di Maurizio Guaitoli

Come diceva, Totò?

“Ragionie', ragionammo”.

Rispondo ad Antonio Corona e Andrea Cantadori.

Ne approfitto qui per ringraziare l’ideatore de il commento per il grande coraggio da sempre dimostrato nel pubblicare integralmente i miei contributi. Immagino che, se potessero, non pochi di quelli che contano fuori e dentro la politica mi toglierebbero volentieri la pensione per osare così tanto!

Primo punto, ora: sempre più giovani per governare una moderna democrazia occidentale?

Io la penso così: la scalettatura dell’età e il rapporto costi-risultati in termini di esperienza va misurato con il metodo incontrovertibile della Storia.

I Giovani, Alessandro Magno e Mozart in testa a tutti, non sono misurabili anagraficamente, ma esclusivamente in base al genio. Che esplode come una supernova in giovanissima età. Tutto il resto, a mio avviso, è una falsissima teoria: giovane in politica non vuol dire un bel nulla e non garantisce un bel nulla. Mai, dico mai, un genio o un grande talento è stato riconosciuto come un politico di razza. Perché a un genio non interessa sperimentarsi con la politica, soprattutto con quella di stampo clientelare e a-meritocratico in voga dalle nostre parti!

Morale della favola: il teorema di Cazzullo sulla generazione saltata è falso.

Dimostrazione pratica: l'internetmania e la connessione perpetua(=disconnessione permanente da una realtà sgradita) delle ultime generazioni ha condotto a un crollo verticale delle loro conoscenze linguistiche e scientifiche. L’impatto devastante è proprio sull’occupazione giovanile. Ma c’è una ragione fondamentale che a tutti sembra sfuggire, tranne ai marpioni che tacciono alla grande: il sistema educativo italiano, dominato dai rituali (scellerati) del politicamente corretto, si regge sull’idiosincrasia e il disprezzo del capitale, della libera impresa e del… padrone. Per cui, da 60anni, le varie generazioni hanno continuato a pensare senza alcun salto anagrafico al mito del posto fisso, soprattutto pubblico. Ergo: scuola e università italiane da decenni non hanno educato decine di milioni di giovani al gusto della libera impresa, della presa in carico del rischio e della… responsabilità individuali!

Quindi, le facoltà non scientifiche da sempre super-affollate sono ricche di nomi di fantasia nella titolazione dei relativi corsi di laurea che servono, soprattutto, a dare posti di lavoro a chi opera all’interno dei sistemi formativi(baroni, associati, assistenti e ricercatori), infischiandosene se poi di quelle finte professionalità il mercato vero delle imprese e del lavoro non sa che farsene! Tanto, tutto va a gravare prima o poi sul sistema assistenziale pubblico, a danno dell’Inps, del Pil e, soprattutto, dei giovani stessi che non sanno più mettersi in gioco e fare la vera rivoluzione che conta: quella del totale rafforzamento del sistema cooperativistico in tutti quei rami di attività che competono sui mercati internazionali. Ripeto: i Di Maio, i Di Battista, etc. sono tutti non occupati e precari che hanno trovato la manna riciclandosi senza alcun merito in politica.

Perché non facciamo le primarie nazionali aperte, sancite da legge dello Stato, all’americana, con molti milioni di votanti, per stabilire chi debba essere il candidato premier, al contrario delle buffonate sulle parlamentarie e sciocchezze simili?

Macron e Sebastian Kurz sono giovanissimi, è vero.

Ma ambedue vantano incarichi ministeriali pregressi di titolari di dicastero: tutto al contrario dei nostri (poveri) stellini!

Una mia notazione sul brillante intervento di Andrea Cantadori, ora.

Non scherziamo sul degrado terribile del Sud d’Italia e, almeno noi prefettizi, proviamo a dire gatto a un gatto, per cortesia. Andrea legge le statistiche ufficiali, che non dicono nulla della verità fondamentale meridionale: il loro Pil vero, quello proveniente dalle attività criminali mafiose distribuite in tutto il mondo è enormemente superiore a quello di qualsiasi altro Paese occidentale! Basta compulsare i vari osservatori mondiali in merito. Ciò significa che, se quei capitali mafiosi che, comunque entrano per endovena nei flussi finanziari mondiali completamente candeggiati, tornassero a casa, in Sicilia, Calabria e Puglia, farebbero di quella Macroregione mafiosa il polmone dell'economia mondiale.

 

Visto che siamo in tema, vi trascrivo una versione rivista e aggiornata del mio articolo del 1993, La Sicilia come Panama, che irritò a tal punto i vertici ministeriali preposti agli apparati di sicurezza  di allora da stroncarmi per sempre la carriera.

Recentemente(siamo dieci anni più tardi, nel 2013) ho rielaborato quelle stesse tematiche per un quotidiano nazionale titolandolo: La Trattativa e i suoi massimi sistemi. Eccolo in stralcio.

