piazze del mondo, per dire ai loro Governi ipernuclearizzati che volevano un serio e definitivo accordo per lo smantellamento di tutte le migliaia di testate nucleari e la dismissione-rottamazione delle flotte di navi e sommergibili a propulsione nucleare.

Se, invece di cercare scuse, il mondo libero decidesse, da subito, di finanziare con investimenti comuni centrali nucleari di ultima generazione(quelle, cioè, che si autoalimentano a circuito chiuso con le scorie che producono), allora sì che questa prospettiva farebbe non solo crollare immediatamente tutti i prezzi internazionali di gas e petrolio, ma creerebbe economie completamente alternative, dato che mini-centrali atomiche, sul modello di quelle utilizzate nei sommergibili, non solo sono realizzabili in tempi ristretti, ma possono provocare un riflesso estremamente positivo nelle economie-Paese.

Come?

Ad esempio, si potrebbe pensare di sostituire miliardi di metri cubi di quartieri degradati, ricostruendoli altrove, per poi posizionare in tutta sicurezza le nuove fonti energetiche autoctone, gemellabili con un consumo molto più moderato del territorio, per quanto riguarda lo sfruttamento delle energie rinnovabili. Tra quelle a venire, sarebbe bene sfruttare certe intuizioni del genio italiano (alcune start up ne hanno proposto prototipi interessanti) per utilizzare il moto perpetuo del movimento ondoso dei mari chiusi, da cui noi potremmo trarre il massimo del beneficio con i nostri migliaia di kilometri di costa.

“Z”, pertanto, non abita a casa di Vladimir Putin, ma nei forzieri delle principali banche occidentali e all’interno di tutte quelle centrali di potere che, per vari decenni, hanno mobilitato in modo strumentale folle plaudenti e scatenate per impedire all’energia nucleare di azzerare i loro immensi interessi politico-economici.

Quante tonnellate di carbone o di petrolio va energeticamente a sostituisce una sola barra di uranio?

Poi, invece di lanciare velleitarie navette per il trasporto a pagamento di ricchissimi privati cittadini, sarebbe bene studiare la fattibilità (che, a occhio, esiste) di utilizzare vettori spaziali a lunga gittata per trasportare le scorie nucleari ineliminabili verso la parte centrale del nostro Sole, che saprebbe benissimo renderle inoffensive per l’eternità. Insomma, anche senza il gas di Putin ce la possiamo fare!

Ma, che cosa c’è dietro il conflitto russo-ucraino?

Il (i) Deep State e la Seconda Guerra Fredda.

Per cui sarà opportuno aprire il secondo capitolo di fantapolitica: invadendo l’Ucraina, Vladimir Putin è caduto nella trappola preparata per lui dal Deep State statunitense?

Davvero qualcuno pensa che sarebbe stato meglio se il Donbass fosse stato riconosciuto indipendente per evitare, nell’ordine, guerra, crisi energetica ed eccidi di civili innocenti?

Una falsa convinzione, evidentemente, dato che anche con l’indipendenza del Donbass restava l’assoluta autonomia di Kiev a scegliere, in quanto Paese libero e democratico, le sue alleanze militari e civili(Nato; Ue). E l’autonomia/indipendenza del Donbass non avrebbe alterato di una virgola l’enunciato del problema.

Ma, che cosa è cambiato in Occidente?

È nata la Grande Germania post-merkeliana!

In passato, con l’accordo implicito (ma anche esplicito, a volte) degli Usa, Angela Merkel ha potuto svolgere per più di quindici anni il ruolo di interfaccia tra l’America e la Russia di Putin. Rimossa l’ex Cancelliera tedesca, ecco che i due contendenti si trovano messi l’uno contro l’altro, anche se il russo tenta di farsi scudo con il corpo di Xi Jinping. Germania con le mani libere, quindi, e Putin versus Biden, ma con uno status enormemente inferiore del primo nei confronti del secondo. Infatti, allo Zar non rimangono che le armi del ricatto energetico/nucleare per terrorizzare una Europa tremebonda (ma non la Nato e l’America!), indecisa a tutto. Va detto che, oggi, senza l’avallo degli Usa, la Germania non avrebbe mai potuto decidere autonomamente per il proprio riarmo, dato che Paesi come la Polonia non guardano a Berlino per la loro protezione, ma a Washington, più lontana ma molto più sicura, dato che Russia e Germania sono entrate per secoli in competizione tra di loro per spartirsi la Nazione polacca.

Putin sa benissimo che l’Ue è un salotto di comari per quanto riguarda caratteristiche negative fondamentali che ne costituiscono il.. difetto di fabbrica, annidato nei suoi Trattati cervellotici, zeppi di clausole che impediscono il passaggio rapido ad azioni e decisioni immediatamente operative. L’unitarietà del comando è solo un sogno lontano, quando invece oggi servirebbe per la Ue una strutturazione politico-decisionale da iperpotenza dotata di una iperleadership, come Cina, Russia, e Usa. Invece, accade l’esatto opposto: decisioni per cui si renderebbero necessari tempi rapidi, sono rallentate dalla esigenza di ricorrere a estenuanti e barocche mediazioni, adottate per di più con il criterio antistorico della unanimità, tranne in rari casi stabiliti per legge. In questo contesto, la produzione legislativa e para-legislativa è devoluta a una serie di strumenti, che vanno dai Regolamenti alle Direttive e a un paniere complesso di atti intermedi, affidati a organi esecutivi e decisionali, in cui gli aspetti politici e amministrativi sono ora rigidamente separati, ora del tutto confusi tra di loro. Infatti, tutti i poteri di indirizzo politico e di riforma dei Trattati sono di esclusiva giurisdizione del Consiglio Europeo dei Capi di Stato e di Governo, che decidono di regola all’unanimità; mentre l’intera parte normativa applicativa e secondaria (per modo di dire!) è affidata a una serie di organismi politico-burocratici pletorici e ipertrofici, come la Commissione Europea e i Consigli dei Ministri della Ue.