 

Chi sta confondendo lo Stato con l’Antistato? Venti anni fa esatti, se ben ricordo, qualcuno(che, completamente innocente, si vide la carriera stroncata per quella sua congettura, dopo averla resa pubblica in alcuni editoriali e saggi) propose uno scenario inquietante, che faceva da sfondo all’omicidio di Salvo Lima. In sintesi, l’ipotesi fu questa: a partire dal 1992, la combinazione di forze tra la spinta secessionistica della Lega Nord, coniugata allo stragismo di stampo mafioso, rappresentò un mostruoso meccanismo di trazione, applicato alle estremità dello Stivale. Quella dinamica, se protratta a lungo, avrebbe portato all’inevitabile, tragica rottura dell’unità nazionale. Ricostruiamo asetticamente i geo-equilibri dell’epoca, per capire meglio il ragionamento dell’autore. Il mondo bipolare del post-1992 era esploso, semplicemente, a seguito del disfacimento dell'Urss, nel 1991. Dall’interno, Mani Pulite, con le sue inchieste e le devastanti esondazioni di avvisi di garanzia, stava letteralmente demolendo e destrutturando, progressivamente, i grandi Partiti-chiesa, Dc e Pci, e il loro principale anello di congiunzione, il Psi di Craxi. Nel contempo, venivano sottoscritti dall’Italia accordi e Trattati-capestro, per la creazione della Moneta Unica europea, che avrebbero sepolto per sempre il regime della spesa allegra nostrana e, quindi, fatto automaticamente crollare l’immensa impalcatura del sistema clientelare di allora(soprattutto nel Sud!), fondato sulle tangenti e sugli immensi sperperi della Cassa del Mezzogiorno.

Questo, sostanzialmente, voleva dire due cose: a Nord una classe imprenditrice e industriale si sentiva legittimata a rivendicare piena autonomia statuale ed economica, per beneficiare autarchicamente del reddito prodotto nei distretti industriali padani, piemontesi e lombardo-veneti, senza doversi più svenare, per mantenere un Sud arretrato e una classe politica nazionale, inetta e corrotta. A Sud, invece, la fine della logica di contrapposizione planetaria tra i due blocchi Est/Ovest(Patto Atlantico/Patto di Varsavia) faceva venire meno l’esigenza di mantenere in piedi una rete atlantica di protezione(ricordate le rivelazioni di Andreotti sulla Gladio?), di cui la Sicilia, in particolare, rappresentava (fisicamente!) la più grande piattaforma operativa, per attacchi preventivi e difensivi nei confronti di un Medio Oriente, fino ad allora monopolio dell’influenza sovietica, fatta eccezione per il baluardo filo-occidentale di Israele. Niente di strano, quindi, che all'interno della Cupola, dominata dai Corleonesi e dai loro alleati mafiosi americani, si sia potuto ragionare in merito a una strategia di rivendicazione di una piena autonomia statuale, per la Sicilia(attuata attraverso un vero e proprio attacco militare ai simboli politico-istituzionali della Repubblica italiana), che l'avrebbe resa, in caso di successo, simile a una Panama del Mediterraneo.

Da un lato, infatti, a Palermo, capitale del nuovo Stato autonomo, sarebbero confluiti gli immensi capitali illeciti delle narcomafie, ripuliti e rimessi in circolo per il mondo, grazie a una nuovissima finanza siciliana di tipo off-shore. Dall’altro, addirittura, lo stato autonomo di Sicilia avrebbe potuto guadagnare moltissimo, economicamente(come centro del traffico merci internazionale) e politicamente, della sua posizione geostrategica, avvantaggiandosi della connotazione fisica di "portaerei" sul Mediterraneo, assolutamente indispensabile per l’Europa e per l’Occidente, senza più dover riversare un solo cent. di tasse allo Stato italiano. Vi chiederete: da dove origina la strategia di questo "Grande Vecchio" planetario, versione di comodo e romanzata, per coprire ben altri, imbarazzanti contenuti reali? Vi sembrerà strano, ma tutto(nella congettura del citato autore, che precisò i contenuti del suo ragionamento in un successivo saggio breve, una sorta di sintesi romanzata…) deriva dall'oltraggio di Sigonella, che causò (“durante” la Guerra Fredda!) una sorta di rottura sotterranea della ferrea logica del Patto Atlantico. Allora, Craxi era Presidente del Consiglio e Giulio Andreotti il suo navigato Ministro degli Esteri, notoriamente filo-mediorientale.

Poiché la vendetta è un piatto che si consuma freddo, all’inizio degli anni ‘90, un terremoto sotterraneo, originato all’esterno dei confini italiani, scatenò tutta la sua sconfinata energia distruttiva, facendo pagare assai caro l’affronto di Sigonella, sia alla Dc, sia al Psi, già pesantemente delegittimato, in precedenza, a seguito della divulgazione degli elenchi della P2, alla quale risultarono iscritti molti suoi autorevoli esponenti(come ebbe a rivelare l'inchiesta condotta dai futuri Pm di Mani Pulite, Gheradro Colombo e Giuliano Turone!). Tant’è vero che Craxi morirà, ingloriosamente, in esilio, e Andreotti si troverà accusato, nei processi di Palermo, di aver favorito la mafia! Quindi, tutto si tiene, in fondo: gli assassinii di Lima, Falcone e Borsellino dovevano servire a disarticolare uno Stato che non c’era più, a seguito della fine della Guerra Fredda. Nel senso che, in questo caso, i mafiosi avevano l’assoluta esigenza di riposizionare i loro immensi interessi, politici ed economici, o contrattando con il potere politico di allora, incerto e timoroso, il riconoscimento di una piena autonomia statuale alla Regione Sicilia, ovvero obbligandolo alla sottoscrizione di un nuovo, solenne patto politico, che ricostituisse e sostituisse le vecchie collusioni politico-mafiose, ormai rese inservibili dai nuovi equilibri planetari e dall’affermarsi della giurisdizione sovranazionale dell’economia e della moneta, a seguito della entrata in vigore dei nuovi Trattati europei.

Personalmente, non credo proprio che i responsabili politici dell’epoca si siano veramente resi conto di quanto stesse accadendo accanto a loro, dal punto di vista ‘sistemico’, anche se risulta che i massimi vertici della sicurezza avessero maturato qualche sospetto in proposito, grazie – in particolare – alle rivelazioni di alcuni pentiti di mafia. (…)”.