Poi, c’è un Parlamento della Ue co-legiferante con la Commissione che rappresenta un altro monstrum della insipienza politica di Bruxelles, visto che non esiste un Governo comune! Della disunità organizzata di questa trista Europa fanno poi integralmente parte le assenze suicidarie di politiche comuni di bilancio, fiscalità, difesa e politica estera, rendendo così la Ue quella che è da sempre: un nano politico.

E altrove, come funziona?

Prendiamo Washington, dove da sempre comanda il Deep State. Per comprenderne l’intima e sofisticata essenza, è sufficiente un esempio tra tutti: la durata dell’interregno del deus ex machina Edgar Hoover, il più longevo Direttore dell’Fbi, che si è fatto vari mandati all’ombra di almeno tre Presidenti Usa. La stessa cosa la si ricava dall’analisi delle guerre americane degli anni ‘90 e del primo decennio del XX sec., a proposito del Nation Building e dell’Esportazione della Democrazia. L’America, soprattutto lei, aveva un bisogno disperato di sostituire il nemico planetario perduto(l’ex Urss) con qualcosa di altrettanto solido. Dopo l’11 settembre 2001, uno dei migliori candidati sembrava essere il Terrorismo islamico, solo che quest’ultimo, pur avendo una destabilizzante, grandissima portata ideologica antioccidentale, non aveva nulla di planetario, essendo militarmente confinato in aree molto ristrette del Medio Oriente, e pertanto non poteva di certo surrogare il ruolo dell’ex Urss.

Così, nell’ottica del Deep State, si è un po’ troppo lasciato dilatare il fenomeno dell’Isis, noncuranti delle sue stragi genocidiarie, per poi fare un esperimento in corpore vili su quanto fosse facile la sua eradicazione totale come abbozzo di Stato islamico. A questo punto, con la devastazione globale prodotta dalla pandemia e dagli enormi rischi associati dalla estensione planetaria delle catene di valore (ad esempio, i principi attivi degli antibiotici sono di fatto un… monopolio della Cina!), il Deep State ha chiarito a se stesso “Chi” sarebbe davvero stato il migliore candidato per divenire il nemico planetario irriducibile dell’Occidente, individuandolo correttamente nel blocco Cina+Russia(+ India+Sud America, eventualmente). Strumentalmente, in venti anni si è lasciata ampia libertà economica a Pechino, per farne una immensa isola di sfruttamento di manodopera a buon mercato, ai fini degli interessi del capitalismo americano. E, forse, anche l’inerzia apparente sul suo massivo riarmo si colloca in questa linea di supplenza ideologica, in sostituzione dello sconfitto comunismo sovietico.

Alla Cina si è poi lasciato associare come avversario geostrategico la Russia di Putin: dopo che l’America aveva girato la testa dall’altra parte per Cecenia, Georgia, Siria, Libia, Donbass e Crimea, Mosca è stata presa in trappola dal Deep State, facendole credere che anche l’Ucraina sarebbe andata di pari passo, mentre invece la Cia preparava il trappolone del riarmo militare di Kiev, facendo la danza della pioggia perché Putin decidesse pro-invasione. Come si vede, il calcolo è stato precisissimo: non ne uscirà vivo lo Zar dalla caduta di immagine e dalle enormi perdite militari che fin da ora e fino a chissà quando sarà costretto a subire. E qui il colpo da maestro del Deep State è stato quello di sostenere e formare in tutti i modi l’esercito e la resistenza ucraini, determinatissimi a difendere l’unità territoriale del proprio Paese, costi quel che costi in termini di vite umane. Nel calcolo di depotenziamento del nemico russo, è previsto che la guerra di Putin e la resilienza militare ucraina possano durare anni, grazie alle armi modernissime che vengono e verranno fornite dagli americani al Governo di Kiev. Putin si è fatto fregare, quindi, versando un mare di sangue innocente, sacrificato al suo delirio di onnipotenza, e procurando all’Ucraina distruzioni talmente enormi che nessuno le dimenticherà per un secolo a venire!

Lo Stato russo, grazie al combinato-disposto di sanzioni ed emorragia di riserve monetarie per tenere in piedi la sua folle guerra di invasione, va rapidissimamente incontro alle conseguenze attese dal Deep State: il default e i moti sociali di rivolta verso il regime, a causa della paurosa scarsità di panem et circenses che caratterizzerà di qui ai prossimi anni la società russa e, soprattutto, la campagna profonda che vota in massa per Putin.

Ma, analizzata dal Deep State, anche la Cina è un gigante di argilla.

Lo si è visto con il siero antivirale Covid. Se un giorno si dovesse imporle le stesse sanzioni che oggi applichiamo a Putin, il tasso di crescita del suo Pil scenderebbe sottozero, facendo sprofondare centinaia di milioni di cinesi nella povertà precedente alle riforme economiche di Deng.

Morale?

Il Deep State sta garantendo da un secolo che l’America resterà sempre la più forte di tutte le altre Nazioni al mondo.

Per colpa nostra, certo…